Spider-Man: Across the Spider-Verse

Spider-Man: Across the Spider-Verse

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Esiste un prima e un dopo Into the Spider-Verse: quel film ha lasciato un segno profondo, rendendo per la prima volta accessibile il concetto di multiverso al grande pubblico e rivoluzionando il mondo dell’animazione con uno stile unico. Oggi tutti sanno cosa si intende per multiverso, specialmente dopo il clamore di Everything Everywhere All at Once che l’ha svincolato dal territorio supereroistico, e molti studi d’animazione hanno seguito l’esempio di Sony Pictures Animation dal lato tecnico. Nessuno però è mai davvero riuscito ad eguagliare il livello di quel film e ora, come se non bastasse, l’asticella viene piazzata ancora un po’ più in alto dal sequel Across the Spider-Verse.

Se prima il Ragnoverso ci era stato introdotto grazie a una manciata di personaggi giunti da altri mondi in quello di Miles Morales, ora tocca a lui viaggiarvi attraverso, e questo espande enormemente la visuale creando nuove opportunità. Infatti abbiamo modo di osservare altri mondi dagli stili differenti e un’infinità di altre Spider-Persone (e Spider-Animali), che compongono un multiverso dalla struttura stupefacente ma anche molto delicata, proprio come la tela di un ragno. Su questa veglia Miguel O’Hara, lo Spider-Man 2099 già anticipato nell’esilarante scena post-credits di Into the Spider-Verse, ora all’inseguimento di un bizzarro villain che si fa chiamare La Macchia, che con il potere di creare portali ne minaccia seriamente l’equilibrio. Il villain inizialmente è sfuggito a Miles, e forse è per questo che O’Hara sembra sempre così ostile nei confronti del ragazzo… o c’è una motivazione più profonda?

across the spider-verse multiverso

Ciò che colpisce di più di questo Across the Spider-Verse è senz’altro l’aspetto tecnico, che riesce incredibilmente a migliorare quanto fatto in Into the Spider-Verse premendo fino in fondo l’acceleratore sulla voglia di sperimentare. Il risultato è un’esplosione fuori scala di creatività, in cui lo stile fumettoso del film precedente si alterna e mescola ad altri stili che vanno dal disegno rinascimentale alla stop-motion pura. Ancora una volta c’è da ammirare il coraggio degli animatori nel non voler rimanere inquadrati in degli schemi sicuri, ma romperli tutti e addirittura farlo senza sfociare nel caos. A tutto questo si aggiungono degli efficaci effetti di glitch per rappresentare le anomalie nel multiverso, e soprattutto delle ricercate soluzioni visive atte appositamente ad accompagnare la narrazione, ad esempio enfatizzando determinate emozioni.

La regia a cura di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson poi contribuisce a regalarci nuove scene iconiche, come quella di Gwen e Miles che si ritrovano a conversare a testa in giù in cima alla Williamsburgh Savings Bank Tower di Brooklyn, il giga-meme con l’intera “Spider-Society” che si punta il dito a vicenda, e scene d’azione fenomenali a partire da quella iniziale. Tra combattimenti e inseguimenti, animatori e registi sono riusciti a trarre il meglio dai poteri di tutte le Spider-Persone con le loro peculiarità che le rendono diverse le une dalle altre, ma anche della Macchia, i cui portali aggiungono un elemento di novità e si prestano persino a una comicità slapstick. A tal proposito, ci tengo a sottolineare quanto sia sorprendente la caratterizzazione (specialmente visiva) di questo villain, che man mano che diventa potente passa dall’essere un goffo malvivente a un vero e proprio mostro.

across the spider-verse la macchia

Il focus della trama rimane per la maggiore su Miles, ma viene dato più spazio anche all’approfondimento di Gwen, tant’è che la parte introduttiva del film è tutta dedicata alla sua backstory e ai motivi che la porteranno a intraprendere questa nuova avventura. È interessante poi vedere come viene portato avanti il rapporto tra i due, perché c’è chiaramente del sentimento, che però non si traduce mai in un sentimentalismo spicciolo, bensì prende in considerazione tutte le complicazioni del caso.

Le tematiche più intriganti che vengono messe sul campo, tuttavia, sono per l’appunto quelle che riguardano da vicino Miles, tra le quali si possono individuare la solitudine, la sindrome dell’impostore, ma anche il libero arbitrio e l’autodeterminazione: “Tutti non fanno altro che dirmi come dovrebbe andare la mia storia“. Quest’ultime si estendono inoltre a una riflessione in generale sul personaggio di Spider-Man e all’importanza nel suo percorso da eroe (e personale) di eventi canonici inevitabili come la morte di una persona cara. “Canone” è una parola che viene spesso ripetuta nel film e che sta evidentemente stretta agli sceneggiatori Phil Lord, Christopher Miller e Dave Callaham, intenzionati da quel che sembra a rompere anche le barriere narrative oltre quelle visive.

In tal senso viene affidato un ruolo importante all’anarchico Hobie Brown, ovvero Spider-Punk, tra l’altro animato con uno stile fantastico ispirato agli album dei Sex Pistols, che lo fa sembrare un collage in movimento. Tra i nuovi personaggi introdotti da Across the Spider-Verse lui è uno dei più interessanti assieme allo Spider-Man indiano Pavitr Prabhakar, dalle movenze spettacolari e dei polsini che usa come i diabolo dei giocolieri, e naturalmente Miguel O’Hara. Da Into the Spider-Verse invece ritroviamo (oltre la già citata Gwen) Peter B. Parker, che dopo l’incontro con Miles ha ritrovato la forza per rimettere in sesto la propria vita ed è diventato papà. Il resto delle innumerevoli Spider-Persone rimane giustamente di contorno e si presta a numerose citazioni ed easter egg, che comunque sono disseminati in maniera più o meno evidente per tutto il film, e sono certo che alcuni vi faranno persino sussultare.

across the spider-verse gwen e miles

Sebbene di carne al fuoco ce ne sia tanta, al momento è difficile esprimere un giudizio definitivo sulla trama, perché siamo a tutti gli effetti davanti a una prima parte che termina con un cliffhanger enorme, forse la pecca maggiore del film dal momento che dopo 2 ore e un quarto di visione si rimane con un amaro retrogusto di incompletezza. Anche se il prossimo capitolo è stato rinominato Beyond the Spider-Verse, quindi, in sostanza non è cambiato nulla dall’annuncio iniziale per il quale i due sequel dovevano essere Across the Spider-Verse Parte 1 e Parte 2, ed è anche il motivo per cui una volta tanto non ci sono scene post-credits: il terzo film dovrà letteralmente riprendere da dove è stato interrotto questo.

A quanto già detto sui personaggi e le tematiche, posso solo aggiungere che fin qui ci sono un paio di bei colpi di scena, e che ho adorato l’ironia sempre fine del film, con battute alle volte anche sorprendentemente affilate. Peccato solo per una certa prolissità in alcuni punti e qualche dettaglio che potrà far storcere il naso agli spettatori più pignoli (come Peter B. Parker in vestaglia e ciabatte senza una ragione particolare, dal momento che stavolta non è stato prelevato a forza dal suo universo), ma che personalmente ho trovato più che trascurabile.

across the spider-verse spider-punk

Spider-Man: Across the Spider-Verse è un film che si regge principalmente sulla bellezza dei personaggi e del comparto visivo, ma che riesce a coinvolgere anche narrativamente proponendo una storia dai buoni risvolti e con numerose tematiche interessanti da sviscerare, la cui unica pecca rilevante è quella di interrompersi sul più bello. Nell’attesa di Beyond the Spider-Verse, in uscita l’anno prossimo, il Ragnoverso di Sony Pictures Animation si riconferma comunque un benchmark per l’intero settore dell’animazione, e dimostra ancora una volta che portare sullo schermo un multiverso fatto a regola d’arte e non basato unicamente sul fanservice è possibile.




RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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