Hi-Fi RUSH, il sogno videoludico di ogni musicista (PC)

hi-fi rush recensione

Voto:

Nell’industria videoludica c’è ancora spazio per i sogni. Sogni variopinti, divertenti e spensierati che all’utenza nata alla fine degli anni Novanta ricordano vividamente i pomeriggi passati davanti alla TV, in compagnia dei cartoni animati trasmessi sul buon vecchio Jetix. Questo e molto altro è Hi-Fi RUSH, un progetto coraggioso, sostenuto a livello produttivo dalla sapiente Bethesda e sviluppato dalle menti del talentuoso studio nipponico Tango Gameworks (The Evil Within, Ghostwire: Tokyo).

Per questa piccola follia è stata compiuta una scelta di marketing sempre più rara di questi tempi: lo shadowdropping. Il gioco è stato infatti lanciato improvvisamente sul mercato il 25 gennaio, subito dopo l’ultimo Developer_Direct di Xbox. Questa pubblicazione a sorpresa ha furbamente impedito che si costruissero aspettative errate o hype eccessivo che avrebbero potuto rovinare l’esperienza per alcuni giocatori. Il prezzo accessibile di 30 euro e il suo approdo sul Game Pass di Xbox hanno poi dato lo slancio finale a questo titolo, permettendogli di fare subito breccia nel cuore degli utenti. Inutile dire che il ragazzino che è in me ha preso parte volentieri al forte entusiasmo e non è rimasto deluso.

hi-fi rush salto

Si sa, spesso la semplicità è la chiave del successo, e questo il game director e sceneggiatore John Johanas lo sa bene. La trama è difatti tanto elementare quanto coinvolgente: Chai è un ragazzo scansafatiche e sfacciato che aspira a diventare una famosa rockstar. Il suo braccio destro va operato e quindi il giovane si rivolge alla Vandelay Corporation, un’azienda che sta portando avanti il controverso Progetto Armstrong, un piano per perfezionare l’uomo attraverso impianti cibernetici. Un incidente cambia definitivamente la vita del protagonista: il suo lettore MP3 finisce per errore nella macchina che dovrebbe sostituirgli il braccio e si fonde al suo petto, donandogli così la capacità di muovere a tempo di musica la nuova protesi insieme al resto corpo. Questa trasformazione imprevista lo rende un difetto da eliminare agli occhi della corporazione, inoltre quest’ultima sta conducendo sottobanco un misterioso piano secondario chiamato Spectra. Compreso il pericolo, il nostro eroe decide di sfidare apertamente la ditta per distruggerla dall’interno, sconfiggendo tutti i responsabili dei vari reparti: Rekka, Zanzo, Korsica, Mimosa e Roquefort, tutti coordinati dal dispotico Kale.

La narrazione è un mix adrenalinico che riporta alla mente film come Baby Driver e Scott Pilgrim vs. the World di Edgar Wright, regista che sicuramente realizzerebbe una perfetta trasposizione di ciò che si vede a schermo. Non a caso, il racconto è pieno di autoironia ed elementi metavideoludici nonché citazioni ad altri media come manga, fumetti e i già citati film (tra cui spiccano Evangelion e le opere di David Lynch). Si tratta insomma di una parodia di capisaldi del genere stylish action come Devil May Cry e Bayonetta, con critiche al capitalismo e all’alienante modello di produzione fordista/taylorista che si affiancano a stilettate più o meno volute alle pratiche controverse di noti colossi. Il ritmo generale è sempre crescente e culmina poco prima del finale con un eccitante frangente musicale che è possibile sintetizzare con “random bullshit, go!”. Il finale stesso è davvero emozionante nel suo aderire perfettamente ai canoni classici e rodati di un anime shonen. Tutto viene coronato egregiamente dai brani su licenza della colonna sonora, componente a cui a breve verrà dedicata una corposa analisi.

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Non mancano poi comprimari di rilievo ad affiancare Chai, che già di per sé risulta immediatamente simpatico e carismatico grazie al suo temperamento da completo idiota, alle battute fuori luogo che lancia in ogni occasione e alle gag slapstick che lo vedono vittima. Lui e il suo team di amici godono di evoluzioni coerenti in un viaggio dell’eroe che pone l’accento sulla crescita personale e sulla forza dei legami genuini.

Nel dettaglio, i comprimari sono:

  • 808, una gatta robot tanto affettuosa quanto combattiva.
  • Peppermint, un’affascinante e talentuosa esperta di cybersicurezza che desidera smantellare Spectra più di ogni altra cosa.
  • Macaron, premuroso ex dipendente della Vandelay che vorrebbe riportare l’azienda ai vecchi fasti.
  • CNMN, un meticoloso androide appassionato di psicologia, abituato a elargire consigli più o meno utili.

Il gruppo è caratterizzato in maniera convincente, complice il buon doppiaggio in italiano. Non solo: 808, Peppermint e Macaron sono legati strettamente al gameplay, in quanto è possibile sfruttarli in maniera diversificata sia in combattimento, sia durante l’esplorazione dei livelli per superare numerosi ostacoli ambientali. 808 è un metronomo portatile che aiuta a tenere il tempo nel bel mezzo degli scontri, Peppermint usa le sue pistole laser per attacchi a distanza che sfondano gli scudi nemici e Macaron disintegra le armature dei tank e i muri apparentemente invalicabili. Tutti, Chai incluso, possono essere opportunamente potenziati per aumentare le statistiche o sbloccare nuove abilità.

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La banda al completo.

Per quanto riguarda il cuore pulsante del gioco, si tratta di una fusione molto peculiare ed efficace tra un rhythm game e i già citati stylish action, un’idea ambiziosa che Johanas ha tenuto a lungo nel cassetto. In particolare, ogni elemento a schermo si muove a tempo di musica e sarà proprio quest’ultima a guidare le nostre azioni: tutto è cadenzato da un classico e lineare 4/4 e gli attacchi si dividono in leggeri e pesanti; i primi coprono un solo beat, gli altri ne occupano due. Naturalmente, attaccare o schivare seguendo precisamente il ritmo significa infliggere più danni. Le combo, chiamate “Vai così!“, possono essere interrotte a piacimento con delle brevi pause o diverse variazioni a terra o in aria. Queste mosse servono a riempire la Barra del riverbero, l’indicatore per scagliare potenti attacchi speciali (diversificati, stimolanti e da combinare per scoprire quale si adatta meglio al proprio stile). Le immancabili valutazioni vanno da D a S e tengono conto della precisione di ogni colpo scagliato (era a tempo di musica o no?), della nostra velocità nel completare i combattimenti e della varietà di tecniche utilizzate. Più alti sono i punteggi complessivi, più ricche risultano le ricompense alla fine di ogni livello.

La finezza di Hi-Fi RUSH, come evidenziato, è racchiusa nei suoi environment che si animano grazie alla soundtrack. Chai, i nemici e gli ambienti si muovono quasi danzando, e ciò consente di sapere in anticipo come coordinare ogni scontro. Per esempio parare per rispedire colpi al mittente (benché sia impegnativo) è di fondamentale importanza, soprattutto contro certi robot capaci di sferrare numerosi fendenti dal ritmo irregolare. Gli androidi da fronteggiare sono di molti tipi diversi e presentano varie gimmick; le arene li alternano egregiamente e ne propongono sempre di nuovi, scongiurando la ripetitività.

Sin dai primi minuti di esplorazione, ci si trova davanti ad un titolo perfetto per gli appassionati di musica. È un titolo easy to learn, hard to master in cui capita spesso – specialmente ai batteristi come il sottoscritto – di giocare tenendo il tempo con il piede o cantando per aiutarsi. Tutto ciò è sinceramente meraviglioso ed elettrizzante da un lato, faticoso quanto DOOM Eternal dall’altro: apprendere a dovere le meccaniche richiede tanta concentrazione e un piccolo sforzo fisico. Un prezzo da pagare minimo per le decine di ore di divertimento assoluto offerte.

hi-fi rush chai combattimento

Se non siete particolarmente avvezzi a prodotti del genere o non avete rudimenti musicali, non temete: i tutorial elargiti da un simpatico NPC di nome E-Frigo sono assai efficaci e accessibili a tutti. Inoltre i battiti per minuto delle canzoni sono quasi sempre gli stessi, quindi, una volta abituati al ritmo del gioco, sarà progressivamente più facile combattere senza aiuti e muovere le dita sul pad diventerà come battere le mani durante un concerto. Per i giocatori più in difficoltà non manca un metronomo ausiliario da abilitare a schermo: efficace, ma da usare con parsimonia, giacché l’attenzione dovrà sempre essere rivolta a ciò che accade nelle arene. Il mio personalissimo consiglio è quello di prendere il tempo da soli, seguendolo senza distrarsi. L’eccellente colonna sonora è la chiave di volta che regge tutto il castello costruito da Tango Gameworks: è ben diversificata e adatta a ogni scenografia, sia che si parli di brani su licenza o di composizioni originali. Le linee di basso e batteria sono facili da seguire godendosi capolavori dei Nine Inch Nails, dei Prodigy e di tanti altri artisti da scoprire.

Sempre parlando di accessibilità, il level design è in linea con gli standard del genere: non troppo articolato per consentire una progressione fluida ed evitare di confondere gli utenti; stesso dicasi per il posizionamento della marea di collezionabili da sfruttare per rafforzare Chai – si tratta spesso di potenziamenti passivi – o da raccogliere per approfondire la lore. Al contempo, ho trovato poco ispirate certe ambientazioni, ma tutto sommato la resa estetica e ludica è di buona qualità. Alcuni puzzle presentano soluzioni un po’ troppo old school, quasi desuete, ma questo non costituisce un difetto così grande perché l’incedere dell’avventura non è incentrato su quello.

Venendo alle boss fight, sono tutte godibilissime tranne l’ultima. Zanzo è un’esilarante JoJo reference vivente; Korsica è un altro bel personaggio – tra i migliori – e il duello con lei è qualcosa di piacevolmente diverso dal solito (peccato per il livello che lo precede, davvero troppo lungo e con delle sezioni di platforming ripetitive). Allo stesso modo, il difficile scontro con Roquefort vive di frangenti memorabili e coreografici. Unico neo della faccenda è, appunto, la lotta con Kale: la sua seconda fase è poco comprensibile e macchinosa; sicuramente esiste un metodo efficace per contrastare le sue mosse, ma il gioco non lo rende chiaro fin da subito e la noia incombe abbastanza pesantemente.

Per passare da uno stage all’altro, Hi-Fi RUSH offre un hub centrale dove prendersi una pausa, interagire con i partner – fare le coccole a 808 è un dettaglio da non sottovalutare – acquistare nuove skill e personalizzazioni e fare pratica con tutte le mosse apprese. Non solo: una zona in particolare, il Muro della gloria, tiene traccia di decine di sfide assai complesse da sbloccare nel corso della storia (in maniera non dissimile dalla Completion List di un qualsiasi Yakuza). Queste sono legate a specifici livelli o situazioni e quasi tutte richiedono di rigiocare più volte le parti interessate (una buona trovata che tuttavia, personalmente, non apprezzo). Proprio le sfide ricoprono un ruolo importante quando si parla della longevità.

Tango Gameworks non fa sconti a nessuno: chi punta al 100% avrà un bel po’ di filo da torcere, considerando che uno degli achievement richiede di completare tutto il sopracitato Muro della gloria. Da sottolineare che durante la prima run si può solo proseguire verso il finale senza visitare nuovamente i capitoli già portati a termine; una scelta utile a non spezzare il ritmo della narrazione.

Una volta battuto l’ultimo boss si apre un lungo e impegnativo post-game: è possibile infatti migliorare le valutazioni ricevute tornando sui propri passi e a difficoltà diverse (facile, normale, difficile, molto difficile e Campione del ritmo); una cosa che gli sviluppatori stessi incoraggiano a fare giacché meccaniche, potenziamenti e combo essenziali si ottengono piano piano. Oltre questo, le ambientazioni sono piene sin da subito di aree e combattimenti segreti, accessibili solo attraverso power-up avanzati. Insomma, i completisti avranno pane per i propri denti, soprattutto se decideranno di affrontare la Torre del Ritmo, una modalità ricca di ulteriori challenge a tempo. I titoli di coda si raggiungono in poco più di 15 ore, esplorando attentamente ogni livello. Il conto sale ad una media di 50-60 qualora desideriate l’agognato trofeo di platino.

hi-fi rush chai equipaggia
I cosmetici con cui abbellire ogni personaggio sono più di centinaio. Ottenerli tutti non è affatto semplice.

In chiusura, è vietato sorvolare su un comparto tecnico ed estetico tanto encomiabile quanto invidiabile, complice l’art style low poly, impreziosito da cel-shading e ottime texture. Palette cromatiche variegate, buffe onomatopee e animazioni fluide e cartoonesche rendono le battaglie una festa per gli occhi. Il risultato finale è un mix perfetto tra arte occidentale e anime orientali. Vero tocco di classe certe cutscene animate a mano e riprodotte a 12 frame per secondo così da simulare un cartone animato artigianale. Di fronte a cotanta, coloratissima bellezza in Unreal Engine è impossibile non pensare a pietre miliari come Viewtiful Joe e Ōkami di Clover Studio, titoli che quasi sicuramente John Johanas e il suo team avranno preso come ispirazione per dipingere il distopico universo narrativo.

La versione per PC è corredata di un buon numero di impostazioni grafiche, tra cui le opzioni video che non solo raggiungono il 4K, ma permettono anche di gestire le tecnologie di upscaling dell’immagine: DLSS, TSR, AMD FSR 1.0 e Intel XeSS. Ottima idea dotare il menu di una scheda dove testare la latenza del monitor, così da assicurarsi che sia sufficientemente bassa per giocare al meglio.

hi-fi rush esplosione

Mancava da tempo un action da affrontare a cuor leggero come questo. Un eccezionale stylish action stratificato e adrenalinico, aperto ad ogni tipo di pubblico. Non mi stupirei se Hi-Fi RUSH venisse candidato a numerosi premi nel corso dell’anno e anzi spero che figuri tra i contendenti per il Game of the Year. Una formula così fresca e originale va premiata a occhi chiusi.

Un ringraziamento speciale a Labcom e Bethesda

Nefasto Articoli
Videogiocatore incallito, cinefilo dalla nascita, attore di teatro e batterista da diversi anni. Adoro approfondire qualsiasi cosa abbia a che fare con l'arte e l'audiovisivo: è difficile fermarmi quando inizio a scrivere o a parlare focosamente di ciò che amo.

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