Gli Spiriti dell’Isola (The Banshees of Inisherin)

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Voto:

Martin McDonagh è un regista irlandese che ha fatto della black comedy il suo marchio di fabbrica. Già dal suo esordio con In Bruges – di cui qui riprende i due attori principali, Colin Farrell e Brendan Gleeson – la sua cifra stilistica era ben chiara, quest’ultima si è poi evoluta con 7 psicopatici ma soprattutto con Tre manifesti a Ebbing, Missouri (probabilmente il suo film più famoso), di cui Gli Spiriti dell’Isola rappresenta un’ulteriore evoluzione, oltre che una variazione sul tema. L’impianto su cui poggia tutto il film è chiaramente la sceneggiatura – che ha già vinto il Golden Globe – e non sorprende, dal momento che il regista in realtà nasce come drammaturgo e commediografo teatrale negli anni ’90, per poi spostarsi al cinema solo nel 2004, riuscendo a vincere un Oscar con il primo cortometraggio Six Shooter.

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Gli Spiriti dell’Isola – il cui titolo originale è The Banshees of Inisherin, dove le banshee sono creature spirituali del folklore irlandese, mentre Inisherin è la piccola isola fittizia poco al largo dell’Irlanda dove la storia è ambientata – narra dell’amicizia tra Pádraic Súilleabháin (Colin Farrell) e Colm Doherty (Brendan Gleeson), che nel 1923, durante le ultime battute della guerra civile irlandese, viene improvvisamente interrotta da parte di Colm, che inizia a ignorare ed evitare il suo amico di una vita. Tutti sull’isola si domanderanno il perché di tale decisione, e Pádraic per primo tenterà di ristabilire i rapporti, cosa che però farà inasprire ancora di più Colm, che minaccerà perfino di tagliarsi le dita di una mano se lui dovesse continuare a importunarlo.

Colm è più anziano di Pádraic – sulla settantina invece che sulla cinquantina – e il motivo del suo “tradimento” è in realtà molto radicato nel contesto limitato in cui vive e dal quale è ormai arrivato a voler prendere le distanze, perché sente di non aver concluso nulla nella vita ora che è vicino alla sua fine. Colm è un violinista, e il suo desiderio è quello di comporre qualcosa che rimanga nel tempo, che diventi immortale al contrario del suo corpo, e sente di non avere più tempo da sprecare non solo con il suo vecchio amico, ma con chiunque gli sembri d’intralcio. Una delle critiche che infatti porrà a Pádraic durante un confronto sarà proprio “sei noioso“.

Il personaggio di Colin Farrell, a differenza di Colm, è infatti un sempliciotto, uno scapolo benvoluto da tutti gli abitanti del villaggio perché innocuo, relegato alla sua vita contadina e senza particolari aspirazioni, ed è questo ciò che lo rende ormai incompatibile con la vita che il suo vecchio amico vorrebbe intraprendere. Pádraic infatti tenterà per molto tempo di ristabilire i rapporti con Colm nonostante le sue minacce e ultimatum – molto gravi, considerando il fatto che tagliarsi le dita per un violinista vuol dire non poter più suonare – proprio perché non capisce genuinamente il motivo per il quale non vuole più parlargli, né le conseguenze che continuare a insistere possa portare.

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La narrativa da questo punto di vista è un’efficace allegoria della guerra civile irlandese, che sulle coste di Inisherin non è mai arrivata, intravedendosi solo all’orizzonte della terraferma. Il personaggio di Colm incarna l’impeto rivoluzionario dell’IRA, scontento del trattato anglo-irlandese che vedeva il neonato Stato d’Irlanda comunque sotto il dominio del Commonwealth nonostante l’acquisita indipendenza dal Regno Unito; in Pádraic invece c’è la rappresentazione del governo provvisorio d’Irlanda, soddisfatto della sua condizione di vita e senza ulteriori aspirazioni come Stato libero. Posizioni inconciliabili di cui il regista riesce a farci capire i punti di vista attraverso i due personaggi, che trasmettono perfettamente l’incomunicabilità di quelle che sono due fazioni opposte.

Lo scontro è inevitabile proprio perché i due personaggi/fazioni non vedono le cose dall’esterno come noi spettatori, ma sono invischiati nel loro singolo punto di vista che non solo li limita, ma alimenta in maniera esponenziale l’attrito con “l’avversario” tramite gesti e parole per l’altro incomprensibili e prive di senso. Il destino dei personaggi infatti sembra segnato, poiché impossibilitati a una riconciliazione soprattutto dopo l’ennesimo torto subito e uno status sociale ormai completamente perso proprio a causa del conflitto.

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McDonagh utilizza una regia molto asciutta: accompagna il film senza particolari virtuosismi tecnici per mantenere il tono visivo in linea con quello della storia narrata, che rimane il fulcro dell’intera operazione, e non si permetterebbe mai di sporcarla con artefatti visivi che potrebbero distrarre dal messaggio che vuole lanciare. Il suo taglio freddo e asettico, che non prende posizione tra le due parti, aiuta inoltre alla descrizione di un paesino di pochi abitanti, dove la mentalità ristretta e limitata la fa da padrone, e l’eccessiva conoscenza di tutti i membri della comunità che lo compongono porta dissapori anche solo tramite le voci che corrono.

Sotto questo punto di vista sono molto importanti come personaggi Siobhán Súilleabháin (Kerry Condon), la sorella di Pádraic, e Dominic Kearney (Barry Keoghan), lo “scemo” del villaggio, che nonostante la giovane età vorrebbe sposarla. Siobhán – insieme a Colm – è la persona più importante nella vita di Pádraic, tanto che i due vivono nella stessa casa come se fossero una coppia. Anche lei non è sposata, ma essendo un’avida lettrice ha un livello di cultura molto più alto rispetto al fratello e alla maggior parte degli abitanti dell’isola, cosa che la spingerà inevitabilmente ad accettare un lavoro sulla terraferma. Così anche lei si allontanerà da Pádraic, il quale si sentirà ancora una volta tradito da una persona amata, di nuovo senza comprenderne le ragioni. “Cosa c’è lì che non hai qui?” le chiederà infatti prima della sua partenza.

La monotonia delle giornate a Inisherin, scandita dalla colonna sonora folkloristica ma molto minimalista di Carter Burwell, si farà sentire su tutti i personaggi, specialmente il giovane Dominic. Analfabeta e con qualche problema mentale, probabilmente dovuto al modo in cui lo tratta il padre poliziotto, è insieme l’animo più puro e più perverso dell’intera isola. Vorrebbe fare tutti i tipi di esperienze – soprattutto quelle sessuali – ma ovviamente non sa come comportarsi con le donne, non avendo mai avuto neanche un accenno di interazione sociale. È genuinamente curioso di qualsiasi cosa e non sente le limitazioni che il contesto in cui vive potrebbe imporgli, ma allo stesso tempo non riesce in nulla perché lasciato a sé stesso, senza una vera guida, ma soprattutto senza persone che possano amarlo per quello che è.

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Gli Spiriti dell’Isola è più un trattato sui rapporti umani che un film di finzione, ma ha il pregio di non tralasciare mai la narrativa principale per diventare una dissertazione politica. Tutti gli elementi cinematografici sono mescolati perfettamente in una pellicola che riesce ad essere sia allegorica che concreta, descrivendo un periodo storico e un paese da più punti di vista grazie anche solo alla potenza degli attori e dei paesaggi.

Il film, pur partendo dalla commedia grottesca, sprofonda man mano sempre più nel dramma esistenzialista, con i tormenti interiori dei personaggi che alla fine diventano più importanti dei personaggi stessi, allo stesso modo in cui le prese di posizione ideologiche nella guerra hanno scavalcato qualsiasi tipo di umanità o possibilità di riappacificazione. Così, come nel finale di Tre manifesti a Ebbing, dove i protagonisti partivano per andare a vendicarsi di una persona che era collegata solo ideologicamente al punto cardine della storia, in The Banshees of Inisherin i protagonisti abbandonano loro stessi per diventare ideologia pura, perché ormai non è più importante il passato né quello che è stato subito, ma solo la prevaricazione di uno sull’altro.




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Professare l'eclettismo in un mondo così selettivo risulta particolarmente difficile, ma tentar non nuoce. Qualsiasi medium "nerd" è passato tra le sue mani, e pur avendo delle preferenze, cerca di analizzare tutto quello che gli capita attorno. Non è detto che sia sempre così accurato però.

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