Prey – Il nuovo Predator arriva dal passato

prey predator prequel

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Viviamo ormai in un’era cinematografica dove revival, reboot, rilanci e sequel (molte volte fuori tempo massimo) di grandissimi successi del passato sono all’ordine nel giorno. Prodotti che spesso falliscono miseramente, ma che qualche volta riescono a centrare in pieno il bersaglio, basti pensare ad un successo di critica e pubblico come il recente Top Gun: Maverick. Poi c’è anche Jurassic World, che nonostante una qualità discutibile ha incassato miliardi.

Questa volta invece è il turno di Predator, saga che non ha mai incassato cifre da capogiro, ma che grazie alla perla del 1987 con protagonista Arnold Schwarzenegger ha fatto entrare il temibile predatore rasta alieno nell’immaginario collettivo. Non è la prima volta che si tenta un rilancio del franchise, anzi, il film del 2018 diretto da Shane Black sembrava l’occasione buona per un nuovo prosieguo della storia, ma pubblico e critica non furono dello stesso avviso (ad esclusione del sottoscritto).

prey predator naru

Arriviamo così ad oggi, con la Disney (ora proprietaria del brand) che ha deciso di ripartire da ancor più lontano, realizzando attraverso i 20th Century Studios un prequel a budget ridotto da distribuire in streaming su Disney+. Tutto apparentemente “inutile” sulla carta, un’operazione della quale, alla luce dell’insuccesso di soli 4 anni prima, si fa fatica a comprendere il senso, ma così come la delusione può essere sempre dietro l’angolo lo stesso vale per una piacevole sorpresa.

Prey come già detto è un prequel di Predator, ed è ambientato addirittura nel 1700, nell’America ancora abitata dai nativi Comanche. La storia è quella di Naru, giovane ma temeraria ragazza che cerca la sua affermazione anche come cacciatrice all’interno della propria famiglia e della propria comunità; compito che può diventare più complicato del previsto se un’astronave aliena ha appena lasciato nei paraggi per una scampagnata il predatore alfa per eccellenza.

La storia è tutta qui. Semplice, senza pretese di grandiosità, senza smania di voler strafare e senza voler in apparenza proporre nulla di particolarmente nuovo; scelta probabilmente ben studiata, che con astute trovate e una buona scrittura riesce però a portare in scena qualcosa di sufficientemente inedito.

prey predator alieno

Amber Midthunder interpreta al meglio la giovane Naru, un’inaspettata ma credibilissima badass che con archi, frecce, asce e cervello riesce a dare filo da torcere al letale predatore alieno. Una delle novità della pellicola è proprio questa: se da un lato non abbiamo le moderne armi dell’uomo, dall’altra abbiamo un Predator che di hi-tech ha ancora molto poco, dandoci così modo di apprezzare una nuova, curiosa versione “primitiva” del personaggio. Quello che non cambia mai invece (e per fortuna) sono gli spargimenti di sangue, per nulla risparmiati neanche in questo nuovo capitolo, accompagnati probabilmente da alcuni dei migliori scontri mai visti nell’intera saga, chiari, ben diretti e ad alto tasso adrenalinico.

Al di là di ogni più rosea aspettativa, Prey riesce a imbastire una storia quadrata in tre semplici atti, prendendosi i suoi tempi quando serve, scatenando la furia di questa caccia nei momenti giusti e, come già detto, senza risparmiarsi teste e arti mozzati. Tutto ciò avviene in un contesto storico molto ben presentato e con una buona scrittura sia della protagonista che dei comprimari. Nota di merito inoltre per i paesaggi e le location scelte, accompagnate da una fotografia in penombra, a tratti quasi crepuscolare, perfettamente in linea con il tono della storia.

prey predator comanche

Dietro la macchina da presa troviamo Dan Trachtenberg, regista che dopo il buonissimo 10 Cloverfield Lane aveva già dimostrato di sapere il fatto suo. Ciò che gli è riuscito meglio in passato è stato soprattutto costruire e gestire in maniera intelligente i momenti di tensione, elemento imprescindibile in una pellicola come Prey, che infatti ne caratterizza buona parte della narrazione; la visione al cinema l’avrebbe valorizzato ancora meglio.

La cosa che più sorprende di questo nuovo film è che, nei suoi 90 minuti netti, non solo non tradisce lo spirito dell’originale, ma in qualche modo lo esalta, proprio grazie a questa inedita e plausibile ambientazione nel passato, che rafforza il significato della caccia portandola quasi nella sua forma più primordiale.

prey predator caccia

Prey non disdegna inoltre piccoli rimandi e strizzate d’occhio ai suoi predecessori, ma come fatto da questi (che personalmente, esclusi i rivedibili Alien vs. Predator, non disdegno affatto) riesce anche ad aggiungere un altro piccolo tassello alla mitologia di Predator, senza creare incongruenze con quanto visto nei 4 film precedenti. Cosa non così scontata di questi tempi, per questo tipo di prodotti.

Arrivati a questo punto c’è da chiedersi una cosa: abbiamo ancora bisogno di nuove storie sul più letale rastone della galassia? Probabilmente no… ma se tutti i film di cui “non abbiamo bisogno” fossero così, senza dubbio ci metterei la firma per averne altri, e magari per godermeli sul grande schermo.

Un ringraziamento speciale a Disney+




Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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