The Last Duel, il crudo dramma storico-cavalleresco di Ridley Scott

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Voto:

Ridley Scott è sicuramente uno dei registi più importanti che si siano mai seduti dietro la macchina da presa. I suoi tre film iniziali (I Duellanti, Alien e Blade Runner) sono dei capolavori assoluti della cinematografia mondiale, e nonostante forse non abbia più toccato quelle vette, la sua filmografia è costellata di grandi film. Non sono d’accordo con la tendenza che lo vede come un regista ormai fallace e fallito, dal momento negli ultimi anni ha girato quelle che secondo me sono grandi pellicole: Prometheus, The Martian, The Counselor e Alien Covenant.

Se proprio vogliamo selezionare un periodo poco felice per Sir Scott bisogna guardare alla metà degli anni ’90, con Soldato Jane e L’Albatross che sono probabilmente i suoi lavori peggiori. Dopo 16 anni dalla sua ultima incursione nel genere storico con Le Crociate, il regista torna a quello che gli è più caro – insieme alla fantascienza – per rappresentare un racconto cavalleresco crudo e realistico.

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1386, Parigi: i cavalieri Jean de Carrouges (Matt Damon) e Jacques le Gris (Adam Driver) stanno disputando l’ultimo duello “legale” presenziato dal governo reale francese, uno scontro all’ultimo sangue per stabilire “la verità”. Ed è proprio su questo concetto, volutamente tra virgolette, che si basa l’intera pellicola. Infatti dopo il breve incipit del duello, lasciato in sospeso, saremo catapultati indietro nel 1377 per ripercorrere le cause che hanno portato a questo sanguinoso scontro, ma non vedremo solo una versione dei fatti. La prima volta arriveremo al duello seguendo La verità secondo Jean de Carrouges, poi sarà la volta de La verità secondo Jacques le Gris, ed infine La verità secondo Marguerite de Carrouges (Jodie Comer), moglie di Jean e “oggetto” dello scandalo, avendo accusato Jacques le Gris di averla stuprata.

Sebbene l’idea di rivedere la stessa storia per tre volte possa sembrare noioso, Scott riesce con la sua regia ad enfatizzare il tema più importante, mostrando gli elementi principali con scene volutamente dissonanti tra le storie, ed evidenziando così la percezione di tutti i personaggi. È impressionante osservare, ad esempio, come dal suo punto di vista Jean tratti sempre la moglie in modo rispettoso, quando invece dal punto di vista della donna ci sono un paio di momenti nel quale le sue azioni rispecchiano quelle di qualsiasi uomo d’armi del medioevo. Lo stesso vale anche per Jacques, che sembra scorgere sorrisi d’adulazione nei suoi confronti da parte di Marguerite, quando in realtà lei dal suo punto di vista sta esprimendo assolutamente l’opposto.

the last duel marguerite jodie comer

La regia di Scott entra pesantemente nell’epoca e, con una camera più traballante del solito, dipinge un medioevo ormai agli sgoccioli, violento e sporco, evitando qualsiasi tipo di patinatura della fotografia. Dariusz Wolski – suo collaboratore in Prometheus e anche nella sua recente serie tv Raised by Wolves – gioca infatti sui toni di blu, per accentuare la crepuscolarità di un mondo nel quale gli uomini si uccidono come se niente fosse. Questo viene amplificato anche da uno Scott che mostra senza remore la violenza a schermo, come mai prima d’ora, per rendere tutto il più crudo e realistico possibile.

Siamo lontani dai lidi epici de Il Gladiatore: The Last Duel basa tutta la sua tensione sulla scoperta della verità e sulle implicazioni che essa ha per i protagonisti, relegando le battaglie a poche occasioni, che però lasciano il segno per maestria tecnica e di composizione. In più la sceneggiatura, che vede il ritorno della coppia Matt Damon-Ben Affleck (quest’ultimo presente anche nel cast nel ruolo del conte Pierre d’Alençon), non è mai didascalica o generalista, e riesce a non far pesare nessuna delle 2 ore e mezza della pellicola.

the last duel Jacques le Gris adam driver

L’ascesa al potere dei due protagonisti, entrambi partiti come scudieri ed ognuno diventato feudatario in modo diverso, chi con l’intelletto, chi con la spada, è l’elemento fondante della riflessione sulla verità che si vuole affrontare. Il mantenimento del potere richiede, anche a livelli bassi, un ordine non sempre raggiungibile, fatto di sacrifici e soppressione degli impulsi. L’immagine pubblica non deve per forza rispecchiare quella privata, ma deve essere quella che viene data in pasto alla massa. Se la narrazione viene filtrata e rimaneggiata anche ai livelli più bassi per la sola sete di potere, cosa può succedere ai livelli del re?

Nell’epoca della post-verità, dove le notizie vengono filtrate e rinarrate nei modi che più fanno comodo a chi le riporta, e che riescono a manipolare le grandi masse nello schierarsi a favore o contro anche in battaglie che non dovrebbero appartenergli, un film come The Last Duel dovrebbe venire non solo apprezzato, ma lodato. È incredibile come una storia ambientata alla fine del 1300 possa risultare più che attuale, descrivendo perfettamente le nostre dinamiche da social, che altro non sono che una regressione di massa verso l’inconscio, facilmente controllabile da chiunque possieda il favore dei potenti. È ancora più incredibile come un uomo di ormai 83 anni abbia un pensiero più lucido e sveglio sulle questioni moderne di tante persone che vorrebbero stagliarsi come attiviste sulle stesse.

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Lo stupro di Marguerite, pur essendo un punto focale della trama di The Last Duel, vuole essere un pretesto per parlare di qualcosa di ancora più grande. Non è l’oggettivazione della donna in sé il vero problema, quanto la reiterazione della narrazione che la vede come tale. Una reiterazione che inquietantemente entra nella nostra contemporaneità durante le scene del processo, nel quale si sentono rivolgere alla vittima domande molto simili a quelle che si pongono ancora oggi.

Il finale, che vede la folla di paesani portare in gloria il vincitore del duello, odiato e schernito fino a poco prima, è un parallelismo perfetto che, ambientato in quell’epoca remota, presagisce la nascita di una civiltà che non farà altro che basarsi sulla narrazione più favorevole. Lo sguardo di Marguerite in quegli istanti prima del nero, mentre tutti festeggiano, presagiscono tempi ancora più bui del medioevo.

Un ringraziamento speciale a The Walt Disney Company Italia




Lorexio Articoli
Professare l'eclettismo in un mondo così selettivo risulta particolarmente difficile, ma tentar non nuoce. Qualsiasi medium "nerd" è passato tra le sue mani, e pur avendo delle preferenze, cerca di analizzare tutto quello che gli capita attorno. Non è detto che sia sempre così accurato però.

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