I videogiochi sviluppati da From Software hanno sicuramente influenzato tantissimo il panorama videoludico nella seconda metà del decennio scorso; quel loro modo di approcciarsi all’action, ibridandolo con il gioco di ruolo, è stato così innovativo e impattante da creare un nuovo sottogenere, il “soulslike”, tante sono le software house che si sono ispirate a quello stile proponendone le loro versioni.
Purtroppo, la maggior parte di questi “cloni” è sempre stata di bassa qualità, e nessuno è mai riuscito a creare un gioco che avesse davvero una sua identità fino all’arrivo del primo Nioh – ad opera del giapponese Team Ninja – che nel 2017 dimostrò come fosse possibile creare un ottimo soulslike mantenendo solo la base del combattimento dai giochi From, e stravolgendo il resto con le proprie idee. La formula si rivelò molto azzeccata, permettendo al gioco di elevarsi sopra la mediocrità del genere, dimostrandosi un’opera molto grezza ma affascinante nella sua personalità, e questo seguito (che è in realtà un prequel) ne è la naturale evoluzione ed espansione.
Non sprecherò troppe parole raccontandovi a fondo la trama di questo secondo capitolo. Come nel primo Nioh, infatti, la narrativa è la parte meno interessante e quasi “superflua” dell’intera esperienza, caratterizzata come un film fantasy di samurai di serie Z. In questo prequel ambientato nel 1555 impersoneremo (pur potendo creare il personaggio) Hiddy, un umano nato anche con il sangue Yokai (e quindi capace di trasformarsi in uno di loro ed utilizzare le loro abilità) definito Metamorfo. La storia è una versione alternativa della leggenda di Hideyoshi, e si collega anche agli eventi del primo capitolo riproponendo parte dei personaggi principali, tra cui William, Hattori Hanzo e Lord Nobunaga. Messa una pietra sopra la narrativa, possiamo iniziare a parlare del gioco vero e proprio, concentrandoci su ciò che conta davvero: il gameplay.
Tutta la struttura di gioco è praticamente identica a quella del titolo precedente, con le aree divise per missioni principali e secondarie, a loro volta suddivise in capitoli per un totale di 23 principali e 61 secondarie (incluse le missioni extra del DLC disponibili in questa Complete Edition). Anche il combattimento è pressoché identico, con l’aggiunta di quattro nuove tipologie di armi: il Bo Composito, il Falcione a Scatto, i Guanti e le Doppie Accette che, mescolate al classico sistema di Stances del gioco, mette a disposizione una quantità enorme di possibilità.
L’albero delle abilità inoltre è stato completamente rivisto e trasformato in una sorta di sferografia alla Final Fantasy X, con un ramo apposito per ogni arma e per le varie abilità tra cui Ninjutsu, magia Onmyo, Samurai e Metamorfo. Questo nuovo sistema riesce ad essere molto più comprensibile del precedente senza sacrificarne minimamente la complessità, permettendo di raggiungere con più facilità build complesse anche evitando l’utilizzo di guide (almeno per la prima run). Anche l’arma vivente del primo capitolo è stata modificata nella nuovissima “Forma Yokai“, permettendo al nostro personaggio di diventare un demone e cambiare completamente moveset, oltre ad avere la classica invincibilità e i danni aumentati per tutta la durata della barra.
Questa nuova forma Yokai è influenzata dallo Spirito Guardiano che sceglieremo di utilizzare, dividendosi in 3 macrocategorie – Bruto, Ferale e Fantasma – ognuna con le sue mosse e bonus specifici. Grazie alla natura di “Metamorfo” del nostro protagonista, sarà inoltre possibile raccogliere dai nemici i loro Nuclei d’Anima, e armonizzandoli al nostro Spirito Guardiano potremo utilizzare alcune abilità a comando – in base al tipo di nemico da cui l’abbiamo raccolto – caricando e scaricando la nuova barra dell’anima (oltre a vita e stamina).
Questi sono i cambiamenti principali apportati all’esperienza di gioco e purtroppo, per quanto siano effettivamente delle buone aggiunte, rendono questo Nioh 2 quasi un “more of the same” del precedente, lasciando praticamente immutato anche l’aspetto grafico (tranne per gli effetti particellari), che quindi risulta invecchiato, e su PC neanche ottimizzato così bene. L’HUD è praticamente mutuato dal primo Nioh con tutta la sua scarsa accessibilità, ma almeno qui ha una traduzione degna di questo nome, così da evitare gli strafalcioni alla Google Translate che minavano il titolo precedente.
Quasi tutti gli aspetti ludici sono stati ampliati rispetto al passato, presentando molti più nemici, sia umani che Yokai, molte più zone e boss – anche se la loro difficoltà è nettamente inferiore a quella del primo capitolo, che già non era così alta – ma soprattutto abilità, strumenti e armi. Tutto questo però finisce per costituire solo un grandissimo DLC standalone del primo gioco, non presentando unicità che possano permettere di godere di entrambi come esperienze diverse, bensì come un unicum fin troppo lungo. Fortunatamente in questo secondo capitolo è stato inserito un sistema multiplayer molto simile a quello dei giochi From Software, permettendo di evocare amici o altri giocatori per rendere l’esperienza un po’ più fresca e divertente, e garantendo svariate ore di tentativi, sudore e male parole.
Nioh 2 è probabilmente il miglior soulslike non-From Software che sia mai uscito sul mercato, al pari del suo predecessore, confermando l’enorme capacità del Team Ninja in questo campo. Il problema principale di questo titolo rimane la scarsa innovazione, essendo assolutamente godibile per chi aveva apprezzato il primo capitolo e ne voleva ancora (essendo anche passati più di 3 anni da quell’esperienza), ma lasciando l’amaro in bocca per essere rimasto troppo nella propria comfort zone senza osare di più. Rimane comunque un’esperienza piacevole e sfidante per chi sa come approcciarla, entrando nella sua ottica e dimenticando totalmente quella “soulsiana”, anche se difficilmente convincerà chi non aveva già convinto nel 2017.
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