Brave New World, la serie tv tratta dal romanzo di Aldous Huxley

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Dopo il debutto sulla piattaforma streaming americana Peacock, dal 20 dicembre è disponibile anche in Italia, su Starzplay, la serie tv Brave New World, tratta dal celeberrimo romanzo distopico del 1932 scritto da Aldous Huxley.

Se non sei felice non sei niente“, è questo uno dei più importanti aforismi previsti dal condizionamento della popolazione del mondo nuovo, un luogo dove ogni aspetto della vita viene sapientemente progettato e pianificato a tavolino. Concepiti e poi prodotti industrialmente in provetta, i cittadini sono immuni da invecchiamento, malattie, fame o guerre, e possono accedere liberamente ad ogni piacere senza alcun rischio di pregiudizio sociale o difficoltà economiche.

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Anche l’amore, così come ogni altra forma di emozione o individualismo, è considerato obsoleto, e quindi parole come famiglia, coppia, madre o figli sono scomparse per lasciare il posto a slogan del tipo “ognuno appartiene a tutti” oppure “nessuno è solo“. Grazie all’abolizione della monogamia e all’uso di luoghi destinati ad orge di massa, la nuova società è più armoniosa, non ci sono gelosie, e quindi nemmeno conflitti che possano generare aggressività.

I ruoli nella società sono pianificati a priori secondo un rigido sistema di caste, ci sono umani la cui qualità varia da alfa fino ad epsilon, e così anche i relativi compiti sono organizzati in modo da non generare frustrazione. Ognuno è esattamente nel contesto per il quale è stato concepito. Ogni emotività naturale viene risolta grazie all’assunzione continua di una pillola chiamata soma, che annulla ogni emozione negativa presente negli animi e stampa un sorriso ebete e soddisfatto sulla bocca di tutti.

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È in questo contesto che a New London vivono Bernard Marx (Harry Lloyd) e Lenina Crowne (Jessica Brown Findlay), entrambi funzionari di questa nuova società. Lenina è una scienziata beta plus che manifesta qualche difficoltà a tenere sotto controllo i suoi istinti monogami, mentre Bernard è un alfa plus, con il compito di distribuire il soma alle persone, che comincia ad intuire che nella vita potrebbe esserci qualcosa di più di una felicità indotta chimicamente.

Per questi motivi i due vengono inviati in una sorta di “vacanza” nelle cosiddette Terre Selvagge, una riserva naturale in cui ci sono persone che continuano a vivere ancora alla vecchia maniera e divenute oggetto di attrazione quasi come fossero animali esotici in via di estinzione.

Ma qualcosa va storto, scoppia una violenta rivolta e gli unici a sopravvivere sono proprio Bernard e Lenina, grazie all’aiuto del selvaggio John (Alden Caleb Ehernreich) e di sua madre Linda (Demi Moore). Tutti insieme poi riescono a scappare a New London ed è qui che si cominciano a vedere le vere contraddizioni. Da un lato c’è John, travolto da mille emozioni diverse, dallo spaesamento al dolore, dalla paura alla curiosità, e dall’altro ci sono tutti gli altri, persone che sono sempre serene e sorridenti, soddisfatte della loro analgesica vita drogata dal soma.

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Realizzare l’adattamento televisivo di un capolavoro della letteratura del novecento è sempre un rischio: da un lato c’è la necessità di riportarne quanto più fedelmente la trama o comunque il concept generale, dall’altro bisogna evitare di perdere troppo di vista il vero messaggio dell’autore.

Nella serie tv il mondo distopico immaginato da Huxley viene reso egregiamente a schermo: i contesti di New London e delle Terre Selvagge sono pressoché quelle descritte nel libro e gli slogan dei condizionamenti presenti nel romanzo sono qui trasformati in immagini reali e tangibili grazie a scenografie di alto livello.

L’introduzione di John nella società di New London qui avviene con maggior dinamicità e suspense, cosa che di per sé non guasta, ed esalta tutti quei piccoli dubbi che erano cominciati a sorgere negli animi di Bernard e Lenina e meticolosamente soppressi dal soma.

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Nonostante la serie sia maggiormente incentrata sulle immagini e sull’azione piuttosto che sui significati, porta comunque gli spettatori a riflettere su concetti delicati relativi a cosa siano la felicità e la vita stessa, su come una sopravvivenza come questa, in fondo, non possa essere considerata vita ma una grottesca imitazione di essa.

Tutta la serie mette in risalto il costante confronto tra utopia e distopia, e non sempre emerge chiaramente quale sia il concetto prevalente. Fatta eccezione per i tre protagonisti, le persone coinvolte sembrano realmente felici e soddisfatte, e in fondo lo sono, dal momento che hanno sempre vissuto così e non conoscono altro. Bernard e Lenina sono dunque un’eccezione?

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Brave New World è una serie tv avvincente, e si lascia guardare in maniera piuttosto scorrevole, ma siamo ben lontani dall’aver portato sul piccolo schermo i significati profondi, visionari ed esistenziali di un autore di altissimo livello quale fu Aldous Huxley.

Se dalla lettura del romanzo si esce sconvolti, e paurosamente consapevoli di cosa sia diventata la società attuale e verso quale direzione stia andando, della serie tv rimane soltanto la frivola domanda su quale stile di vita ognuno di noi sarebbe disposto a scegliere. Forse è anche per questi motivi che la serie è stata cancellata dopo una sola stagione.




Ingegnere, chitarrista, boardgamer, lettore, sportivo... perché chiudersi in una sola definizione? Mi piace spaziare in tutti i campi della cultura, allargare sempre i miei confini, viaggiare, conoscere e condividere.

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