Graveyard Kids 1, il fumetto ibrido di Davide Minciaroni

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Graveyard Kids, è questo il nome che circola tra le aule, che viene bisbigliato nei cortili, passando di bocca in bocca tra gli studenti e accendendo speranza nel cuore degli indifesi. I Graveyard Kids, gli unici ragazzi abbastanza folli da formare una banda e opporsi alla tirannide di Bill, il più temuto bullo della scuola, e del suo gruppo di teppisti.

Ancora più assurdo, si dice, è pensare che a formare questa banda sia stato Rob, un ragazzo appena arrivato in città che avrebbe potuto tranquillamente adattarsi allo status quo ed essere, come molti altri, un testimone passivo dei soprusi. Rob però ha le idee molto chiare: detesta i bulli, vuole difendere chi non può farlo da sé e, soprattutto, tenere al sicuro il proprio fratellino affetto da un disturbo cognitivo. Obiettivi impegnativi, soprattutto in una scuola come quella controllata da Bill e i suoi, i quali di certo non intendono lasciare che un novellino tolga loro il potere guadagnato e che faranno di tutto per impedire che ciò accada.

Tutti sanno come andrà a finire la faccenda: sangue e ossa rotte.

Graveyard Kids - Rob

Sono queste le premesse con cui si apre il primo numero della serie a fumetti Graveyard Kids, scritta e disegnata da Davide Minciaroni, membro del collettivo Doner Club e vincitore, proprio con questa storia, del premio Micheluzzi 2018 per la Miglior serie dal tratto non realistico. L’opera, originariamente autoprodotta e contenuta in albetti fotocopiati su carta colorata, è ora raccolta in volume da Edizioni BD come parte del progetto Edizioni BD Next.

Sfogliando le pagine si nota sin da subito una marcatissima influenza nipponica e, in particolare, del fumetto dedicato agli adolescenti, quello etichettato come shounen. La struttura della gabbia, la forma delle vignette, l’utilizzo abbonante delle linee cinetiche e l’intervento di grosse onomatopee scritte in katakana (che, per il modo in cui sono utilizzate, potrebbero strizzare l’occhio ai fan de Le Bizzarre avventure di JoJo) si accompagnano ad una scelta di narrazione decisamente votata alla spettacolarizzazione dei combattimenti e dei pestaggi. Tutti questi elementi, uniti ad una figurazione a tinte forti delle emozioni provate dai vari membri del cast, lasciano intendere agilmente quanto Minciaroni abbia attinto a piene mani dal modus operandi dei manga shounen.

Graveyard Kids è dunque un nuovo “euromanga”? Assolutamente no, come dimostrano alcune significative caratteristiche di questo volume. In prima battuta si può citare la lettura all’occidentale, anche se questa non può essere assunta a elemento sufficiente per distinguere un manga da un fumetto europeo o americano (basti guardare Levius e Levius: Est). Per capire il vero nodo, l’elemento che più di tutti fa immediatamente comprendere quanto ci si trovi dinnanzi ad un eccezionale ibrido, bisogna rifarsi allo stile di disegno: in esso, infatti, echeggiano fortemente molti degli stilemi tipici di quel filone fumettistico noto come underground, di cui Professor Bad Trip è ad oggi considerato uno dei massimi esponenti.

Graveyard Kids - Bill

Forme inusuali e a volte grottesche, proporzioni assurde (ma molto armoniche nella loro sregolatezza) e un tratto molto spesso e marcato, grezzo, capace di incidere a fondo la carta su cui viene stampato. Caratteristica, quest’ultima, la cui genesi si lega a doppio filo all’aspetto produttivo delle riviste underground, quelle su cui il movimento è nato ed è proliferato, supporti che richiedevano la necessità di creare un segno «…tale da “reggere” anche nelle tecniche di stampa più povere e casalinghe, dall’offset economico alle fotocopie delle fanzine fai-da-te…», come scrive Vittore Baroni nella introduzione a Psycho, opera del già citato Prof. Bad Trip ristampata da Eris Edizioni nel 2016.

Deformazione, è questa dunque la chiave di volta votata a sorreggere tutta l’arcata figurativa e che, inoltre, riverbera fortemente anche a livello narrativo: Minciaroni si allontana dal territorio del manga portando in scena scontri di eccezionale violenza, in cui la malleabilità estrema dei corpi, offerta tanto dallo stile quanto dal tratto, dona concretezza e corporeità ai personaggi. Le risse e i pestaggi che coinvolgono le varie bande sono reali, così come lo sono il sangue, le ossa spezzate e i denti scheggiati.

A differenza dei manga shounen, i combattimenti non sono edulcorati, le ferite dei personaggi non sono lievi escoriazioni volte solo a suggerire la fatica sopportata, ma veri e propri traumi, concussioni e lacerazioni. Non c’è etica, non si lotta seguendo un codice e al posto dei poteri speciali si usano spranghe, tirapugni e catene. Il tutto senza venir meno a un’ottima caratteristica dei manga shounen: la capacità di coinvolgere visceralmente chi legge e portarlo a “tifare” con tutto sé stesso, ad arrivare (quasi) a poter sentire il sapore ferroso del sangue tra i denti.

Graveyard Kids - Bill 3

Irruenza che, fortunatamente, non porta alla nascita di tavole caotiche o impossibili da decifrare, in cui un buon comparto registico mischia sapientemente tavole statiche e dinamiche, legando il tutto con splash pages (singole e doppie) di grande effetto. In merito a quest’aspetto si incontra un solo momento di incertezza, durante una delle zuffe, in cui l’orientamento di una mano cambia in modo poco chiaro via via che le vignette scorrono.

Graveyard Kids è dunque un fumetto decisamente degno di nota, innovativo e coinvolgente, capace di unire mondi apparentemente inconciliabili in un ibrido caratterizzato da particolarità che sono, contemporaneamente, il suo punto di forza e il suo “limite”: un volume del genere, infatti, potrebbe scontrarsi con i gusti di quella fetta di pubblico alla ricerca di una lettura più disimpegnata o che mal tollera le scene particolarmente crude. Al contempo, però, potrebbe essere molto appetibile per un’ampia fetta di altri lettori, spaziando dagli appassionati di manga shounen in cerca di una lettura fresca e fuori dagli schemi, fino a giungere ai navigati lettori di fumetti underground e passando per ogni gradazione compresa fra questi due poli.

Un ringraziamento speciale a Edizioni BD

OuterLand Articoli
Lettore, videogiocatore, finto cinefilo e grande chiacchierone.

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