La Bella e la Bestia

La Bella e la Bestia 2017 recensione

Voto:

La Bella e la Bestia torna sul grande schermo in una nuova rivisitazione live action dell’intramontabile classico d’animazione Disney del ’91. Numerosi sono stati gli adattamenti e le trasposizioni cinematografiche che non ci hanno pienamente convinti, ma stiamo parlando di una “tale as old as time, song as old as rhyme” e tutto il resto, un pilastro del cosiddetto Rinascimento Disney, uno dei lungometraggi animati più amati della storia: insomma, realizzare un live action de La Bella e la Bestia non deve essere stata un’impresa da poco per il regista Bill Condon. Sarà riuscito a soddisfare le nostre aspettative?

Se il cartone Disney del ’91 non ha una collocazione temporale ben precisa (sappiamo di essere in un paesino sperduto nella provincia francese “tanto tempo fa”), la fiaba originale – attribuita a una certa Madame Gabrielle Suzanne Barbot de Villeneuve – è del 1740: ed è proprio questo il nome del villaggio in cui abitano Belle e suo padre nel live action, Villeneuve, un omaggio a colei che ha immaginato per la prima volta la storia d’amore tra una bella e dolce ragazza di provincia e una bestia mostruosa. Dunque l’ambientazione c’è e il film – fedele all’80% al classico Disney – va pensato come un lavoro diverso. Non una rivisitazione, non un miglioramento, semplicemente una trasposizione molto realistica del cartone animato. Voi direte: “ma ci sono tazze parlanti e armadi che cantano!” Sì, la magia è rimasta invariata e intoccabile, ma Belle non è la Belle del ’91. E’ sempre lei in effetti, ma in un vero villaggio del 1700, una ragazza istruita costretta tutti i giorni ad avere a che fare con un branco di campagnoli ignoranti; una Belle che da un giorno all’altro vede sparire suo padre, al quale è molto legata. Capite dove voglio arrivare? Non potevamo assolutamente aspettarci una Belle canterina e briosa, che nonostante le sue stranezze fosse in qualche modo accettata dai suoi concittadini. Posso quindi rispondere alla domanda che tutti si pongono da mesi: Emma Watson è davvero adatta al ruolo? Sì, Emma è perfetta per questo ruolo. E lo sono anche tutti gli altri: non c’è un solo elemento che stona all’interno dell’intero cast, anzi, vi sono personaggi meno sviluppati nella versione animata che in questo caso risplendono quasi più dei protagonisti: è il caso di LeTont (LeFou nella versione originale). L’attore Josh Gad, conosciuto principalmente negli USA per aver prestato la voce ad Olaf di Frozen, coglie pienamente lo spirito del LeTont originale, il fedele amico di Gaston, ma allo stesso tempo gli regala un maggior spessore con la sua interpretazione, davvero la più bella scoperta del film.

Come nel classico d’animazione, i primi personaggi che ci vengono presentati sono Belle e suo padre Maurice (Kevin Kline). Entrambi sono dei brillanti artisti, Maurice dipinge (mini spoiler) ed è un inventore; Belle allo stesso modo è un animo molto sensibile e si rifugia nel suo mondo di libri per sfuggire alla realtà che non soddisfa le sue aspettative: lei vuole viaggiare, conoscere e scoprire, ma la monotona vita nel villaggio l’ha resa diffidente e un tantino altezzosa. Ecco che dopo la cacofonica versione italiana di Bonjour, ci vengono presentati Gaston e LeTont: Luke Evans è un Gaston assolutamente convincente, narcisista e arrogante, ma a differenza della sua versione animata, lui riconosce le qualità di Belle: la vuole in sposa non solo perché è bella, ma anche perché è intelligente e non si rende ridicola ai suoi occhi come il resto delle ragazze del paese; insomma, Gaston è un ragazzo di provincia del 1700, non vuole che Belle finisca sola e senza protezione dopo la morte di suo padre. Bel tentativo Gaston, ma non sei comunque abbastanza per lei.

Senza svelarvi oltre di questa prima parte, che mi ha stupito positivamente per le sue aggiunte e modifiche alla trama, raggiungiamo il castello ed i suoi abitanti. Che dire, animare un candelabro non è mai sembrato così semplice: sembra quasi di guardare un film animato proprio per la naturalezza e la fluidità nei movimenti dei mobili e della tappezzeria del castello. Come dissi nella recensione de Il Libro della Giungla, l’eccesso di CGI è indispensabile in questi casi e non ci possiamo lamentare se il risultato qualche volta lascia a desiderare, ma nel complesso, a differenza di “Salem” Bagheera ne Il Libro della Giungla, Tockins, Lumière, Mrs Bric, Chicco e gli altri sono tutti animati magistralmente.

Ottima la scelta del cugino Matthew di Downtown Abbey, Dan Stevens, per interpretare la Bestia: “la scena del ballo me la sono dovuta rifare, espressione dopo espressione, da solo” ha detto in un’intervista; in molte scene ha lavorato con i trampoli e la faccia dipinta di blu e, complice il lavoro di motion capture, il risultato finale è una creatura digitale molto “umana”, le cui espressioni si avvicinano notevolmente a quelle del cartone. Stevens, che vedremo anche nella serie Legion, è anche protagonista di un assolo, un brano nuovo scritto dal fantastico Alan Menkel.

Devo dire che le espansioni narrative e musicali non sono assolutamente forzate, anzi le ho trovate piuttosto piacevoli e scorrevoli all’interno della trama (a tal proposito, sono curiosa di leggere le vostre opinioni); la mia preferita è stata la sottotrama che coinvolge i vari servitori, rendendoli più partecipi dello svolgersi degli eventi e in qualche modo responsabili del proprio destino: a differenza del lungometraggio del ’91, anch’essi percepiscono lo scorrere del tempo allo stesso modo della Bestia, e sono disperati per essere stati cancellati dai ricordi dei propri cari. Alan Menkel firma le canzoni e la colonna sonora dell’originale La Bella e la Bestia e stavolta crea nuovi arrangiamenti e canzoni insieme a Tim Rice, che co-firma questa nuova versione: “Abbiamo cercato di sviluppare il passato di Belle e della Bestia e per questo abbiamo avuto bisogno di tre nuove canzoni”. E’ così che questo live-action si è trasformato in due ore di svago in odore di vecchia Hollywood.

Tutto fantastico, ma allora perché non ho dato 5 stelle? Dovete prepararvi psicologicamente all’adattamento dei testi nella nostra lingua, perché se credete che il peggio sia “Di nuovo umani” (se la conoscete sapete di cosa parlo, altrimenti non googlatela per tutto l’oro del mondo) non sapete cosa vi aspetta: testi in cui non solo si stravolge totalmente il senso dell’adattamento italiano del ’91, ma persino dei testi originali, tutto per rendere credibile il labiale dei personaggi umani, con risultati penosi. Io che sono adulta, ho fatto molta fatica a seguire i testi e la maggior parte dei bambini avrà capito poco o nulla: tanto valeva lasciare le canzoni originali con i sottotitoli (poiché nella versione inglese, i testi sono rimasti invariati dalla versione animata). Nonostante ciò, le voci scelte per la versione italiana sono molto adatte ai personaggi, in particolar modo Ilaria De Rosa non stona affatto nei panni di Belle (mentre il parlato è stato affidato alla sua doppiatrice storica, Letizia Ciampa).

Molto belli anche i costumi e le ambientazioni:  la costume designer Jacqueline Durran e il suo team composto da ricamatori, cappellai, pittori e artisti tessili, ha iniziato a lavorare circa tre mesi prima dell’inizio delle riprese principali: l’intento era quello di ideare e realizzare costumi adatti all’epoca, cercando di non stravolgere completamente quelli originali del ’91, e soprattutto ecosostenibili. La sfida più ardua è stata sicuramente il famoso vestito giallo di Belle: l’abito è stato creato con molteplici strati di organza di seta tinta di giallo (54 metri in totale) e i due strati superiori sono stati decorati con una filigrana di foglie d’oro in un motivo che corrisponde al pavimento Rococò della sala da ballo, arricchiti di cristalli Swarovski. Se il paesino è rimasto pressoché uguale a quello della versione animata, lo stesso non si può dire del castello, che si ispira soprattutto al Rococò italiano e a differenza di quello classico, reagisce anch’esso agli effetti dell’incantesimo, perdendo pezzi man mano che il tempo passa.

Per concludere, per noi nati tra gli ’80 e i ’90 è un vero e proprio calderone di feels come lo è stato Toy Story 3, con il merito aggiuntivo di essere un live action molto ben realizzato: da non perdere assolutamente!

Guarda la nostra videorecensione de La Bella e la Bestia




Princess_Leia Articoli
Classe 1990, appassionata di cinema, musica, serie tv, letteratura e quando il Dio Denaro lo permette, anche viaggiatrice compulsiva! - Books, records, films, these things matter. Call me shallow but it's the fuckin' truth -

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