Agents of S.H.I.E.L.D. – stagione 4 (parte 1): Ghost Rider

Voto:

Arrivata alla quarta stagione, la prima serie Marvel tratta dal Marvel Cinematic Universe ha deciso di adottare un insolito schema narrativo e di suddividere in 3 parti le 22 puntate di Agents of S.H.I.E.L.D. Questa scelta atipica potrà essere giudicata solo al termine della stagione ma, considerando l’inizio, potrebbe rivelarsi azzeccata. Come si evince dal titolo queste prime 8 puntate hanno come protagonista un grande ritorno in casa Marvel, ossia il Ghost Rider, personaggio dei fumetti che fece la sua prima apparizione nel lontano 1972. Quello che si ha davanti agli occhi, però, non è il centauro che tutti (o quasi) conosceranno, Johnny Blaze, ma Robbie Reyes, ultima incarnazione del Rider apparsa per la prima volta sui fumetti nel recente 2014. La più grande differenza, quella che balza subito agli occhi, è il mezzo di locomozione: questa volta le ruote non più 2 come per i suoi predecessori, ma 4, e per la precisione quelle di una Dodge Charger del 1969.

La narrazione di AoS riprende le fila ovviamente dalla precedente stagione, dopo gli Accordi di Sokovia attuati in Captain America: Civil War, e vede Daisy, alias Quake, ormai fuggitiva dal di nuovo legittimato S.H.I.E.L.D. e dai nostri protagonisti, un nuovo direttore dell’agenzia al comando, la presenza degli Inumani ormai di pubblico dominio e il Dottor. Radcliffe alle prese con il progetto segreto AIDA (un Life Model Decoy…ossia un androide!). Qualcosa però, grazie alla “caccia” a Daisy sposterà l’attenzione della squadra anche su altro, qualcosa di misterioso e mistico che a sua volta ha attirato indirettamente anche l’attenzione di un nuovo assassino in quel di Los Angeles, ovvero il fantomatico Ghost Rider: umano, Inumano…o chissà cosa?

Questo primo spezzone di stagione, in cui l’azione si sposta interamente sulla costa ovest Americana, fa capire subito, sin dai primi istanti, che non c’è tempo da perdere; le basi per tutte le storyline vengono gettate grossomodo sin dalla prima puntata, lavoro rischioso ma che riesce ad essere non confusionario attraverso dialoghi mai troppo prolungati e mai banali, con beneficio per l’azione. Ai già numerosi personaggi ne vengono aggiunti altri di non minore rilevanza come il nuovo Direttore Mace, i già citati AIDA (Mallory Jansen) e Robbie Reyes (Gabriel Luna), il fratello Gabe (Lorenzo James Henrie) e lo zio Eli Morrow (Josè Zuniga); nonostante l’affollamento, tutti i protagonisti riescono a ritagliarsi il proprio spazio, riuscendo ad essere tutti a loro modo, chi più, chi meno, influenti ai fini della storia senza risultare presenze messe (o rimaste) lì a caso nella narrazione. L’alchimia tra gli attori veterani della serie era cosa già nota, ed i nuovi ingressi risultano ben intonati in questa assodata coralità.

Tra le cose che hanno sempre reso Agents of S.H.I.E.L.D. piacevole ed accattivante (oltre ai frequenti riferimenti all’MCU e alla “mitologia” Marvel che fanno leccare i baffi alle schiere di fan/nerd) c’è quel costante clima di doppiogiochismo, la sensazione che qualcuno stia tradendo o abbia qualcosa da nascondere a qualcun altro. Tale sensazione aleggia spesso nelle puntate, d’altronde dopo lo smascheramento dell’HYDRA all’interno dell’Agenzia e le questioni riguardanti gli Inumani, nessun nuovo ingresso è visto di buon occhio, e anche il nuovo Direttore non è escluso. Proprio quest’ultimo rappresenta una piacevole new entry nella serie: volutamente poco approfondito ed enigmatico, Jeffrey Mace (Jason O’Mara) è il personaggio dalle mille sfaccettature, colui che riesce a sorprendere in positivo ed in negativo nei momenti più inaspettati. Il nuovo Direttore è un elemento dal quale tutti aspettano di sapere ancora molto altro col passare delle puntate, ed il suo rapporto ben inscenato di amore/odio col sempreverde Phil Coulson è lo specchio di ciò che pensano gli spettatori.

In concomitanza con l’uscita di Doctor Strange (forse un caso), ma soprattutto vista la presenza di Ghost Rider, in questo primo step della stagione si rivedono elementi apparentemente mistici e magici; in realtà questi furono solamente accennati nel passato della serie grazie a centellinati riferimenti al mondo Asgardiano di Thor… che poi “magico” a tutti gli effetti in realtà non è.

Nelle primissime puntate si rimane spiazzati di fronte a determinate situazioni, ma lo show grazie soprattutto a due personaggi come Fitz/Simmons che per deformazione professionale “non possono” credere alla magia, riesce a fornire le dovute spiegazioni; certo, ci sarebbe qualcosa da ridire su come vengono esposte queste, infatti molte volte la rapidità con la quale vengono enunciati determinati tecnicismi scientifici non permette allo spettatore di capire con esattezza come/quando/perché si sia arrivati ad una certa soluzione, costringendolo o a dare estrema fiducia alle parole dei nostri scienziati…o a premere rewind per riascoltare al rallenty la conversazione.

Detto ciò: “quindi di sovrannaturale non c’è nulla?”…non esattamente!

Un capitolo a parte merita il protagonista da cui prende il nome la parte1 di questa season 4; i maligni affermano che il personaggio di Ghost Rider sia stato inserito (e tenuto “nascosto” fino a poco tempo prima della messa in onda) per far tornare su gli ascolti della serie: la verità probabilmente è che Agents of S.H.I.E.L.D., con i suoi continui rimandi ed interazioni con i film dell’MCU si sia presa il rischio di voler far appassionare più gente possibile a seguire tutti gli show Marvel, finendo per “accontentare” solo i fan più accaniti e “regolari”. Dunque, perché Ghost Rider? Perché dopo i fallimenti sul grande schermo della Columbia (accompagnati da Mr. Parrucchino Nicholas Cage) la Marvel ha giustamente provato a rilanciare il suo anti-eroe…e sì, se gli ascolti si alzano, tanto meglio!

Così gli Studios sono riusciti nel compito di ridare lustro e fascino ad un Ghost Rider inedito, ed è Gabriel Luna ad interpretarlo sia in abiti civili sia in motion capture. Non era semplice introdurre il personaggio, sia in termini di sceneggiatura sia soprattutto in termini di messa in scena, ma il risultato riesce ad essere molto buono per il primo caso e soddisfacente per il secondo; la storyline del Rider è abilmente inserita nelle dinamiche dello S.H.I.E.L.D. e col passare delle puntate viene pian piano alla luce il suo background (molto simile alla controparte cartacea), che permette di dare un certo spessore e di empatizzare col personaggio di Robbie Reyes senza ridurlo semplicemente al suo alter-ego col teschio infuocato. Interessanti e divertenti sono le reazioni del resto dei personaggi alla vista del Rider (d’altronde erano abituati ad Inumani e Asgardiani…ma non a questo) così come il rapporto con Robbie Reyes alla luce di ciò in cui può trasformarsi, e che loro non sono in grado di comprendere; a tal proposito, come da schema Marvel non mancano battute e momenti “leggeri”, che riescono tuttavia comunque ad essere meno invadenti rispetto ad altre grandi produzioni Marvel.

Per quanto riguarda la messa in scena di Ghost Rider, non di certo semplice, c’è da dire che in generale Agents of S.H.I.E.L.D. è sempre riuscita ad avere uno standard abbastanza alto in termini di effettistica (proporzionato ad un budget da serie TV, ovviamente) e anche in questo caso riesce a fare un buonissimo lavoro con il teschio-e non solo-infuocato impersonato da Gabriel Luna. Naturalmente il risultato visivo non può essere paragonabile a quello dei film precedentemente citati (almeno gli effetti speciali li impiegarono bene!), ma complessivamente questo Ghost Rider ha ben poco da invidiare al suo predecessore.  -Nota di merito per la sua entrata in scena nella puntata di apertura: solamente intravisto dopo i primi 3-4 minuti – nominato tra lo scetticismo di tutti per quasi l’intera puntata – uscito allo scoperto con tutto il suo “ardore” negli ultimissimi minuti. Ottima scelta!

Come già detto la stagione 4 di Agents of S.H.I.E.L.D. non finisce certo qui, e il finale di questa prima parte lascia intendere che le minacce non sono affatto finite; se all’interno dell’agenzia pare che sia stato in gran parte ripristinato l’ordine, il pericolo potrebbe arrivare da qualcosa di inaspettato (o forse no?)…

Appuntamento a gennaio con la seconda parte: LMD.




Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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