Netflix sta scommettendo con convinzione sui romanzi e racconti del grande Roald Dahl, scrittore per l’infanzia di talento e fama incredibili, e questa è una grande notizia. Dopo il pessimo adattamento de Le Streghe targato Warner, infatti, si spera che la piattaforma sia in grado di fare di meglio, soprattutto considerando altri contenuti pazzeschi rivolti ai giovani che è già stata in grado di sfornare, come ONI, She-Ra e City of Ghosts.
Matilda The Musical (Roald Dahl’s Matilda The Musical in originale) conferma decisamente che le intenzioni sono più che buone. Diretto da Matthew Warchus, è esattamente come ogni vero film per bambini e ragazzi che si rispetti dovrebbe essere: sa arrivare al cuore di chiunque grazie alla sua storia coinvolgente dalle molteplici chiavi di lettura, a cui si aggiungono canzoni meravigliose e una recitazione a livelli altissimi.
Il film si basa sul musical teatrale con libretto di Dennis Kelly e musiche di Tim Minchin (che riprendono gli stessi ruoli di sceneggiatore e compositore anche qui), a sua volta tratto dal celebre romanzo di Dahl. Parla della giovane Matilda, figlia non voluta di due genitori che la trascurano e neanche si preoccupano della sua istruzione. La bambina fortunatamente è un genio e sa ribellarsi, facendo più volte valere il fatto che è piccola e quindi anche in diritto di non essere funzionale (in poche e disgraziate parole, di non doversene stare per forza solo zitta e buona); a causa di questo contesto, cerca costantemente di evadere dalla realtà leggendo libri a non finire presso la libreria ambulante della sua unica amica, Miss Phelps.
I servizi sociali però si rendono conto che qualcosa non va, e obbligano i genitori a iscriverla all’istituto Crunchem Hall, gestito dalla dispotica preside Agatha Trunchbull. Per fortuna, Matilda viene assegnata alla classe della maestra Miss Jenny Honey, donna di buon cuore convinta che l’empatia e l’incoraggiamento siano le tecniche migliori per insegnare qualcosa. Il padre però mette una cattiva parola sulla figlia fin da subito, descrivendola come piantagrane, così la Trunchbull si scaglia continuamente su di lei per mostrare che nella sua scuola i bambini devono essere piegati e distrutti per essere “educati”. Così, tra direttrici/dittatrici, compagne e compagni vessati e adulti vittime di bullismo, con il suo genio e la sua fantasia Matilda prende in mano le redini della sua storia, convinta che non deve arrendersi solo perché sembra già scritta, ma che può cambiarla per farla andare come vuole lei.
Il regista conosce bene i tempi in cui Roald Dahl ha scritto e ambientato la storia, vicini a quello del suo film di successo Pride, nonché gli stessi narrati da Billy Elliot e dall’album The Wall dei Pink Floyd: una Gran Bretagna degli anni ’70/’80 stanca, con istituzioni soffocanti e rigide tra cui in primis la scuola, dove l’ossessione per il controllo rischia di distruggere sul nascere le nuove generazioni e i loro desideri di libertà, insieme al diritto di poter essere bambini senza dover entrare in un’ottica capitalista di “produttori perfetti” fin da piccoli, idea alla quale ci si ribella.
Oltre alla trama, farina del sacco di Dahl, questo film è realizzato nel migliore dei modi: ha una sceneggiatura brillante, che comprende anche i testi diegetici delle canzoni; un impatto visivo ottimo tra scenografia, fotografia, costumi e trucco (peccato solo per qualche effetto digitale, ma ci si può passare su); una musica avvolgente e trascinante così come le coreografie, e canzoni che portano a commuoversi. Per quest’ultimo punto il merito va in particolare a un cast eccezionale, che vede all’opera sia attrici con più esperienza sulle spalle come Emma Thompson e Lashana Lynch, sia giovani star come la protagonista Alisha Weir e tutti gli altri studenti e studentesse.
Complimenti davvero dal profondo a Netflix per questo gioiellino. Spero proprio che sia un segnale che permetta di lasciarsi cose come Le Streghe alle spalle e portare ai bambini di tutte le età altre storie di Roald Dahl adattate con testa e cuore come questa.
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