Disney, l’ipocrisia e il caso Nimona

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La Disney è forse la più grande multinazionale dedita all’intrattenimento al mondo, e come spesso accade con colossi di questo tipo la sua storia è macchiata da fatti gravi (come lo sfruttamento minorile in paesi asiatici e africani per produrre merchandise). È ironico se poi pensiamo all’immagine che cerca di vendere di se stessa, come la casa dei buoni sentimenti inclusiva che ha a cuore tutte le persone al mondo. Questi sono bellissimi ideali in cui molti credono davvero portandoli avanti con azioni concrete, ma è evidente che per i capoccia del Topo si tratti solo di argomenti di facciata con i quali rivestirsi e vendere infinitamente di più anche prodotti scadenti.

Questa è tuttavia la cosa meno grave paragonata alla loro totale incoerenza, perché poi quando una serie o un film mostra un personaggio importante con caratteristiche queer viene immediatamente ostacolata o falciata via per paura di bruciarsi una fetta di pubblico o, detto in altri termini, di vendere meno (com’è successo con Gravity Falls o The Owl House). Nonostante questo, nei Disneyland statunitensi durante il Pride Month non mancano torte e gadget arcobaleno, in onore di un “orgoglio” nel quale palesemente non credono, scatenando inoltre le ire di un buon numero di persone cis etero (soprattutto uomini, misogini spesso alla stregua di incel), che si scagliano ingiustamente contro la comunità LGBTQI+.

A testimoniare ulteriormente una grande ipocrisia, la Disney ha donato circa 250 mila dollari ai senatori repubblicani della Florida che di recente hanno votato la cosiddetta legge “Don’t Say Gay“, la quale dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio ponendo il divieto di discutere di orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole elementari, salvo poi condannare la stessa in seguito alle proteste. Tutta questa situazione ha fatto emergere un po’ di altarini, come dipendenti Pixar che raccontano di come negli anni la casa del Topo abbia tagliato fuori praticamente ogni possibile scena o risvolto omosessuale o queer, del trattamento riservato ai dipendenti non cis e non etero, o di quanto sia ridicolo che 8 film di fila siano stati annunciati come i “primi” con personaggi queer.

In tutto questo, negli ultimi anni sono emerse due grandi artiste che hanno lavorato per tante compagnie meno che Disney, guarda caso: Noelle Stevenson e Molly Knox Östertag, fumettiste, content creator e coppia sposata. Di Östertag ve ne ho parlato qualche tempo fa in merito alla saga de Il Ragazzo Strega, e come ricordato sempre in quella occasione Stevenson è invece famosa per il remake di She-Ra uscito su Netflix un paio di anni fa. Oltre questo hanno realizzato un sacco di fumetti, alcuni dei quali pubblicati anche in Italia da varie case editrici, pieni di elementi fantastici e ricchi di azione, umorismo, romanticismo e personaggi o comunque tematiche LGBTQI+, espresse in modo mai banale ma, al contrario, stimolante sotto più punti di vista.

Uno di questi è sicuramente Nimona, edito in Italia da Bao. Lo stesso anno della sua pubblicazione, ne acquisì i diritti per un adattamento Blue Sky Studios, conosciuto principalmente per i film de L’Era Glaciale. All’epoca lo studio era sotto la Fox, pertanto successivamente è stato incluso nell’acquisizione da parte della Disney, che però lo ha chiuso nel 2021. Pare che la Disney non sia stata troppo entusiasta di perseguire gli aspetti più marcatamente LGBTQI+ della vicenda e della protagonista (che essendo mutaforma si rifiuta di essere identificata con un sesso di appartenenza), avendo persino richiesto esplicitamente l’eliminazione di un bacio omosessuale.

Il lavoro sul film rischiava di andare del tutto perso, ma per fortuna è stato ripreso da Netflix, che ha peraltro confermato alla regia gli autori che se ne stavano occupando alla Blue Sky, cioè Nick Bruno e Troy Quane. Le animazioni ora sono state affidate DNEG, nota azienda inglese di effetti visivi, da poco datasi anche all’animazione in CGI con Ron – Un amico fuori programma.

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Insomma, ci sono tutti i presupposti per qualcosa di incredibile. La Disney si è dimostrata ancora una volta per quello che è, venendo smascherata dalla potenza di un’artista meravigliosa come Stevenson e dall’amore dei fan e della community, e questo è già un motivo sufficiente per gioire. Chissà, magari Nimona verrà candidato agli Oscar tra i film animati del 2023 e metterà a segno un altro duro colpo come fatto da La Città Incantata, Shrek o Into the Spider-Verse, anche se non avendo vinto film come Wolfwalkers o Flee abbiamo pochissime speranze. Sognare però non costa nulla, e queste soddisfazioni non hanno prezzo.

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Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

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