Captain Marvel

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Carol Danvers ha fatto finalmente il suo debutto sul grande schermo, raccontandoci la storia di come, da pilota militare, è diventata un soldato d’elite della razza aliena Kree, strenuamente impegnata nella guerra contro gli Skrull, creature mutaforma che sembrano voler invadere ogni pianeta della galassia.

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Puntiamo subito l’elefante nella stanza: Captain Marvel è un film che vive quasi esclusivamente in funzione del Marvel Cinematic Universe, anche più di Ant-Man and the Wasp. La differenza tra questi due film “di transizione” tra i titanici Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame sta nel fatto che Ant-Man tutto sommato è godibile anche di per sé ed è utile essenzialmente ad Endgame, mentre Captain Marvel guarda anche oltre, alla fase 4 del gigantesco progetto dei Marvel Studios, quindi ha bisogno di creare molti più collegamenti e diventa per forza di cose pienamente godibile solo se si conosce il quadro generale.

Tolto questo, il film risulta particolarmente significativo nell’universo cinematografico Marvel anche perché dopo un decennio è il primo ad essere completamente incentrato su una protagonista femminile, proponendo un modello di supereroina molto diverso da quello, ad esempio, della bomba sexy Vedova Nera. Captain Marvel è un cinecomic importante per le donne tanto quanto Black Panther lo è stato per la comunità afroamericana, perché allo stesso modo va a disinnescare insulsi pregiudizi mettendo tutti sullo stesso piano. Tutto ciò senza ricorrere ad una ridondante retorica femminista.

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Non so proprio che film abbiano visto certe persone, ma il “becero femminismo” di cui l’accusano io non l’ho affatto percepito. E dire che sono il primo a provare fastidio quando certi temi vengono inseriti a forza nelle storie. Qui è vero che abbiamo molte donne al centro delle vicende, che la figura femminile in generale viene valorizzata, ma avviene tutto in maniera molto naturale, con una buona contestualizzazione. Il femminismo che c’è in Captain Marvel è del tipo più sano, che ricerca la parità mostrandola, senza parlarne mai esplicitamente, mettersi a demonizzare la figura dell’uomo o chissà che altro.

Carol è semplicemente una donna molto forte, che sa badare a se stessa e che non ha bisogno di mostrarsi scosciata per farsi apprezzare, senza per questo perdere femminilità. Da uomo, non mi sono mai ritrovato a concentrarmi sull’aspetto fisico del personaggio, ma sulle sue vere qualità, ammirandone il carattere e la straordinaria potenza, e questa cosa non è da sottovalutare. Secondo me la percezione di un eccessivo femminismo non viene da vere colpe del film, ma da quanto alcuni soggetti (anche senza riuscire ad ammetterlo) si sentano poco a proprio agio con tutto questo, a differenza che con un personaggio femminile come Wonder Woman, che pur essendo altrettanto forte ed importante rientra in canoni più classici: costume succinto, storia d’amore col belloccio di turno che poi ha comunque un ruolo da eroe…

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Parlando del film in sé, Captain Marvel non è nulla di entusiasmante. Si tratta di una più che apprezzabile origin story con almeno un paio di colpi di scena notevoli e un bell’equilibrio tra azione ed umorismo (in cui purtroppo non mancano una o due battute più infantili), ma pecca anche di qualche momento morto e in più occasioni propone soluzioni narrative troppo sbrigative o comunque poco convincenti.

Il suo essere ambientato nel 1995 lo rende praticamente un prequel di tutto il Marvel Cinematic Universe, e qui torniamo a quanto detto all’inizio: molto dell’interesse che suscita dipende dalla conoscenza di quest’ultimo, perché qui ci vengono spiegati dettagli come la ferita all’occhio di Nick Fury, com’è nato il progetto Avengers e perché proprio con questo nome, e viene chiarito anche il motivo per cui Fury non ha mai chiamato Carol prima di Infinity War. Guardando avanti invece c’è da considerare l’introduzione degli Skrull, che ci lascia molti interrogativi su se e soprattutto come i Marvel Studios torneranno a proporli nella fase 4, ma sorge qualche perplessità anche sul potere esagerato della protagonista, perché se non sviluppato nel modo giusto rischia di appiattirla.

In merito al cast, Brie Larson si è confermata perfetta per il personaggio, ma la sua interpretazione è stata piuttosto nella norma, invece non credo ci sia bisogno di sottolineare ancora la bravura di attori come Jude Law o Samuel L. Jackson (anche se qui Fury è ridotto un po’ a una macchietta), piuttosto direi che è straordinario vedere quest’ultimo ringiovanito di circa 20 anni. Poi c’è Ben Mendelsohn a cui da qualche film a questa parte (Rogue One, Ready Player One, Robin Hood) sembrano affibbiare sempre lo stesso personaggio, che gli esce molto bene ma, insomma, alla lunga anche basta. Il personaggio che vi colpirà più di tutti però sarà Goose: se vi capiterà di prendere un gatto dopo aver visto il film sarete tentati di dargli lo stesso nome. Forse. Dipende da quanto siete impressionabili.

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Captain Marvel completa il quadro del Marvel Cinematic Universe che conosciamo aggiungendovi dei tasselli mancanti e allo stesso tempo ci traghetta verso quello che potremmo aspettarci nel post-Endgame, dove molte cose cambieranno. In tutto ciò, porta anche sul grande schermo un personaggio importante per l’epoca in cui viviamo, una supereroina della quale vengono messe in evidenza sopra ogni cosa le straordinarie abilità e la tenacia, senza cadere nella trappola di applicarle connotati prettamente maschili, ma lasciandole la sua femminilità: un ottimo esempio per le nuove generazioni nonché un personaggio in grado di suscitare un’ammirazione trasversale. Non di certo il miglior film dei Marvel Studios, ma da non perdere per diverse ragioni tra cui, ovviamente, le due scene post-credits.




RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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