Argylle – La super spia

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Voto:

Chi come il sottoscritto aspetta con trepidazione il quarto capitolo di Kingsman probabilmente dovrà portare pazienza ancora per qualche anno, ma nel frattempo Matthew Vaughn è tornato a deliziarci con una spy story tutta nuova, basata sul romanzo della “vera” Elly Conway (pseudonimo dietro il quale leggende metropolitane vogliono si celi addirittura Taylor Swift).

Argylle vede al centro delle vicende proprio Elly (interpretata da Bryce Dallas Howard), scrittrice di romanzi di spionaggio con protagonisti Argylle (Henry Cavill) e la sua spalla Wyatt (John Cena), che viene trascinata insieme al suo gatto Alfie in una vera faida tra spie e società segrete. Questa assurda situazione è innescata dal fatto che, incredibilmente, Elly con le sue storie si è avvicinata fin troppo alla realtà e questo ha iniziato a insospettire e infastidire qualcuno. Ad accompagnarla e proteggerla in questo turbinio di avventure sarà la spia Aiden (Sam Rockwell).

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Argylle dimostra ancora una volta quanto Matthew Vaughn sia perfettamente capace e a suo agio nel gestire in maniera scanzonata e leggera un genere solitamente molto serioso (basti pensare a saghe come Mission Impossible o 007), pur mantenendo quel velo di serietà (per usare un eufemismo) senza il quale si sfocerebbe esclusivamente in una parodia. Intendiamoci, il regista come di consueto si diverte a giocare con gli stilemi del genere e la componente parodistica è ben presente nel film, ma mai così accentuata da poterla mettere sullo stesso piano di Hot Shots o Una pallottola spuntata, per fare qualche esempio.

Uno dei punti forti di Argylle è un cast stellare ben amalgamato. Le facce di bronzo di Henry Cavill e John Cena svolgono alla grande il loro compito, Bryan Cranston gigioneggia nella parte del cattivo, Samuel L. Jackson si diverte nella piccola parte di… sé stesso, Bryce Dallas Howard si ricorda di saper recitare e soprattutto di togliersi i tacchi quando deve correre, e Sam Rockwell brilla come mattatore assoluto del film. Inoltre c’è Dua Lipa, smaniosa di ritagliarsi uno spazio anche nel mondo del cinema.

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La ricetta del regista è sempre la stessa apprezzata nei suoi precedenti lavori: una regia dinamica, grandi scene action girate molto spesso in piano sequenza (un marchio di fabbrica sin dai tempi di Kick Ass), musiche su licenza perfettamente inserite nell’azione e nella storia, e a fare da contorno una comicità esilarante, mai puerile o banale.

Bryce Dallas Howard riesce benissimo a calarsi nella parte della scrittrice timorosa e introversa, creando un ottimo contrasto con Sam Rockwell qui in versione Ethan Hunt, sfrontato e in stato di grazia. La sceneggiatura poi ha il pregio, oltre a molte trovate interessanti, di assestare un paio di bei colpi di scena che cambiano le carte in tavola riguardo proprio gli atteggiamenti e i comportamenti dei personaggi, rendendo ancor più valida e sfaccettata la prova attoriale del cast. Rivedibili invece le parti del gatto Alfie, utile e divertente nell’economia della storia, ma spesso messo in scena con una CGI piuttosto pacchiana.

Matthew Vaughn questa volta si diverte a giocare molto sulle identità, su cosa sia reale e cosa no, su come la fantasia possa mescolarsi alla vita vera o addirittura farne parte; tutti archetipi del genere portati all’esagerazione, ma messi in scena senza mai prendersi troppo sul serio. Non manca anche qualche forzatura, sia ben chiaro, ma in fondo da un film del genere non bisogna pretendere chissà quale attinenza alla realtà. Tutta la ricerca su chi sia veramente chi, di chi ci si possa veramente fidare e dove sia finito l’oggetto X, viene diluita in una discreta serie di lungaggini, continui cambi di location e qualche giro a vuoto che rischiano in alcuni, seppur brevi, frangenti di spezzare il ritmo della storia. Non a caso 15-20 minuti in meno dei 135 totali avrebbero senz’altro giovato alla pellicola.

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Argylle, che nasce come primo capitolo di una potenziale trilogia, ha tante cose da raccontare, probabilmente troppe, ma al netto di qualche difetto figlio soprattutto della voglia di strafare è senza dubbio una divertente spy story da cui molte pellicole analoghe, dai toni anche più seriosi, avrebbero solo da imparare. Vaughn ripropone con qualche variazione sul tema una formula valida, solida e ben oleata, realizzata con gran mestiere e senza troppe pretese, ma capace di conciliare grande cinema action e una leggerezza più adatta a tutti. Correte al cinema, divertirvi senza necessariamente spegnere il cervello e rimanete per la scena mid-credits, perché potrebbe aprire scenari molto interessanti.

Un ringraziamento speciale a Universal Pictures Italia




Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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