Jusant (Xbox Series X)

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Jusant, termine francese che indica la marea che si ritira. Con queste parole inizia la parabola di Jusant, ultima fatica della casa francese DON’T NOD, nota al pubblico soprattutto per il mai troppo lodato Life is Strange.

Un viaggio verso la cima, con qualche spunto allegorico, per salvare la nostra casa da una siccità di origini sconosciute. Altrettanto sconosciuto è il protagonista, di cui vestiamo i leggeri indumenti in compagnia di uno strano esserino, la cui centralità ai fini dello sviluppo narrativo si intuisce fin dalle prime battute.

jusant don't nod misteri

Relitti, deserto e resti del passaggio di una civiltà una volta fiorente ci catapultano da subito in un’atmosfera malinconica, una narrazione silenziosa interrotta solo dal brusio del vento e dai panorami mozzafiato quando ci si volta per riprendere fiato prima di proseguire. Di fronte a noi un’imponente torre, la cui vetta si perde tra le nubi. La storia, in Jusant, è affidata completamente all’ambiente, lasciando al giocatore la libertà di scoprire attraverso testimonianze testuali che fine abbiano fatto tutti: lettere tra amanti, avvertimenti e consigli pratici sono solo alcuni esempi dell’evocazione di un mondo passato, abbandonato in fretta e furia con la flebile speranza di potersi rifare una vita altrove.

Tra questi veniamo a conoscenza di Bianca, giovane ragazza che intraprende insieme ad un gruppo di compagni la scalata della torre, in controtendenza con la maggioranza della popolazione che invece guarda alla pianura sottostante come possibile salvezza. Alle pagine del diario di Bianca, unica vera fonte dei punti di riferimento che tratteggiano la storia di Jusant, è stata data una cura particolare; sono scritte in maniera delicata ma precisa, tra le righe traspare l’emozione di una ragazza alla ricerca di avventura, desiderosa di mettersi in gioco, poi di una donna matura che ha dato tutto per la sua terra. Fino alla fine della nostra salita seguiremo le sue orme d’inchiostro.

jusant gioco arrampicata

La salita è l’unica cosa che conosciamo fin dall’inizio dell’opera. Jusant è, dal punto di vista ludico, un gioco di arrampicata, pura e semplice, intervallata solo da pause contemplative. Il movimento del protagonista dipende dalla pressione alternata dei grilletti del pad, che invece diventa simultanea quando ci si aggrappa ad un appiglio. Dapprima incerti, proseguendo si prende dimestichezza con la meccanica, peccato solo che nel corso dell’avventura questa non venga approfondita o arricchita più di tanto. È in questo ambito, secondo la mia opinione, che DON’T NOD avrebbe dovuto osare di più.

Il gioco è concepito per essere semplice (è impossibile morire), non vuole rappresentare una sfida e fa bene, ma mi sarei aspettato qualcosa in più dal punto di vista del level design: c’è solo sparso qua e là qualche banale rompicapo ambientale ma nulla più, e la strada si dipana sopra ai nostri occhi con un’architettura ludica fin troppo semplicistica, finendo per risultare ripetitiva in più di un’occasione. Si devia dal percorso prestabilito solo per la raccolta di alcuni collezionabili, aggiunte gradite e alcune volte utili alla comprensione del mondo, ma non indispensabili per proseguire l’avventura.

A mio avviso, forse con una progressione del genere si sarebbe dovuto intensificare il ritmo della narrazione ambientale, o accorciare alcune sezioni di arrampicata, specie nella parte centrale del gioco. Il climax finale difatti, unito a qualche percorso che bisogna affrontare con un po’ più di senno, risulta efficace e stimolante.

jusant don't nod protagonista

Dal punto di vista grafico e stilistico invece nessun appunto. Jusant percorre la strada del film d’animazione e lo fa in maniera magistrale, seppur poligonalmente semplice. Coralli che si aprono al nostro passaggio, vegetazione lussureggiante e arido deserto, roccia e alberi sferzati dal vento, tutto si mescola nella tavolozza di colori brillanti messa in campo dallo studio francese. Non saranno pochi i momenti in cui verrà voglia di sostare per un po’, giusto per leggere una lettera lasciata in sospeso o guardare quel relitto nel deserto che ormai si è ridotto ad un puntino.

Tecnicamente stabile e dal frame rate granitico (salvo rare occasioni) nel corso delle mie 9 ore abbondanti di giocato, Jusant si è comportato in maniera egregia sulle piattaforme da me provate, PC e Xbox Series X, dove tra l’altro è disponibile per gli abbonati a Game Pass. Solo alcune texture, in particolare della roccia, tradiscono la versione console. Menzione speciale per le musiche, che sporadiche ma puntuali nell’accompagnamento immedesimano il giocatore nell’atmosfera, sfociando a volte nell’onirico, e donando quel tocco in più a momenti già di per sé incantevoli durante il lungo percorso verso la vetta.




Boligno Articoli
Videogiocatore da che ho memoria e lettore accanito, ritengo il videogioco una delle massime espressioni di arte al pari della letteratura e della poesia, altra mia grande passione. Divoro tutto il divorabile, con una predilezione per i giochi di ruolo e gli sparatutto.

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