Fai Rumore, l’antologia a fumetti del collettivo Moleste

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Voto:

… Spesso nel dibattito pubblico il discorso sulle molestie e sulle violenze viene affrontato nei termini sbagliati. Quando non ci si limita alla conta dei casi, che non rispecchia in alcun modo la complessità dei vissuti, ci si affida a una narrazione che riproduce la divisione in ruoli che è già presente nella società: le donne sono raccontate come elementi passivi, come figure che subiscono la violenza senza via di scampo. Il ruolo della vittima è ambivalente e rischia di diventare una prigione. Per questo è così importante creare una contro-narrazione, che si prefigga non solo di rompere il silenzio, ma anche di riempirlo di parole che abbiano senso“.

Queste parole scritte da Jennifer Guerra come prefazione ci lanciano direttamente in ciò che è Fai Rumore – Nove storie per osare, antologia a fumetti che porta le firme di alcune autrici e un autore facenti parte del collettivo Moleste, pubblicata da Il Castoro.

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Ogni storia, curata sia da autrici complete che da più mani, viene raccontata in modi e con stili molto variegati, andando a toccare temi come gaslighting, grassofobia, NCP (non consensual pornography) e molto altro, tra cui l’ingiusta e orribile paura di tornare a casa da sole passata una certa ora. Le vicende personali messe su carta non solo possono toccare e far sentire capite le lettrici, ma sono in grado di arrivare potenzialmente anche ai lettori, facendo loro interrogare su chi sono, come si possono essere comportati in passato, su cosa possono fare ora.

Tuttavia, e spero che questo sia il più possibile chiaro, tutto ciò non deve essere visto come una fonte di “sensi di colpa” dal quale prendere immediatamente le distanze o da denigrare e insultare a suon di critiche insipide e per nulla costruttive come “Io non ho mai stuprato” o “Anche gli uomini subiscono violenza”. Oltre a non portare avanti il discorso e avanzare solo giustificazioni personali, infatti, così facendo ci si allontana da quello che è il punto di questa antologia, ovvero che la violenza fisica è solo la cima dell’iceberg, sotto il quale troviamo un grande e strutturato sistema che permette che ciò accada.

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I nove racconti, ognuno con il suo splendido e unico stile sia di disegno che di scrittura, sviscerano questo mondo marcio, ne mostrano la natura intrinsecamente malata e urlano con crudezza e sincerità tutto l’ingiusto disagio che provoca, lasciando adito alla speranza di un possibile e fattibile domani migliore. Forse l’unico difetto di Fai Rumore, non proprio imputabile ai racconti in sé, è stato sottolineato da una parte di coloro che sostengono il collettivo: in quanto prodotto acquistabile, com’è giusto che sia dal momento che è realizzato da persone addette ai lavori, corre il rischio di rimanere nella bolla di coloro che già si interessano di questi argomenti e non arrivare a chi dovrebbe, ovvero chi è recidivo in comportamenti tossici e violenti e continua a perpetrarli credendosi nel giusto.

Va anche detto che chi ha lavorato a questa antologia e in generale le persone che fanno parte del collettivo, essendosi esposte e in quanto survivor, hanno sicuramente difficoltà a inserirsi in altre realtà editoriali per tutte le problematiche esposte nell’articolo La vita di una fumettista è piena di insidie, ma fortunatamente la casa editrice Il Castoro ha a cuore queste tematiche e lotte, e ha fieramente pubblicato questo volume, i quali proventi possono sostenere loro e le loro iniziative. Inoltre, non sta solo a chi vive queste orribili esperienze e riesce a narrarcele di combattere per sé stesse e le loro sorelle, ma è una battaglia delle intere comunità in cui tutto questo viene perpetrato, e quindi nostra.

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Come scrive Benedetta Lo Zito nel suo saggio No significa no, bisogna creare una cultura del consenso per combattere la cultura dello stupro: “L’idea che altrɜ portino quello steso peso addolora, ma un po’ alleggerisce. Lo condivide. E trasforma il lutto in rabbia, perché se lo stupro si basa sulla fiducia nell’omertà delle vittime a causa della loro vergogna, creare un discorso universale di lotta (pur nelle nostre rispettive differenze) permette finalmente di dichiarare al mondo intero che no, non ci vergognamo più, perché non è mai stata colpa nostra. Lo stupro è e sarà sempre politico, non sessuale. È un crimine d’odio e basta. Per cui, se hai una storia da raccontare, se puoi, se ce la fai, raccontala. Parla. Sii forte, rumorosa, dai fastidio. Non nasconderti più“.

 

Chirano Articoli
Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

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