Il sogno della regina in rosso

il sogno della regina in rosso abeditore recensione

Voto:

Vorrei introdurre l’opera in questione con una piccola introduzione presente sul sito di ABEditore, in modo da far comprendere innanzitutto il contesto in cui nasce questo libro e la sua evoluzione, dato che si tratta di fattori fondamentali da tenere ben presenti:

Il sogno della regina in rosso non è solo la prima traduzione italiana assoluta di An Adventure: è anche, e soprattutto, la storia di un libro che nelle sue cinque edizioni, dal 1911 al 1958, avrebbe polarizzato il pubblico tra scettici e credenti, catturando l’attenzione di spiritisti e poeti, di filosofi e psicoanalisti, di fisici e di scrittori di fantascienza. Contemporanea di Freud e Georges Méliès, di H.G. Wells e di Albert Einstein, An Adventure è un’opera aperta, che possiamo leggere come un sogno o una storia di fantasmi, come un film su carta o – ancora – come un tentativo brancolante di afferrare la natura soggettiva del tempo: o come il racconto, infine, di due donne adulte che caddero nella tana di un coniglio, e del mondo incantato, surreale e spaventoso che trovarono una volta varcata la soglia.

Non è un caso che la traduzione sia ad opera di Fabio Camilletti, professore di Letteratura italiana all’università di Warwick, che negli ultimi anni ha lavorato anche a una Guida alla letteratura gotica e all’edizione italiana di Fantasmagoriana, oltre ad aver tradotto ed editato il manoscritto originale del Frankenstein e le opere di John Polidori. In quanto alle autrici, invece, Charlotte Anne Elizabeth Moberly (1846-1937) fu la prima direttrice di St Hugh’s Hall (1886), una residenza femminile di Oxford che sotto la sua presidenza si trasformò in vero e proprio college universitario, e riferì di molte esperienze paranormali vissute in prima persona; Eleanor Jourdain (1863-1924) fu una studiosa di Dante e insegnante di scuola, che nel 1915 succedette a Moberly nella presidenza di St Hugh’s, e neanche lei era nuova a esperienze insolite: si riteneva dotata di facoltà paranormali, a suo dire ereditarie.

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Ora che tutti i tasselli sono stati posizionati, possiamo addentrarci in questa pubblicazione targata ABEditore. Essendo un’opera non moderna, bisogna prima di tutto ricordarsi che è figlia dei suoi tempi, per questo molte piccolezze che a un occhio più disincantato o moderno possono sembrare normali, in realtà per le due donne erano con tutta probabilità qualcosa di straordinario.

Il libro riesce a creare l’illusione che i ragionamenti delle due donne siano però gli unici accettabili, intrappolando il lettore nel loro modo di pensare, e creando così un mirabile castello finzionale in cui si muovono allo stesso modo personaggi e pensieri. La verità su cosa possa essere reale o meno passa in secondo piano: come per Alice nel Paese delle Meraviglie si finisce per accettare il contesto narrativo, assecondandolo volentieri nel desiderio di scoprire sempre di più, e precipitando in un contesto altrettanto (se non più) disturbante.

Moberly e Jourdain rimangono profondamente segnate dall’esperienza vissuta, tanto da tornare ancora ad analizzarla dopo anni, nel tentativo di darsi delle risposte che sul momento non erano riuscite a trovare. Difatti, non era possibile che fossero riuscite a vedere la Versailles che non esisteva più dal 1789. Iniziano quindi a vagliare diverse ipotesi, dalle più concrete a quelle che sfociano nell’esoterico, ma capire come abbiano fatto ad assistere a quella visione comunque non le avvicina al perché di tutto questo.

il sogno della regina in rosso pagine

Il sogno della regina in rosso si rivela una sorta di esperimento che tuttavia, nella sua scorrevolezza, non presenta i difetti tipici di opere di questo tipo (mancanza di continuità, aggiunta indiscriminata di elementi parte dell’autore…), forse perché è per l’appunto un libro scritto a quattro mani seguendo le considerazioni delle due autrici, che sicuramente si sono sapute anche bilanciare nella sperimentazione. Un’altra grande qualità dell’opera è infatti la coerenza narrativa e stilistica: solitamente negli scritti a più mani emerge chiaramente il momento in cui un autore prende il posto dell’altro, mentre in questo caso sembra che sia tutto frutto di un unico autore. Il libro risulta molto godibile anche al giorno d’oggi, persino per i lettori disabituati a una prosa un po’ più “antica” (sicuramente in questo caso parte dei complimenti va al curatore).

ABEditore riporta nelle librerie italiane un affascinante mistero, raccontato con l’eleganza che può appartenere solamente a due giovani donne inglesi vissute a cavallo tra il 1800 e 1900. Il sogno della regina in rosso è un corposo volumetto ingraziosito dalla cura ormai ben nota della casa editrice, che permette un’immersione ancora più concreta nell’immaginario del passato. Questo libro è un’avventura tutta da scoprire, che offre svariati gradi di lettura e di approfondimento, donando al lettore uno spaccato sulla visione che tante persone avevano di determinati concetti. Leggere Il sogno della regina in rosso vuol dire essere presi dal mistero imparando anche qualcosina di storia.

Un ringraziamento speciale ad ABEditore

Nina-chan Articoli
Dolce, carina, coccolosa, sadica, affascinata dall'horror e dal creepy... insomma, gli opposti convivono in me. "Mani in pasta" ovunque con collaborazioni tra sceneggiature, recensioni, gestione di disegnatori ed autori, sono loro il mio mondo. Datemi libri, non fiori.

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