Vij, di Nikolaj Gogol’

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Grazie ad ABEeditore torna nelle librerie Vij di Nikolaj Gogol’, una fiaba dell’orrore che porta il nome della figura del Vij, apparsa per la prima volta nel 1835 all’interno della raccolta Mirgorod.

Il ritmo del racconto ricorda molto quello presente nel Faust, con un’alternanza giorno/notte dove il sole indica luce, bontà, realismo e umanità, mentre la notte è portatrice di magie e incanti (interpretati nell’accezione più negativa possibile). La contrapposizione tra sogno e realtà è molto forte, e lascia col dubbio che il sogno sia solo il frutto di deliri, oppure che possa essere diventato magicamente un altro aspetto della realtà stessa.

Due facce della stessa medaglia, come si vede anche nelle fiabe più moderne, dove spesso la magia è ancora collegata alle tenebre. Ma senza luce non ci sarebbe l’ombra e viceversa: non può esistere solamente la componente esoterica senza quella concreta, e lo stesso vale per il contrario.

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La storia di Vij, che si sviluppa in appena un’ottantina di pagine, vede al suo interno tanti personaggi che si muovono sullo sfondo di un’Europa dell’est ottocentesca, dicendo e facendo cose spesso non molto comprensibili al lettore (nonostante le note che traducono e spiegano le parole scritte in lingua straniera), in quanto troppo lontane dalla società attuale. Vij è un racconto che bisogna accettare così com’è, nel senso che ci sono due vie per affrontarlo: leggerlo senza porsi troppe domande sulle credenze e usanze del luogo e del tempo, oppure informandosi prima a dovere proprio per avere già tutte le risposte che occorrono. Una via di mezzo, in questo caso, renderebbe la lettura caotica e noiosa.

La storia è movimentata, a suo modo piena di azione, ma la prosa, che viene tradotta fedelmente dalla lingua madre in cui è stata scritta, il russo, può creare delle difficoltà al lettore. Il racconto non è suddiviso in capitoli e segue un andamento tipico del tempo, solo che data la lunghezza, decisamente superiore rispetto alle fiabe Grimm che di solito constano al massimo di una decina di pagine, rischia di diventare caotico. Insomma, Vij richiede studio e attenzione per essere apprezzato come merita, non è una scorrevole fiaba horror a cui tutti possono approcciarsi con facilità e spensieratezza. Anche il vocabolario, per nulla svecchiato, non viene particolarmente incontro ai nuovi lettori, proponendo molti termini che ormai risultano alquanto desueti nella lingua corrente, sia parlata che scritta.

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Vij rimane sospeso in un limbo in cui può essere molto apprezzato come anche passare in sordina. Non è un libro adatto a tutti, ma in ogni caso è da tenere in conto che fa senza dubbio la sua figura: come per tutte le sue pubblicazioni, ABEditore l’ha realizzato con cura, dandogli una veste estetica volutamente vintage, invecchiata, che dà la sensazione di avere tra le mani un volume di antiquariato. Persino il font utilizzato è stato sapientemente scelto, così come tutte le decorazioni e illustrazioni. Altra piccola ma notevole chicca è la versione in lingua originale inclusa nella seconda metà del libro, scritta in cirillico.

Pur non potendolo consigliare a chiunque, Vij è un libro in grado di centrare perfettamente il bersaglio quando trova il lettore giusto. Un’avventura dai toni esoterici e orrorifici che in alcuni tratti scade nel grottesco, in grado d’incuriosire e persino far sorridere, talmente sono esasperati e macchiettistici determinati personaggi. ABEditore ha dimostrato ancora una volta di saper curare in maniera rispettosa gioiellini come questo.

Un ringraziamento speciale ad ABEditore

    Nina-chan Articoli
    Dolce, carina, coccolosa, sadica, affascinata dall'horror e dal creepy... insomma, gli opposti convivono in me. "Mani in pasta" ovunque con collaborazioni tra sceneggiature, recensioni, gestione di disegnatori ed autori, sono loro il mio mondo. Datemi libri, non fiori.

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