Zero vol. 1 – Emergenza

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Voto:

A distanza di ben sette anni dall’uscita statunitense, grazie a SaldaPress arriva in Italia uno dei lavori più famosi e apprezzati dello sceneggiatore Ales Kot: Zero. L’opera è suddivisa in cinque volumi, il primo dei quali è intitolato Emergenza.

Le premesse sono, apparentemente, le più semplici del mondo. La breve sinossi contenuta nel volume recita:

Edward Zero è una macchina perfetta. Porta sempre a termine la missione che l’Agenzia gli affida.
Dopo essere stato inviato in una zona di guerra per recuperare un dispositivo innestato nel corpo di un terrorista geneticamente modificato, Zero capirà che ha sempre combattuto dalla parte sbagliata. Un viaggio deflagrante che ribalterà tutti gli stilemi delle spy-story.

Da avido consumatore di thriller e action – siano esse opere cartacee, film o serie TV – queste prime righe introduttive non hanno fatto altro che darmi la carica per gettarmi a capofitto nella lettura.

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Michael Walsh

La storia parte nel migliore dei modi: veniamo catapultati nel bel mezzo dell’azione. Facciamo subito la conoscenza del protagonista Edward Zero, agente freddo, calcolatore e ligio al dovere.

L’ambientazione è quella della striscia di Gaza, anno 2018: Edward, infiltratosi tra i corpi militari in guerra, deve appunto recuperare un misterioso congegno dal corpo di un soldato palestinese. Il soldato in questione non è un uomo qualsiasi, poiché è stato “biomodificato“. Il conflitto in cui Zero si trova invischiato è qualcosa di davvero inconsueto.

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Michael Walsh

Ad introdurci nell’azione frenetica del fumetto è il tratto di Michael Walsh, disegnatore nominato ai prestigiosi premi Eisner e ora collaboratore del celeberrimo Jeff Lemire. I suoi disegni sono crudi, oserei dire quasi geometrici. Nel Capitolo 1 del volume ho apprezzato in particolare il bilanciamento degli inchiostri: non appesantiscono le tavole, riuscendo comunque a sporcarle a dovere – soprattutto nelle scene d’azione – quando serve quella crudezza in più.

Lo scorrere degli eventi è molto dinamico (sia in questo capitolo che negli altri), complici l’uso di graffianti linee cinetiche, la plasticità dei personaggi coinvolti in azioni da capogiro e l’organizzazione lineare delle tavole. Tutto ciò rende la lettura scorrevole, senza sovraccaricare il lettore di informazioni; la sceneggiatura è infatti composta da dialoghi brevi e incisivi, qualche frase a effetto qua e là e un pizzico di pungente ironia.

Il sangue e la violenza esplicita sono di casa. Mi è piaciuta davvero molto la scelta di utilizzare il rosso come colore dominante in momenti precisi: sia nelle sequenze più adrenaliniche per illustrare esplosioni e sangue a fiotti, sia come metafora del pericolo e della morte che permeano le vicende.

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Tradd Moore

Quella che ci viene narrata nelle pagine successive è l’origin story di Edward Zero, che abbiamo già imparato a temere. Il disegnatore cambia ad ogni nuovo capitolo: per raccontarci i primi, infantili, passi del giovane agente segreto, Walsh passa la palla a Tradd Moore, la cui mano mi ha conquistato. Il suo tratto è decisamente più sinuoso e cartoonesco: dominano linee curve e tondeggianti e l’anatomia dei personaggi – a partire dai volti – è quasi caricaturale, a volte viene addirittura deformata.

Mentre Moore ci delizia con le sue tavole (le mie preferite in tutto il fumetto), ci vengono presentati la struttura e i personaggi portanti della trama. Zero non è il protagonista assoluto delle vicende, infatti viene affiancato dalla collega Mina Thorpe – amica d’infanzia, cresciuta insieme a lui – dal vicedirettore Zizek, enigmatica figura ai piani alti dell’Agenzia, e da Cooke, donna altrettanto misteriosa.

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Tradd Moore

Ales Kot non perde tempo nell’illustrarci i primi, fondamentali dettagli della storia: Zero e Mina, sin dalla nascita, sono stati plagiati – grazie anche alla frequente somministrazione di “droghe, proteine e ritalin” – così da diventare soldati infallibili e privi di emozioni. Ho adorato la gestione della sceneggiatura che alterna l’innocenza giovanile dei due agenti e la violenza implacabile della guerra. Il motto è uno solo “rendere il mondo migliore estirpando il male“.

Il mondo è un posto orribile. Questo è quello che facciamo per sopravvivere e prosperare in esso. Per poter fermare il male, dobbiamo annientarlo. Per poter fermare il male dobbiamo annientarlo e distruggerlo. E, un giorno, quando li avremo uccisi tutti, il mondo sarà un posto migliore, per questo.

Zero esegue gli ordini di missione in missione, di anno in anno, martoriando senza pietà ogni ostacolo sulla strada verso il prossimo bersaglio assegnatogli. Con lo scorrere delle vicende, la narrazione viene arricchita, di tanto in tanto, da documenti classificati o interrogatori che si legano alla trama e donano al lettore una prospettiva in più. Come se si potesse spiare dietro le quinte dell’Agenzia, che tira i fili di avvenimenti sempre più densi di interrogativi.

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Mateus Santolouco

Tornando al comparto grafico di Emergenza, trovo che Tradd Moore sia riuscito a dare una forte identità all’opera ed è stato quasi un dispiacere abbandonarlo in favore degli altri tre artisti coinvolti in questo volume. Mateus Santolouco, Morgan Jeske e Will Tempest sono infatti gli altri autori che è possibile apprezzare durante la lettura: i loro tratti sono tutti diversi e questo potrebbe destabilizzare i lettori che preferiscono opere più uniformi.

Con Santolouco la palette cromatica si espande, le tavole vengono arricchite da colori accesi che donano dei toni pulp alle azioni su carta. Questo stile può essere assimilabile a quello che contraddistingue il filone del fumetto americano classico. Perfetto insomma per una spy-story contaminata da una bella dose di fantascienza.

L’apporto di Morgan Jeske è quello che, sinceramente, ho apprezzato di meno in tutto il volume. Il suo tratto è sporco, rude, quasi grezzo e cozza con il lavoro degli altri disegnatori: vi è un distacco troppo brusco che i colleghi erano riusciti a evitare. Fortuna che le sempre presenti scazzottate non vengono rovinate più di tanto da quanto descritto, anche se perdono la nitidezza delle altre sequenze.

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Morgan Jeske

Will Tempest chiude questa prima parte della storia con le sue tavole minimali e asciutte, dove gli inchiostri sono ridotti al minimo indispensabile. Ho trovato questo ennesimo cambio grafico adatto alla conclusione: viene lasciato spazio a momenti più introspettivi o sequenze dove il lettore può “prendersi una pausa” dall’azione costante dei capitoli precedenti. Possiamo rilassarci… ma non troppo. In chiusura si sente già l’odore di nuova violenza pronta a esplodere.

Zero convince appieno con questo primo volume. Le sue 160 pagine volano tra le dita, il ritmo è frenetico, ma mai confusionario. Tutti i personaggi presentati finora sono ben delineati e la storia decisamente trascinante: ci si chiede già come andrà a finire per il nostro Zero, un’implacabile macchina da guerra coinvolta in un intreccio più grande di lui. Quando si tratta di spy-story, sono un giudice poco flessibile e devo ammettere che l’opera di Ales Kot ha già un posto nel mio cuore.

Un ringraziamento speciale a SaldaPress

Nefasto Articoli
Videogiocatore incallito, cinefilo dalla nascita, attore di teatro e batterista da diversi anni. Adoro approfondire qualsiasi cosa abbia a che fare con l'arte e l'audiovisivo: è difficile fermarmi quando inizio a scrivere o a parlare focosamente di ciò che amo.

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