HyperParasite (Nintendo Switch)

hyperparasite nintendo switch

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Avete presente gli anni ’80, o perlomeno quello stereotipo dalle tinte rosa di cui tutti siamo innamorati? Dai, quegli anni ’80 alla GTA Vice City, che si ritrova nelle copertine dei dischi dei Mötley Crüe, un po’ Scuola di Polizia e un po’ Silvester Stallone, con canzoni dalle percussioni che straripano di riverbero. Un decennio dove era ancora possibile scrivere personaggi estremamente stereotipati, dal pugile italo-americano, al russo super cattivo, passando per il punkettone con la testa a spazzola e il karateka giapponese, con tanto di bandana del sol levante sulla fronte.

Bene, quella è l’atmosfera che si respira in ogni secondo durante una partita a HyperParasite, gioco action sviluppato da Troglobytes Games che su console assume la giocabilità tipica dei twin-stick shooter/brawler.

HyperParasite personaggi
I ben 60 personaggi controllabili in HyperParasite sono tutti presi di peso da quanto di meglio gli anni ’80 potessero offrirci.

In HyperParasite il giocatore controlla un parassita alieno, una sorta di blob dal colore bluastro. Quest’ultimo può, col passare del tempo, imparare a controllare un sempre maggiore numero di ospiti, rendendo così le partite via via più semplici.

Il gioco vanta un ampissimo roster, forte di ben 60 personaggi diversi, ognuno con un suo personale moveset che include l’attacco base e quello speciale (dagli utilizzi limitati). In ogni momento è possibile uccidere il proprio ospite per impadronirsi di un altro umano a patto di possederne il cervello. In poche parole, il parassita può governare solo avversari di cui si è sbloccato, a suon di valuta in-game, il controllo. Il sistema proposto da HyperParasite è decisamente peculiare, dato che il gioco manterrà la memoria del parassita e alcuni oggetti dell’inventario anche dopo il game over.

HyperParasite boss
I boss di fine livello di HyperParasite sono arcigni e con diverse fasi.

Quando per la prima volta si riesce a battere uno degli immancabili boss di fine livello e, di conseguenza, a raggiungere un mondo successivo, ci si ritrova a doverne collezionare i cervelli presenti prima di rendere la sfida abbordabile. Infatti il parassita non è in grado di sopravvivere a lungo in mancanza di un ospite e, senza di esso, basterà un solo colpo per ucciderlo e decretare la fine della partita. Anche in questo, HyperParasite palesa la forte influenza che gli anni ’80 hanno avuto sul suo sviluppo, dato che il game over è quello classico, da cabinato arcade per intenderci.

Mantenimento dei cervelli a parte, una volta morti bisogna riniziare la partita e tentare la scalata fino al boss finale in sessioni mai facili da affrontare, anche con tutti i personaggi sbloccati. I mondi di gioco sono costituiti da concatenamenti di arene la cui disposizione sulla mappa è generata casualmente. Ciò aiuta a rendere meno noioso e frustrante il riavvio della partita, sebbene sia possibile rintracciare alcuni pattern di creazione dopo qualche ora di gioco.

HyperParasite stereotipi
Gli stereotipi la fanno da padrona in HyperParasite. Cosa c’è di più splendidamente stereotipato di un pugile italo-americano chiamato Rocco Marcellino?

HyperParasite su console e, in questo caso, su Nintendo Switch si comporta come un classico gioco action twin-stick con visuale top-down, affrontabile in singolo e in multiplayer. Il cursore presente sullo schermo aiuterà il giocatore ad indirizzare i propri colpi nella direzione voluta. In tutte le condizioni di gioco la visuale si dimostra perfettamente funzionale al gameplay senza creare alcun tipo di confusione e mettendo in mostra anche la buona grafica del titolo.

Sebbene non si possa gridare al miracolo, il comparto visivo compie il suo dovere sia in modalità portatile che docked, con un frame-rate stabile e il sapiente utilizzo di effetti di luce, esplosioni e colori. Il design dei livelli trae abbondantemente spunto dall’estetica di riferimento e porta il giocatore a scorrazzare per fogne, quartieri asiatici, distretti urbani degradati, aree industriali. Tutte quelle ambientazioni che i gamer della mia età conoscono (e amano) già dai tempi di Teenage Mutant Ninja Turtles.

HyperParasite Twin Stick
La visuale top-down di HyperParasite si rivela funzionale in ogni situazione e si sposa bene con i controlli twin-stick.

La colonna sonora segue alla perfezione il tracciato solcato dal character design e dal comparto grafico in generale. In HyperParasite le musiche vi prenderanno per mano e vi catapulteranno nei magici eighties con temi che ricordano le sigle delle serie tv più celebri del periodo. Artisticamente, HyperParasite porta con sé un pacchetto altamente coerente e bisogna ammettere che gli sviluppatori hanno saputo perfettamente maneggiare i più vividi stereotipi dell’epoca senza risultare banali e/o offensivi.

Le lacune del titolo sviluppato da Troglobytes Games sono tutte da rintracciare nell’estrema ripetitività propria del genere stesso. Dover ricominciare le partite (a volte anche piuttosto lunghe) per via di un banale errore può risultare frustrante per molti ma eccitante per altri, a seconda della sfida che il singolo giocatore cerca. Certo è che il prezzo a cui HyperParasite è offerto è decisamente corretto, visto che il gioco è capace di offrire dell’ottimo intrattenimento caciarone per svariate ore.

HyperParasite
Il vostro parassita non è l’unica forma non umana presente nel gioco. Anche questi misteriosi mercanti hanno origini non terrestri…

Troglobytes Games porta su tutte le principali piattaforme, Nintendo Switch inclusa, un gioco action con visuale top-down dal gameplay solido e dall’estetica azzeccata. HyperParasite è un videogame divertente, adrenalinico e difficile al punto giusto, pur con qualche pecca tipica di giochi del genere. Un titolo fortemente consigliato per gli appassionati e un acquisto da valutare per chi cerca un buon videogame action, magari da giocare in multiplayer.

Special thanks to Hound Picked Games




Vivo nella costante speranza che venga finalmente costruita un'astronave per Namek. Nell'attesa, tra una tazza di caffè d'orzo e una pizza Hawaiiana, impiego il mio tempo videogiocando e discutendo di argomenti che non interessano a nessuno. Nelle ore diurne sono un architetto.

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