Kingdom Hearts 3 (PS4)

kingdom hearts 3 art

Voto:

Sora, Paperino e Pippo (è così che il gioco ama presentarceli) sono finalmente tornati ad allietare milioni di fan impazienti di poter rivivere le loro avventure a spasso per i mondi Disney. Per la natura stessa del gioco, improntata come prima cosa alla narrazione, sarà difficile evitare spoiler; chiedo a chi ancora non ha giocato Kingdom Hearts 3 di essere clemente: cercherò per quanto possibile di evitare di rovinarvi l’esperienza, inoltre consiglio a chi è particolarmente intollerante di non proseguire nella lettura della recensione fin quando non avrà concluso il gioco.

kingdom hearts 3 sora olaf paperino

L’ultima fatica della collaborazione tra Square Enix e la produttrice di sogni per eccellenza, la Disney, è un tripudio di colori ed emozioni che mantenendo le promesse fatte mette finalmente un punto fermo alla saga del buon Xehanort, che ci accompagna dal lontanissimo 2002 e ormai iniziava ad accasciarsi su se stessa a causa di tutti i capitoli della quale è composta.

La nostra avventura inizia con una premessa già in parte anticipata in Dream Drop Distance: Sora deve recuperare i suoi poteri persi ed accrescerli in vista della battaglia finale contro l’oscurità, che deciderà le sorti del Kingdom Hearts. Con i nostri impavidi compagni inizieremo quindi a viaggiare tra i mondi dei film Disney cercando sia di proseguire nella nostra missione che di aiutare i nostri amici cartoonosi alle prese con i loro rispettivi antagonisti, aiutati, questa volta, dalle orde di Heartless e Nobody che, come da tradizione del franchise, ci pioveranno addosso una volta sì e l’altra pure.

kingdom hearts 3 pistole

Il sistema di combattimento di KH3 ha ereditato tutto dai suoi predecessori (compresi i difetti). La parola d’ordine è “spettacolarità“: i nostri eroi combattono come in una danza sfrenata a suon di Keyblade, comandi di reazione, fusioni, legami e magie. In questo capitolo sono state inoltre aggiunte le “attrazioni“, ossia particolari comandi di reazione che evocheranno delle giostre provenienti dai parchi a tema Disney, che ci permetteranno di infliggere danni elevati e su larga scala in poco tempo.

Se da un lato, come già detto, i combattimenti sono davvero spettacolari e una gioia per gli occhi, non si può dire altrettanto della loro difficoltà; morire sarà davvero arduo, quasi impossibile, anche nelle fasi di gioco più avanzate: in poco meno di 30 ore di gioco sono morto una sola volta PER MIA INIZIATIVA. Un vero peccato poiché il gioco nelle sue precedenti parti ci aveva abituato a meccaniche più complesse da padroneggiare e con molte meno risorse a disposizione.

Tralasciando l’endgame, non mi sono mai trovato nella situazione di dover usare una pozione o un etere. Persino i boss finali, che soprattutto nel secondo capitolo erano veramente degli scogli da superare, in questo terzo si sono sciolti come brina al sole al nostro passaggio.

kingdom hearts 3 boss

Per circa 20 ore di gioco saremo impegnati ad esplorare i vari mondi incontrando vecchie conoscenze come Winnie The Pooh e Jack Sparrow, o facendo nuove amicizie nei nuovi mondi introdotti come quelli di Toy Story e Big Hero 6. Tutto sommato però queste ore spese sono davvero inutili ai fini della trama, infatti durante tutto il tempo si ha l’impressione che siano un mero riempitivo per non scontentare mamma Disney e fare felici i fan affezionati alla formula. Tenderemo quasi ad affrettarci sperando che i mondi finiscano il prima possibile per arrivare alla vera parte succulenta del titolo. Il problema principale è la poca interconnessione tra gli eventi della trama e quelli dei singoli mondi, tant’è che saremo sì sempre circondati dall’ombra dei cattivi, ma le interazioni con essi risulteranno forzate e davvero troppo poco incisive.

Non fraintendetemi, alcune mete del viaggio sono davvero mozzafiato, ma non si può dire che sia un pregio legato al gioco in sé, quanto piuttosto alla gioia di poter vivere in prima persona nei regni che ci hanno accompagnato fin dall’infanzia. Insomma, il gioco in questa prima parte ha una qualità altalenante con mondi davvero dimenticabili fatti di strutture quasi “a corridoio”, dove oltre che correre da un luogo all’altro non faremo nulla, mentre altri mondi sono meglio congegnati con strutture free roaming come quello di Big Hero 6 o quello dei Pirati dei Caraibi.

kingdom hearts 3 cucina

Anche in questo capitolo, come di consueto, ci sposteremo nello spazio grazie alla Gummiship, ma al contrario del classico minigioco sparatutto a scorrimento, ci troveremo effettivamente a muoverci in uno spazio tridimensionale liberi di pilotare l’astronave come più vogliamo. Qui incontreremo dei nemici e alcuni boss (che ironicamente sono quasi più difficili dei boss canonici): tutto sommato è un’aggiunta carina che va a completare l’immenso parco di minigiochi e sfide che il titolo ci offre per sbloccare ogni singolo oggetto e creare ogni equipaggiamento possibile, anche se al contrario degli altri capitoli non se ne avverte veramente la necessità.

Il comparto audio si attesta su una discreta sufficienza. Nulla di eclatante, le musiche fanno il loro compito senza infamia e senza lode. Nota a parte per le canzoni Disney riarrangiate che sono veramente orecchiabili e gradevoli: non mi stuferò mai di ascoltare la versione sinfonica di “Un amico in me” di Toy Story.

kingdom hearts 3 finale

La parte effettivamente succulenta del gioco, e anche quella che stavamo aspettando tutti, è concentrata nelle ultime 8 ore della campagna dove finalmente avviene la tanto attesa battaglia finale nel Cimitero dei Keyblade, un mondo sospeso tra leggenda e realtà dove in continui ricorsi storici ci si scontra per il destino dell’universo. Queste ore sono una vera e propria volata di scontri interrotti ritmicamente da filmati che concludono praticamente tutte le vicende lasciate in sospeso nel corso di 20 anni. Verso la fine ci sono addirittura filmati da 60 minuti, che però tutto sommato sono abbastanza gradevoli e realizzati molto bene. Nell’epilogo e nel filmato finale segreto Tetsuya Nomura, director del gioco, ha rincarato la dose aprendo nuove questioni e ponendo nuove domande che spianano la strada ad un prossimo capitolo (chissà).

Tirando le somme, mi ritengo abbastanza soddisfatto dall’esperienza proposta da Square e da Nomura con Kingdom Hearts 3, ma con tutto il tempo che hanno avuto per realizzare il gioco mi aspettavo come minimo qualche accorgimento in più sia a livello tecnico (in alcune fasi concitate i cali di frame sono indecenti), sia per quanto riguarda il ritmo generale della narrazione. Il carico emotivo portato dietro da tutti questi personaggi, che sono cresciuti con noi videogiocatori, era enorme, ma si è sprigionato realmente in tutta la sua potenza solo nel climax finale, e pur lasciandomi piacevolmente appagato avrei decisamente preferito che il tutto fosse amalgamato meglio.

Il messaggio di amore e amicizia che Nomura ha voluto imprimere a tutta la saga è stato ribadito e confermato al suo termine con uno stupendo finale nostalgico. La parte più cinica di me avrebbe preferito che questo fosse stato il capitolo conclusivo di Kingdom Hearts, sarebbe stato il degno finale per le avventure di Sora e compari, ma la mia parte più emotiva in fondo è contenta per la possibilità dell’arrivo di nuovi capitoli ed emozionata all’idea di scoprire le prossime avventure dei nostri eroi del Keyblade.




TheAGE98 Articoli
Ho sempre avuto la mania di recensire tutto quello che leggo o a cui gioco consigliando (o costringendo) tutti i miei amici e conoscenti ad avvicinarsi a quella determinata opera.

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