Ride

ride film 2018

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Lanciarsi in bici lungo discese montane su sentieri stretti e sconnessi, arrampicarsi su palazzi senza essere assicurati con corde o moschettoni, fare parkour e saltare da un tetto all’altro. Questo è il mondo di Max e Kyle, due amici di vecchia data innamorati di ciò che è adrenalinico accomunati anche da problemi economici non facili da risolvere.

Quando un misterioso ed inaspettato invito ad una corsa in mountain bike con in palio ben 250000 dollari giunge ad entrambi, resistere alla tentazione del brivido e del denaro si rivela un’impresa ardua. Ciò che i due bikers non sanno è che la gara all’apparenza innocua presto lascerà cadere la propria maschera rivelandosi più pericolosa di quanto avessero immaginato.

Da questo punto ha inizio Ride, il nuovo film di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, già sceneggiatori e registi di Mine, che qui troviamo nuovamente ai testi e alla direzione creativa in stretta collaborazione con il regista Jacopo Rondinelli.

ride film 2018 bici

Sebbene il cast sia in larga parte composto da (ottimi) attori stranieri, ciò che aveva attratto l’attenzione del pubblico all’annuncio di questo progetto era la sua “Italianità”, tanto nella parte creativa quanto in quella economica. Ride infatti si può inserire in quel gruppo di opere italiane che, specialmente in anni recenti, hanno voluto raccontare storie differenti, allontanandosi da quelle commedie e quei film (fintamente) drammatici che per parecchio tempo hanno ottenuto una posizione rilevante nel panorama cinematografico del nostro paese, tanto per numero di produzioni quanto per incassi. Altre pellicole “ribelli” alle quali possiamo associare Ride sono ad esempio Lo chiamavano Jeeg Robot, Veloce come il vento Smetto Quando Voglio.

Come per queste, durante tutta la visione traspare la cura e l’amore con cui questo film è stato confezionato: spinti da vivo interesse e “voglia di far bene” i due autori esplorano zone ancora poco battute dal cinema nostrano, raccontando una storia a metà tra il realistico ed il fantascientifico, e strizzando l’occhio a quella narrativa resa celebre da opere come Black Mirror. La scelta assai peculiare di fare largo uso di riprese effettuate tramite action cam (telecamere poste su caschi o parti delle bici) permette a Rondinelli di sperimentare, lasciando spazio a riprese innovative e qualche virtuosismo piacevolmente inatteso.

ride film 2018 thriller

La trama, sebbene innovativa per il mercato italiano, riprende tematiche e spunti già trattati altrove riuscendo però a rielaborarli e presentarli in modo non banale, intrecciando gli elementi più distintivi del genere thriller, quello degli sport estremi e, ovviamente, quello sci-fi ottenendo un risultato ben bilanciato. Durante lo svolgersi degli eventi non capita che siano introdotti elementi in modo arbitrario solo perché necessari alla prosecuzione del film: ogni aggiunta ed ogni retroscena è contestualizzato e trova il proprio posto nel mosaico degli accadimenti.

Perfino la presenza delle macchine da presa è giustificata: siccome l’evento a cui partecipano Max e Kyle è trasmesso in diretta streaming, il regista e gli autori non si pongono problemi a mostrare telecamere in campo o far guardare in macchina gli attori. Ciò che i personaggi stanno osservando, infatti, non sono le cineprese della troupe, bensì le webcam degli spettatori connessi. Lo stesso discorso si può fare per le panoramiche e le riprese dall’alto, qui effettuate dai droni deputati a filmare la corsa, in cui il suono dovuto alle eliche non solo non viene eliminato, ma assurge ad espediente narrativo e tecnico per facilitare l’immersione ed il coinvolgimento dello spettatore.

ride film 2018 personaggi.

Come detto, Ride fa della sperimentazione il proprio punto focale, anche per quanto concerne il montaggio che non si adagia su un’unica “linea” ma varia in intensità e frenesia, sostenendo il ritmo dei differenti momenti del film. Una menzione imprescindibile riguarda il comparto musicale, azzeccato e decisamente incalzante (specialmente durante le scene della corsa) che come il montaggio ben si amalgama con quanto narrato a schermo. Tuttavia questo desiderio di proporre una pellicola differente dalle altre in ogni singolo aspetto presenta un conto da pagare e un’altra faccia della medaglia che, sfortunatamente, i pregi sopra esposti non riescono a controbilanciare.

In primis la scelta di aggiungere in post-produzione sfarfallii e distorsioni sia all’interno delle scene sia come transizioni rende meno godibile la visione, sommandosi agli inevitabili traballamenti dovuti all’utilizzo delle GoPro. Le riprese effettuate con questa tecnica, infatti, non tarderanno a mostrarsi mosse e a tratti confusionarie, aspetti trascurabili all’inizio del film, ma che dopo ore iniziano a pesare. In particolare, verso la fine si trovano sequenze esagerate nel loro essere confuse, distorte e iper-brillanti, tanto da rendere fisicamente gravoso mantenere lo sguardo rivolto allo schermo. Raramente capita che un film porti lo spettatore a smettere di guardare non tanto per il contenuto, scelta che ricade nel gusto personale, ma per il suo presentarsi come “fisiologicamente impegnativo” da seguire, a causa dell’enorme fastidio provocato da questa sovraesposizione a sgranature, white-noise e linee di colore ultra-saturate.

Se si aggiunge un comparto audio che in quei momenti si allontana dalle ottime canzoni precedenti, virando verso suoni volutamente cacofonici, distorti e martellanti si ottiene nello spettatore una repulsione assolutamente sconveniente, specialmente nelle battute finali in cui dovrebbe rimanere incollato allo schermo.

ride film 2018 gopro

Un’altra particolarità in negativo di questa produzione è proprio il finale, che non si presenta come inconcludente o brutto, ma ricade nella classicità delle chiusure dei film d’azione, stonando con il desiderio di differenziarsi che ha mosso tutto il resto del film. Come detto in precedenza, ogni elemento non solo trova un proprio posto e anche una giustificazione del suo essere lì, il che aumenta il senso di “delusione” dato da un finale davvero troppo fine a sé stesso. Si ha anche la sensazione che la conclusione tradisca la caratterizzazione dei personaggi: durante tutto lo sviluppo degli eventi, infatti, non vengono forniti segnali abbastanza convincenti del fatto che il protagonista possa arrivare a compiere quella scelta, decisamente contraria a tutti i motivi che lo avevano spinto non solo a partecipare alla gara, ma anche a prendere certe decisioni durante lo svolgimento di questa.

Scrivo queste righe davvero a malincuore: ho sperato fortemente in Ride e, come mi auguro si capisca dalle mie parole, ho apprezzato enormemente lo sforzo di sperimentazione dei due Fabio, fondamentale per il nostro cinema ma appesantito da quei difetti di cui ho parlato, che mi hanno portato a non promuovere il film.

Tuttavia esorto gli appassionati di cinema a supportare questo progetto e a farsi una propria opinione andando in sala, perché senza questi tentativi possiamo anche alzare bandiera bianca e arrenderci alle mega produzioni hollywoodiane, senza poi potercene lamentare. Come ogni novità, Ride presenta i pregi e i limiti di chi innova, di chi apre nuove strade senza avere mappe da seguire, con il rischio, come in questo caso, di scivolare su certi aspetti, compiendo però un lavoro di vitale importanza per tutte le produzioni simili che seguiranno.




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Lettore, videogiocatore, finto cinefilo e grande chiacchierone.

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