Victor Frankenstein

Voto:

È uscito nelle sale il nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Mary Shelley, diventato ormai immortale come la sua creatura protagonista: “Frankenstein“.
Questa volta la storia viene narrata dalla prospettiva di Igor, l’aiutante gobbo di Victor Frankenstein, il quale però, fatto curioso, non era presente nell’opera originale di Mary Shelley.

Bisogna ammettere che l’inizio è veramente fighissimo, la storia parte in un circo in cui Igor è un clown vessato da tutti, ma con il pallino dell’anatomia ed esperto di medicina; da qui l’incontro con Frankenstein che, colpito dalla inaspettata competenza medica per un clown da circo, lo libera dalla sua condizione e lo promuove a suo assistente e confidente. Vediamo Igor passare da gobbo ignorato da tutti a uomo di scienza, e impariamo insieme a lui che i veri mostri hanno un aspetto tutt’altro che terrificante.

Il film mi è piaciuto sinceramente, l’ho trovato divertente, brillante, costruito bene e mai noioso, bilanciato nel complesso con la giusta dose di dramma che l’ambientazione gotica richiede. Ho avuto la fortuna di vedere il film al cinema in lingua originale, ed effettivamente gli attori sono stati davvero fantastici; Igor è interpretato da Daniel Radcliffe: nonostante sia cresciuta con Harry Potter, non sono mai stata una sua fan, ma vedendo questo e soprattutto vedendo la miniserie Appunti di un giovane medico ho cominciato a considerare il fatto che Daniel Radcliffe stia in verità raggiungendo una maturità artistica che sarà garanzia di ruoli sempre più sfaccettati.
Chi invece la maturità artistica l’ha già raggiunta da un pezzo è James McAvoy, che ho davvero adorato: ha dato vita ad un Victor Frankenstein divorato dai suoi stessi demoni, ossessionato dalla sua personalissima visione su come creare la vita, incurante di distruggere nel frattempo quella di chi gli sta intorno. Mi è piaciuto soprattutto il modo in cui ha usato la voce, perché con un’ intonazione fremente e i discorsi concitati è riuscito a dare la giusta vena di follia al personaggio.

Ho particolarmente apprezzato un riferimento “nerdoso” quando James McAvoy dice “immagini di poter ridare l’uso delle gambe ad uomo colpito da un proiettile alla spina dorsale”; in questo momento la mia parte nerd fangirlava come se non ci fosse un domani, già pensando a quando rivestirà di nuovo i panni di Charles Xavier in X-Men.

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Anche il commissario Turpin, interpretato da Andrew Scott (il Moriarty della serie BBC Sherlock) è stato bravo, un commissario timorato di Dio che si oppone agli esperimenti di Frankenstein e socio, non tanto perché siano contro la legge ma perché li ritiene contro natura e soprattutto offensivi verso Dio.

Avevo grandi aspettative per il film e non sono state deluse. Il regista Paul McGuigan, che ha diretto anche Gangster n 1, Push e alcuni episodi di Sherlock, dirige con mano sicura, magari in qualche passaggio un po’ svogliatamente, ma comunque mai tanto da compromettere il ritmo del film. L’attenzione viene mantenuta alta anche grazie al montaggio e agli effetti speciali, utilizzati sicuramente con criterio, ma forse un po’ invadenti nel finale. Ho apprezzato particolarmente i flash usati per far intuire l’anatomia dei vari personaggi e restituirci la visione del mondo di Igor.

In molti hanno storto il naso accusando il film di essere troppo simile agli ultimi film di Sherlock Holmes (quelli con Robert Downey Jr.) ed effettivamente l’aria da saputello e le risposte sagaci di James McAvoy rendono evidente questa somiglianza, magari più di quanto il regista avrebbe sperato, però per me che ho una fascinazione per il detective di Baker Street fin da quando sono piccola, questo non è sembrato affatto un difetto.

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Lo sceneggiatore Max Landis, lo stesso di Chronicle, scrive seguendo tutti i canoni del genere, il film non è mai noioso e corre spedito verso la fine. Fa riflettere che se una storia viene raccontata da quasi 200 anni è perché i temi in essa trattati sono visceralmente legati all’esperienza umana, temi come ingannare la morte, ricreare la vita, sostituirsi a Dio, superare i limiti della morale per essere in grado di superare i limiti della scienza, ecc… sono effettivamente temi che possono avere centinaia di declinazioni e risultare tuttavia ogni volta diversi.
In questo caso viene il dubbio che tutti questi temi, nonostante siano ben visibili nel film, vengano trattati in maniera abbastanza superficiale, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra i due protagonisti, in quanto Igor, essendo stato considerato un mostro a sua volta, tende a sentirsi succube di Frankenstein, ed è un aspetto che effettivamente avrebbe richiesto una trattazione più seria ed approfondita, magari a scapito del ritmo. Secondo me poi è proprio sul finale che il produttore deve aver detto “è il momento di far esplodere qualcosa”.

Personalmente ho trovato che alcuni temi qui presenti vengano esplorati più in profondità nella serie televisiva Penny Dreadful, ma capisco che nelle serie tv i creatori abbiano tutto il tempo del mondo, mentre qui c’erano sono solo due ore a disposizione.

In sintesi il film è davvero bello e mi sono davvero divertita a guardarlo, è pieno di scene divertenti, dialoghi brillanti e persino un tocco horror, ma niente che possa farvi passare il sonno.




Vanessa Ives Articoli
Da quando ho visto "il Monello" di Charlie Chaplin è nato il mio amore per la settima arte. Divoro film, libri e serie tv incurante che la settimana prossima ho gli esami.

1 Commento

  1. Gran bel film…e a proposito di riferimenti nerdosi, davvero rimarchevole anche il riferimento a Frankenstein Jr. nella battuta in cui il protagonista corregge la pronuncia del suo cognome! Quando l’ho sentita non ho potuto non sorridere 🙂

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