
Era il 2022 quando ci fu l’annuncio di Thunderbolts* e, diciamolo, con l’uscita all’orizzonte di titoli più altisonanti come Thor: Love and Thunder, Black Panther: Wakanda Forever e Ant-Man and the Wasp: Quantumania, non c’era grande attesa per un cinecomic con protagonisti che “non volano e sanno solo sparare”. Ma si sa, molto spesso le prospettive cambiano, e specialmente dopo Endgame in casa Marvel ne sono cambiate di cose; spesso in negativo, ma qualche volta fortunatamente anche in positivo. Arriviamo così al 2025, dove l’interesse per questo 36° film del MCU, l’ultimo della Fase 5, è drasticamente cambiato grazie anche a un’efficiente campagna marketing e al tepido responso di Captain America: Brave New World, rendendolo uno dei titoli più attesi del momento.
Thunderbolts* è la storia di un manipolo di antieroi che si ritrova a collaborare per salvarsi la pelle, sventare i piani di Valentina Allegra de Fontaine e tenere a bada l’incognita Bob, alias Sentry/Void. Sebbene la trama sia tutta qui, è bene sapere che in realtà c’è molto di più in questa nuova avventura targata Marvel Studios. Ciò non significa che sia tutto oro quel che luccica, tutt’altro, ma in questo caso i pregi superano di gran lunga i difetti.
Florence Pugh ha già dimostrato in più occasioni di essere un’ottima attrice, e anche in questo caso, riprendendo i panni di Yelena Belova, si conferma tale rubando quasi la scena a tutti gli altri, insieme a Lewis Pullman che debutta nei panni di Bob; non sarà (ancora) la leader del gruppo, ma è senz’altro quella che ne incarna meglio lo spirito. A seguire ritroviamo David Harbour (Red Guardian), Sebastian Stan (Bucky), Wyatt Russell (U.S. Agent), Hannah John-Kamen (Ghost) e Olga Kurylenko (Taskmaster).
Un cast e dei personaggi perfettamente affiatati, con una loro gerarchia di rilevanza all’interno della storia: non tutti infatti sono esplorati in egual modo, probabilmente in virtù del fatto che qualcuno di loro ha già avuto un proprio spazio specifico all’interno di film e serie tv. L’unica new entry nel panorama Marvel è il Bob di Lewis Pullman, bravissimo con la sua interpretazione a dare profondità, tridimensionalità e una certa credibilità (grazie anche alla sceneggiatura, ovviamente) a un personaggio che, come chi ha letto i fumetti sa bene, non è sicuramente semplicissimo da portare sul grande schermo.
Partendo proprio da lui, inoltre, la pellicola riesce ad affrontare tematiche per nulla banali come la salute mentale, la solitudine e la depressione, che poi scopriremo accomunare un po’ tutti i protagonisti. Ovviamente si parla di un approccio tutto sommato didascalico a questi argomenti, che però vengono maneggiati con una certa sensibilità e delicatezza, riuscendo a regalare momenti emotivi credibili e mai stucchevoli, il che non è scontato. A bilanciare il tutto abbiamo molti momenti dove ci si diverte e si ride di gusto, la maggior parte dei quali trascinati da un David Harbour esilarante, a tutti gli effetti il comic relief del film, anche se non ridurrei assolutamente il suo Red Guardian solo a questo. Nel ruolo della villain, definizione in questo caso da prendere con le pinze, troviamo la Valentina Allegra de Fontaine di Julia Louis-Dreyfus che, nonostante riesca a rendersi detestabile in più di qualche occasione, finisce per risultare più macchiettistica che machiavellica come la si vorrebbe rappresentare.
La regia è di Jake Schreier, che a 10 anni dal suo ultimo lungometraggio riesce a portare a casa un lavoro decoroso, ordinato, e che nelle (poche) scene d’azione già ben coreografate, rende tutto estremamente chiaro e soprattutto bilanciato, come bilanciato è il ritmo della pellicola nelle sue 2 ore che volano senza farsi minimamente sentire. La colonna sonora non è particolarmente memorabile, ma la messa in scena, specialmente in determinate sequenze, riesce ad essere importante e significativa.
Al netto di tutte le belle parole spese finora, tuttavia, è anche bene citare alcuni dei difetti di Thunderbolts*, a partire da una suddivisione della pellicola in cui la parte centrale pare quasi fondersi con il finale, con il rischio di far sembrare il film diviso in due tronconi; nulla di eclatante, sia chiaro, ma è qualcosa che salta facilmente all’occhio.
Come già detto, poi, l’interazione tra i personaggi e la loro crescente alchimia è uno dei punti chiave del film, ma facendosi due semplici calcoli a posteriori ci si rende conto che il tutto avviene grossomodo nel giro di 24 ore; anche in questo caso, vista comunque la buona scrittura delle dinamiche dei protagonisti, è un dettaglio sul quale è facile soprassedere, ma volendo fare i pignoli è improbabile che queste possano svilupparsi nel giro di così poco tempo. Infine il problema più grande probabilmente non è tanto da imputare al film in sé quanto (come accade troppo spesso ultimamente) ai trailer che svelano fin troppo.
Thunderbolts* non ha particolari ambizioni di grandezza, ma è proprio questo il suo punto di forza (a differenza di film come Eternals o Quantumania). Una storia semplice, dei personaggi ben assortiti e poche idee ben realizzate. Dopo oltre un decennio possiamo riprovare un po’ le sensazioni date dalla Fase 1, con un film anche un po’ ingenuo ma equilibrato, con tanta voglia di raccontare una storia, di raccontarci dei personaggi senza l’interferenza di camei superflui, e che nel frattempo prova a rimettere un po’ di ordine nella macrotrama del MCU, fornendo inoltre spunti interessanti per il futuro (a tal proposito, rimanete assolutamente fino alla fine dei titoli di coda!).
Thunderbolts* non ha la pretesa di essere “il miglior film della Marvel”, non vuole stravolgere il Marvel Cinematic Universe, nulla di tutto ciò, e proprio per questo rappresenta una ventata di aria fresca. Vi farà uscire dalla sala con un sincero sorriso e con la voglia di rivedere questa sgangherata squadra di disadattati… che non saranno in grado di volare, ma sicuramente sono dotati di un grande cuore.
Un ringraziamento speciale a The Walt Disney Company Italia
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.