Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean

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Le bizzarre avventure di JoJo, il celebre manga di Hirohiko Araki, negli anni è diventato un fenomeno in continua crescita, grazie soprattutto alla serie anime curata da David Production. Lo studio, che ha dato vita anche agli adattamenti di Fire Force e Level E, ha sempre saputo dare risalto all’opera magna di Araki con un doppiaggio decisamente azzeccato e unico nel suo genere, insieme a degli effetti sonori incredibili e un’animazione di qualità.

Mentre l’autore è al lavoro sulla nona parte del manga, intitolata JOJOLANDS, nell’anime si è da poco conclusa la sesta, Stone Ocean, con l’arrivo dell’ultimo set di episodi in esclusiva su Netflix. L’adattamento purtroppo non ha goduto di una campagna marketing capace di focalizzare l’attenzione sull’attesissimo finale, e la sua distribuzione ha generato non poche perplessità tra i fan. Personalmente prima di parlarne ho voluto attendere l’arrivo di tutti gli episodi, così da analizzare al meglio la serie e fornirvi un quadro generale, fatto purtroppo di alti e bassi.

jojo stone ocean jolyne stand

Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean è un adattamento non esente da criticità, causate soprattutto da alcune scelte di produzione che hanno influito sulla qualità finale del prodotto. La serie, realizzata sempre da David Production in collaborazione con Warner Bros. Japan, porta finalmente sullo schermo la storia di Jolyne Cujoh, figlia (in tutto e per tutto) di Jotaro Kujo, e chiude l’eterno conflitto tra la famiglia Joestar e Dio Brando. Il racconto, diviso in tre parti, ripercorre precisamente gli eventi narrati nel manga.

A differenza di quanto accaduto finora, per Stone Ocean si è optato per una pubblicazione degli episodi in tre pacchetti da 12-13 puntate, distribuiti anche a molti mesi di distanza tra l’uno e l’altro, sottoponendo lo studio d’animazione a uno sforzo maggiore rispetto alla trasmissione del singolo episodio a cadenza settimanale. Questo non solo ha spezzato il racconto creando discontinuità, ma ha generato anche un disinteresse allarmante per quello che doveva essere il climax più atteso dai fan di JoJo, smorzando l’hype per il finale.

Sebbene la storia rimanga avvincente come ogni arco narrativo che compone l’opera di Araki (merito dei personaggi ben caratterizzati e dei combattimenti che scandiscono la narrazione, oltre ai colpi di scena), l’assenza di una distribuzione meglio pianificata non ha permesso a Stone Ocean di decollare come avrebbe dovuto. Nonostante il finale sia agrodolce e commovente, il percorso per arrivarci si è rivelato piuttosto amaro.

jojo stone ocean jotaro

L’ottima narrazione di Stone Ocean viene condizionata dal fatto di avere un budget evidentemente minore rispetto alle serie precedenti, cosa che guasta buona parte dei momenti clou della storia. Difatti, le prime due sezioni che compongono l’anime soffrono di forti discrepanze tecniche fra i vari comparti, non riuscendo a livello di regia a esprimere il potenziale di alcune scene importanti, e rovinando così l’esperienza visiva. Nelle altre serie animate di JoJo abbiamo potuto godere di momenti d’intrattenimento decisamente alti, grazie anche ad una David Production davvero in forma, mentre Stone Ocean soffre di un’eccessiva staticità nelle espressioni e nelle azioni dei personaggi, non riuscendo così a trasmetterne pienamente la caratterizzazione. Ciò che ne consegue dunque è la difficoltà di poter apprezzare alcune delle tante rivelazioni che arricchiscono la trama, oltre al fatto che anche i combattimenti risultano essere meno iconici rispetto al passato.

Tuttavia, Stone Ocean acquisisce punti proprio con la terza e ultima parte, dove a mio avviso la qualità complessiva subisce un’impennata. Ciò si evince soprattutto dallo sviluppo della storia, che assume connotati più gradevoli e coinvolgenti, e per lo spettatore ignaro del manga gli eventi che si susseguono in questo climax si rivelano una grande sorpresa. Indubbiamente, l’ultima ondata di episodi è quella più curata a livello registico e tecnico, riuscendo (dove finora non aveva funzionato) a trasmettere l’epicità dei combattimenti tra Stand, seppur con qualche riserva.

jojo stone ocean battaglia

Come accennato prima, anche stavolta la serie offre un grande quantitativo di combattimenti, con poteri sempre più peculiari messi a confronto. La forza di JoJo difatti risiede nella varietà dei personaggi che si scontrano ad ogni episodio, mettendo in scena duelli anche piuttosto insoliti. Stone Ocean in questo caso non è da meno, sebbene rispetto al passato non regali le medesime soddisfazioni. Questo perché la maggior parte dei nemici risulta piuttosto anonima, e la loro sconfitta non solo risulta inevitabilmente scontata, ma persino insoddisfacente.

Inoltre, per quanto vi siano villain dotati di Stand sempre più bizzarri, la resa tecnica degli scontri non riesce a valorizzare la particolarità dei loro poteri. I combattimenti in JoJo non hanno mai vantato un grande dinamismo, tuttavia la regia e le animazioni hanno sempre posto una grande enfasi sugli attacchi scatenati in battaglia, a tal punto da farle diventare delle vere fissazioni per i fan. È proprio questo fattore che manca nella serie animata di Stone Ocean, che non riesce a far risaltare gli Stand e i loro portatori nelle varie scene d’azione.

Peccato anche per i diversi riferimenti alla musica rock velatamente censurati da Netflix per ragioni di copyright. Infatti personaggi come Foo Fighters o Stand come Bohemian Rhapsody hanno nomi diversi nei sottotitoli, mentre il doppiaggio originale giapponese conserva quelli originali, presenti anche nel manga. Si crea così una discrepanza sulle identità dei personaggi e degli Stand.

jojo stone ocean c-moon

In aggiunta risulta davvero scoraggiante, nelle prime due parti della serie, la maggiore staticità dei personaggi nei combattimenti. La sensazione che si prova guardando buona parte dell’adattamento animato è quello di osservare delle sagome prive di vita affrontarsi nei corridoi del Green Dolphin, con animazioni decisamente scarne. Ancor più deprimenti sono le espressioni facciali dei vari personaggi, che risultano persino vuote. Come già detto, è con la terza parte si nota un miglioramento qualitativo, che però non basta a risanare i numerosi inciampi compiuti dalla serie finora.

Difatti, soprattutto nello scontro finale con Padre Pucci si riscontrano animazioni più fluide e registicamente più affascinanti, oltre al fatto che indubbiamente buona parte delle risorse fornite per la realizzazione della serie siano state spese proprio per questo climax conclusivo. Tutto ciò è un enorme peccato, poiché durante tutta la serie ci sono scontri che avrebbero meritato maggiore risalto, pur non essendo proprio fondamentali per il racconto, e questo si traduce in un grande potenziale sprecato.

jojo stone ocean padre pucci

Entrando più nel dettaglio, le pecche della serie animata risiedono specialmente nella qualità dei disegni, che spesso e volentieri appaiono scarni e poveri di dettagli. Persino i lineamenti risultano imprecisi e sproporzionati in numerosi casi, dando l’impressione di guardare una serie low budget. Durante le scene d’azione come se non bastasse ci sono sfondi vuoti che risaltano maggiormente le imperfezioni dei personaggi. Visivamente, dunque, Stone Ocean non rende giustizia al percorso finora compiuto con l’adattamento animato del manga di Araki, pur mostrando qualche timido miglioramento da metà serie in poi.

Sempre di alto livello invece il comparto sonoro. Se esiste un campo in cui David Production rimane infallibile è quello dell’audio, con doppiaggio, colonna sonora ed effetti sonori davvero impeccabili. In particolar modo il doppiaggio risulta ancora una volta azzeccato, con accostamenti vocali fenomenali e il coinvolgimento di doppiatori giovani come Fairouz Ai, che dona la voce a Jolyne. Per la prima volta, inoltre, una serie di JoJo viene doppiata in italiano, e, da spettatore che le ha viste tutte, sentire l’adattamento nella nostra lingua fa uno strano effetto, soprattutto per il fatto che il doppiaggio originale viene eseguito seguendo alcuni criteri tra accenti, voci e storpiature linguistiche.

La colonna sonora risulta coinvolgente, tra temi musicali dedicati (come sempre) ai singoli personaggi e sigle orecchiabili, ma sono gli effetti sonori a fare la differenza: i suoni di casa David Production sono ancora una volta un marchio di fabbrica dello studio, e trasmettono tutta la potenza e la particolarità di ciascun potere Stand.

jojo stone ocean personaggi

Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean è un adattamento animato che manca il bersaglio. Nonostante vi siano diversi elementi apprezzabili, le criticità di una produzione tormentata dall’ossessione per il binge watching affligge la qualità effettiva dell’opera, dimostrandosi un netto passo indietro per David Production.

Da fan di JoJo, devo ammettere che anche l’anime di Stone Ocean ha regalato diverse emozioni, ma i problemi sono così tanti da soverchiare quelle poche e importanti impressioni positive. Mentre non è ancora chiaro quando e come arriverà la settima parte di JoJo, ossia Steel Ball Run, mi auguro che in futuro David Production possa riprendersi da questo tonfo piuttosto rumoroso, magari con regimi produttivi migliori.




Mr. Kazeshin Articoli
Sono un grande appassionato di videogiochi ed anime, e nel mio cuore, i JRPG hanno un posto speciale. Gioco a di tutto, anche per avere una visione sempre più ampia del medium che mi accompagna sin dalla mia nascita.

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