Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities

guillermo del toro's cabinet of curiosities

Voto:

Ammettiamolo, quando sentiamo il nome di Guillermo del Toro l’hype schizza immediatamente alle stelle, soprattutto se al suo nome viene accostato quello di un progetto horror. Il papà delle creature più suggestive del cinema contemporaneo ha sempre dimostrato di riuscire a costruire storie eleganti, bizzarre e decisamente poco banali. Nonostante, infatti, Nightmare Alley abbia riscosso tutto sommato poco successo, le tematiche affrontate anche nel suo cinema più recente sono sempre all’altezza della situazioni e si intrecciano con un immaginario assolutamente incredibile.

Per questo quando i suoi fan hanno appreso della realizzazione di Cabinet of Curiosities hanno iniziato a fare il conto alla rovescia, in attesa di poter vedere l’ultima fatica del visionario regista messicano. In realtà Guillermo del Toro ha solo prodotto questa serie antologica, sebbene sia evidente che abbia curato il progetto in maniera molto intima, non limitandosi dunque ad aprire il portafogli. Ci sono infatti grandi fonti di ispirazione (da H.P. Lovecraft fino ad Emily Carroll e del Toro stesso), nonché nomi importantissimi dietro la macchina da presa (primo fra tutti Guillermo Navarro, suo amico e direttore della fotografia da sempre). Le premesse, dunque, hanno alzato di un certo tot l’asticella, nonostante l’annuncio che sarebbe stata Netflix a distribuire il progetto, dato che la piattaforma purtroppo ha spesso deluso il suo pubblico. Ora, le aspettative sono state tradite o soddisfatte?

cabinet of curiosities pickman pittore

Direi assolutamente soddisfatte, e per così tanti motivi che è difficile riuscire a racchiudere tutto nelle poche righe a mia disposizione in questa recensione (servirebbe un vero e proprio saggio analitico per poter essere lontanamente esaustivi). Partiamo dal presupposto che il format della serie tv offre la possibilità di fruirne sia in binge watching che attraverso un visione più lenta (quest’ultima per me consente di apprezzare al meglio qualunque prodotto a prescindere dal genere): ogni episodio è infatti autoconclusivo, per cui di fatto si tratta di mediometraggi da gustare come meglio si ritiene opportuno senza paura di perdere il filo del discorso. L’unico filo comune è Guillermo del Toro, che presenta ogni storia come un moderno Hitchcock concedendo dei piccoli indizi sulla trama, in alcuni casi preziosi per dare una lettura unica alla storia.

Arriviamo quindi ai singoli episodi per quanto, come anticipato, sia davvero difficile riassumere tutto in poche righe. Riguardo le sceneggiature, ognuno ha una sua peculiarità: passiamo per trame con protagonisti unici e molto forti, che spesso meritano il destino che li attende (come nel caso dei primi due episodi, dove abbiamo uno xenofobo cinico e scortese da una parte e un ladro di tombe dall’altro), a trame decisamente più corali ma non per questo meno strutturate: l’esempio per eccellenza è il settimo episodio, The Viewing. Se però nelle prime storie è più facile prendere una posizione e dare un giudizio, altre presentano una morale molto più labile che portano a farci domande di un certo peso sulla dicotomia tra bene e male. Ogni puntata, insomma, non solo è narrativamente interessante per la struttura che presenta, ma è anche piuttosto stimolante per il dibattito che può comportare.

cabinet of curiosities creatura

Esteticamente, come anticipato, il marchio di del Toro è sempre visibile, per quanto ogni regista che ha contribuito alla serie sia riuscito a imprimere il suo prezioso punto di vista. Soprattutto negli episodi ambientati più nel passato – come il secondo, il quinto e il sesto – è evidente la sua forte influenza per quel che riguarda la scenografia, ma anche le suggestioni sfruttate. A ben vedere tutte le ambientazioni sono in qualche modo già state utilizzate dall’autore messicano: ricordiamo ad esempio il già citato Nightmare Alley (facilmente accostabile a molte delle storie di questa serie tv), ambientato negli anni ’40, ma anche il meno fortunato Crimson Peak – ambientato verso la fine dell’800, in pieno periodo vittoriano – o a La forma dell’acqua, che si sviluppa interamente durante la guerra fredda. Tutti periodi storici che possono essere ritrovati anche in Cabinet of Curiosities e che sembrano essere quasi una firma invisibile del produttore.

Una menzione particolare deve necessariamente andare alle creature mostrate, che in ogni occasione si dimostrano in pieno stile del Toro; demoni, fantasmi e perfino visioni fantasmagoriche sono ovviamente estrapolati dal suo immaginario, dettaglio che farà sicuramente la gioia dei fan più fedeli del cineasta. Molto spesso inoltre è stato evitato l’uso della CGI per rendere più realistica l’interazione tra l’entità e il protagonista. Se per alcuni i “pupazzoni” sono un limite, a mio avviso invece rendono più materica la scena e quindi di più facile lettura: l’occhio, leggendo come concreta la sequenza, porta lo spettatore ad un livello superiore di sospensione dell’incredulità, riuscendo quindi a farlo immergere in tutto e per tutto nella storia.

Ci sono infine nomi importanti anche tra le star protagoniste della serie: da Rupert Grint ad Andrew Lincoln e Sofia Boutella, non sono pochi i volti che riconoscerete procedendo con la visione.

cabinet of curiosities casa della strega

A fronte di un cast stellare, una scenografia perfetta, storie perlopiù incredibilmente interessanti e registi sapienti che riescono a mediare elegantemente tra la propria visione e quella di Guillermo del Toro, la serie meriterebbe un 5 su 5. In effetti l’asticella raggiunge quote altissime – e inedite per un prodotto Netflix – ma purtroppo, almeno secondo me, è in quel “perlopiù” che possiamo rintracciare un difetto. Per quanto, come spiegato, ogni trama offra interessanti spunti di riflessione, ce ne sono alcune che risultano più lente e pesanti da visionare, rendendo di fatto meno interessante l’intera struttura e – ahimè – anche il messaggio lasciato negli ultimi minuti. Nonostante ciò, Cabinet of Curiosities è uno dei progetti più interessanti dell’ultimo anno, assolutamente da non perdere.




    Claudia_Smith Articoli
    Piccola bambina cresciuta a pane e Dragonball, in tenera età scopre l'amore per tutto ciò che è narrazione, dai film ai libri fino ai fumetti di ogni tipo. Ad oggi cacciatrice compulsiva di news per tutto ciò che riguarda la cultura Nerd.

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