The Wilds, non chiamatela “Lost al femminile”

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Sono passati ormai dieci anni dal finale di Lost, la serie cult iniziata nel 2004 e che per 6 stagioni ha tenuto incollati alla tv milioni di spettatori con i suoi misteri da risolvere e le varie teorie sull’isola. Quello dell’isola deserta e dei superstiti che la colonizzano è un topos narrativo abbastanza utilizzato nei vari media, ma dal 2010 non c’è stato un prodotto audiovisivo che avesse sul pubblico lo stesso impatto di Lost.

La ABC però ci riprova dopo dieci anni con The Wilds, un teen drama co-prodotto con gli Amazon Studios e disponibile su Amazon Prime Video. Dal trailer si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un possibile Lost al femminile, ma è davvero così? Vi spiegherò perché secondo me, nonostante abbia molti elementi in comune con Lost, The Wilds riesce a discostarsene e a diventare un prodotto originale.

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Partiamo dalla trama: nove adolescenti americane dopo un incidente aereo naufragano su un’isola deserta, dove dovranno cercare di sopravvivere combattendo la fame, il freddo e soprattutto i loro demoni e traumi del passato. Per riportare le parole di Leah (Sarah Pidgeon): “È stato traumatico. Ma essere un’adolescente… quello era il vero inferno”. Ed è proprio la voce di questa diciassettenne emotivamente devastata dalla fine di un amore, che ci accompagna nel primo episodio e ci porta a conoscere le altre ragazze. Ogni episodio è in qualche modo dedicato a ciascuna delle protagoniste, e sebbene possa sembrare che il focus sia principalmente su Leah, i ruoli in realtà sono ben equilibrati e nessuna prevale effettivamente sulla scena.

L’impressione iniziale quando facciamo la loro conoscenza è quella di trovarsi a personaggi stereotipati tipici dei teen drama, come la ragazza popolare, quella timida o la sportiva. Ne è un esempio Shelby (Mia Healey) che dà subito l’idea di una “barbie casa e chiesa” che ama l’America e Dio. Ma come si dice, mai giudicare un libro dalla copertina, perché ognuno di questi personaggi risulta ben caratterizzato e va ben oltre l’idea iniziale che trasmette. Così come le ragazze si conoscono tra di loro, lo spettatore impara a conoscerle soprattutto attraverso i numerosi flashback che si alternano col presente, in cui le ragazze raccontano la loro traumatica esperienza sull’isola.

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Insieme a Leah e Shelby, sull’isola si ritrovano anche Rachel (Reign Edwards), una promettente tuffatrice ossessionata dalla forma fisica, e sua sorella Nora (Helena Howard), una ragazzina piuttosto taciturna che la vuole aiutare costantemente. Nella serie viene dato ampio spazio a questo rapporto conflittuale, tipico tra fratelli e sorelle, e i momenti tra loro due sono sicuramente tra i più intensi. Alla figura di Rachel si contrappone quella di Tony (Erana James) ex-capitano della squadra di basket, che però non prova rimorsi per la sua mancata carriera sportiva, ed è fortemente legata alla sua migliore amica Martha (Jenna Clause). Il personaggio di Martha è uno dei più dolci ed è difficile non affezionarsi a lei, al suo essere ancora una ragazzina innocente: come le viene rinfacciato da Tony vive in un mondo fatato dove il male non esiste.

Sull’isola non esistono tabù, le ragazze parlano spesso di sesso e non mancano le battute a sfondo sessuale (memorabile la scena dei molluschi nel sesto episodio). Chi ha più storie a luci rosse da raccontare è sicuramente Fatin (Sophia Ali), amante della moda e dei rapporti occasionali, della quale tutti nella scuola vociferano. Un’altra festaiola è Jeanette (Chi Nguyen), una ragazza molto estroversa, solare e dalla parlantina facile, ma anche lei come le altre ha un passato oscuro e doloroso.

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Viene spontaneo chiedersi come sia possibile che delle adolescenti riescano a convivere pacificamente e a sopravvivere su un’isola deserta, e la risposta è racchiusa nella figura di Dot (Shannon Berry). Grazie alla sua passione per i programmi di sopravvivenza, Dot è l’unica tra le ragazze ad avere un minimo di conoscenze teoriche e aiuta le sue nuove amiche a non morire o a non uccidersi tra di loro (non mancano infatti i litigi pesanti che arrivano a diventare scontri fisici violenti), assumendo il ruolo di leader.

In un cast prevalentemente femminile, che ruolo hanno gli uomini? Le possibilità sono due: o sono uomini con una posizione di vantaggio rispetto alle ragazze (ad esempio il padre di Shelby o i due detective che intervistano le superstiti all’incidente) o sono subalterni a una donna di potere come Gretchen Klein (una straordinaria Rachel Griffiths), la cui figura è centrale nella storia.

Come Lost, The Wilds è una serie TV ricca di misteri e colpi di scena, fin da subito capiamo che dietro a questo naufragio si cela qualcosa o qualcuno e ogni episodio svela dettagli in più, ma una volta finito si rimane con nuovi dubbi, e si passa l’intera giornata o nottata a pensare teorie per cercare di capire la verità e smascherare un’eventuale ingannatrice tra le ragazze. Il finale di stagione è uno dei più belli che abbia mai visto: dopo il nono episodio, in cui viene rivelato già molto, non mi sarei mai aspettata rivelazioni ancora più sorprendenti, che fanno assolutamente desiderare di avere già a portata di mano una seconda stagione.

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La serie tratta con molta cura, senza mai banalizzare, temi importanti come la bulimia, l’omofobia interiorizzata e le violenze su minori. Non ci sono scene esplicite di stupro, ma la grande capacità attoriale delle attrici che interpretano i personaggi che le hanno subite lascia impressionati, ed è quasi impossibile non provare empatia e rabbia.

Fattore non trascurabile, soprattutto nel 2020, è la rappresentazione delle minoranze. Rachel e Nora sono afroamericane dalla parte della madre, Martha è una nativa americana, Fatin è figlia di ricchi immigrati arabi, mentre Jeanette è di origine asiatica, ma l’etnia non ha alcuna influenza sulla caratterizzazione dei personaggi, tranne nel caso di Martha le cui origini potrebbero spiegare il suo forte legame con la natura. Una rappresentazione che rispetta le differenze culturali e i corpi che non rientrano nei canoni di bellezza tipici della televisione. Per quanto alcune ragazze cerchino di trovare un po’ di normalità, continuando a prendersi cura del loro aspetto con i pochi trucchi e vestiti a disposizione, la natura non è per nulla gentile con i corpi e i volti di queste ragazze e li lascia segnati dalle scottature del sole, dal sangue rappreso e dal dolore.

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Ho già esaltato le doti attoriali di alcune attrici, ma nel complesso la scelta del cast si è rivelata un successo, soprattutto per quanto riguarda le protagoniste, che riescono a rendere alla perfezione le emozioni che provano, a volte in maniera talmente intensa che sembra di sentirle come proprie. Ho provato a guardare alcuni pezzi doppiati in italiano: purtroppo una volta abituata alle voci originali non è stato facile apprezzarle al 100%, ma sono riusciti a rendere piuttosto bene alcuni dei momenti più intensi.

La regia è funzionale alla narrazione e riesce a creare il giusto livello di suspense, il tutto con il caratteristico alone di mistero tipico di questo genere. Sebbene alla regia si siano susseguiti vari registi, il prodotto finale risulta uniforme e non si percepiscono grandi differenze tra un episodio e l’altro. La fotografia esalta in tutta la sua bellezza l’isola, la cui natura incontaminata appartiene alla Nuova Zelanda, scelta logistica sempre azzeccata per questa tipologia di setting. Anche la musica ha un ruolo fondamentale e accompagna lo spettatore nella visione creando l’atmosfera adatta alla scena o anche facendo riprovare emozioni passate, come il legame sentimentale per una canzone nel caso di Leah. Molto importante nel primo episodio è sicuramente la musica di P!nk, che in un qualche modo lega le ragazze.

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The Wilds è un’ottima serie che riesce a parlare di temi seri, ma anche a divertire molto: non mancano momenti più leggeri e battute che spezzano la tensione. Gli episodi riescono a creare sempre nuovi stimoli, con continue rivelazioni sia sul presente fuori dall’isola sia sul passato, che tengono incollati allo schermo.

Ritengo che la creatrice di questa serie, Sarah Streicher, sia riuscita in un’impresa davvero molto ardua: unire il teen drama al survival drama. Inoltre, sebbene si tratti di un prodotto rivolto prettamente alle adolescenti (più o meno coetanee delle protagoniste), non credo questo possa pregiudicare la visione da parte di un pubblico più maturo o persino appartenente al genere maschile, che anzi grazie a questa serie potrebbe rivivere alcune sensazioni tipiche dell’adolescenza come i primi amori, il non sentirsi mai abbastanza o la sensazione di essere un pesce fuor d’acqua.

Personalmente non vedevo un teen drama che mi coinvolgesse così tanto da parecchio tempo e aspetto impazientemente di vedere come andrà a finire, soprattutto dopo quello che accade nel decimo e ultimo episodio di questa prima stagione.

Un ringraziamento speciale ad Amazon Prime Video




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La mia passione per i videogiochi nasce sin da bambina con la prima Play e Pokemon Blu per GameBoy e non mi ha mai abbandonata. Amo in particolare i GDR e rilassarmi con Animal Crossing. Oltre ai videogiochi, mi interessano molto le serie tv e l'animazione nelle sue varie forme.

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