Chi non muore si rigioca – breve riflessione sul retrogaming

Esiste ormai da tempo una corrente videoludica che porta una schiera sempre più numerosa di appassionati a spendere le proprie ore dietro ad emulatori vari piuttosto che ai titoli moderni. Ma cosa spinge un giocatore a guardare al passato, quando si piazza davanti ad uno schermo/monitor?

La sfida, forse? Effettivamente nell’epoca dei videogiochi facili (farciti di checkpoint, salvataggi automatici e game over farlocchi), coloro che amano considerarsi giocatori “di un certo calibro” non sanno sottrarsi alla sfida quasi punitiva di Ghosts ‘n Goblins o Castlevania (…no, non ci sono sedicenti Lords of Shadows, qui si parla del primissimo Akumajou Dracula miei cari). E giù con imprecazioni di ogni tipo, laddove un singolo salto sbagliato o una distrazione di fronte al più semplice dei nemici significano morte e – nel migliore dei casi – ricominciare un livello da capo. Ma è davvero così terribile, così frustrante? Il successo di Demon Souls e compagnia bella suggerisce il contrario.

Salta, dannazione, salta!
Salta, dannazione! Salta!

O forse è il look da amarcord? Quella commistione letteralmente unica di grafica pixellata e sonorità “macchinose” tipica dei più vetusti arcade o dell’era 8bit, capace di generare degli inaspettati capolavori (giusto per fare un esempio)?

Oppure la nostalgia? La voglia di rivivere i magici momenti della propria infanzia videoludica, passata assiepati con gli amici di fronte a qualche vecchio cabinato in sala giochi, facendo il tifo rumorosamente per incitare qualcuno a superare ancora un altro livello di Wonder Boy?

Difficile stabilirlo. Per chi vi scrive la risposta sta nel mezzo, in una fusione di tutti questi elementi (e di molti altri, di cui se vi andrà parleremo in futuro) capace di creare una irripetibile alchimia. Un’alchimia così forte da tenere incollati alle glorie del passato i giocatori che erano giovani allora, così come quelli che sono giovani oggi e che sono curiosi e meravigliati di quanto i giochi moderni abbiano da imparare dai vecchi titoli. Certo, a chi si è avvicinato al panorama solo negli ultimi anni sarà richiesta senza dubbio una maggiore elasticità mentale ed artistica; non si possono del tutto biasimare questi ragazzini che, freschi freschi dei loro Fifa e Pes, storcono il naso di fronte a pietre miliari come Sensible Soccer o Mexico 86. Eppure se avranno la voglia ed il coraggio di provare, scopriranno letteralmente un altro universo… migliore, se mi permettete una sincera frecciatina. 😛

Per quanto riguarda noialtri che invece quell’universo lo conosciamo da tempo… beh, continuiamo a giocare, a esaltarci e ad imprecare. Perchè ormai i cabinati a monetine non esistono più da tempo, ma noi i crediti non li abbiamo mai finiti.

Un minuto di silenzio per chi questa schermata non sa neanche cosa voglia dire.
Un minuto di silenzio per chi questa schermata non sa neanche cosa voglia dire.
Giocatore di gdr da sempre, appassionato di wargames e giochi da tavolo nonchè videogiocatore incallito. Saccente per natura e fastidioso per vocazione, condivide volentieri la sua discutibile saggezza con chi sia abbastanza sciocco da impigliarsi nella sua tela.

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