IF – Gli amici immaginari

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Voto:

Ci sono film per i quali inizialmente non nutriamo interesse, che non sono proprio il nostro genere ma che per un motivo o l’altro finiamo per guardare… per poi ritrovarci davvero contenti di averlo fatto. È proprio una bella sensazione, vero? Ed è quella che ho provato durante i titoli di coda di IF – Gli amici immaginari. Dopo il successo riscosso nell’horror con A Quiet Place, John Krasinski ispirato dalle proprie bambine si lancia in tutt’altro genere scrivendo, dirigendo e interpretando una storia fantastica, divertente ma anche malinconica.

Il film racconta la storia della dodicenne Bea (Cailey Fleming), che si ritrova ad alloggiare provvisoriamente nell’appartamento della nonna per seguire le cure del padre malato (Krasinski). Durante questo periodo farà la conoscenza di Cal (Ryan Reynolds), residente nello stesso palazzo, e di bizzarri esseri chiamati IF (imaginary friends), che aiuterà a far ricongiungere con i bambini che li hanno creati, ormai cresciuti.

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Già solo l’intera sequenza d’apertura ci permette subito di entrare in sintonia sia con le intenzioni del regista, lontane dal voler solo divertire, sia con la situazione famigliare e psicologica della protagonista, sulla quale evito di proferire parola visto che i trailer fortunatamente non anticipano nulla. I toni poi iniziano pian piano a distendersi e alleggerirsi con l’ingresso in scena di tutti i personaggi, assumendo i toni quasi fiabeschi che la storia promette.

Cailey Fleming e Ryan Reynolds formano un perfetto duo, dando vita a un rapporto “nipote/zio matto” esilarante, ma anche ricco di sfaccettature; due caratterizzazioni e un’intesa che farebbero invidia a dozzine di film molto più pretenziosi. Bea è una ragazzina per bene, di buon cuore, ma per certi versi disillusa, a causa di un bagaglio di esperienze che, nonostante i 12 anni, la fanno sentire già “grande”; Cal invece è… Ryan Reynolds, nel senso che ormai ogni personaggio che interpreta è impregnato del suo essere, benché qui riesca a modo suo a fare anche un po’ da mentore, senza perdere ovviamente la verve comica che lo caratterizza.

John Krasinski, nel ruolo del padre di Bea, decide invece di mettersi complessivamente da parte, riuscendo però con poche ma significative battute a fornirci un ottimo ritratto sia del suo personaggio, sia del suo rapporto con la figlia, risultando soprattutto funzionale alla narrazione. Bea e Cal saranno aiutati nella missione di ricongiungimento degli IF proprio da due di essi: Blue (doppiato in originale da Steve Carell e in italiano da Ciro Priello dei Jackal) e Blossom (in originale Phoebe Waller-Bridge, in italiano Pilar Fogliati), comprimari essenziali in maniere diverse alla storia. Abbiamo infine la nonna, presenza anch’essa non banale, e tutta la schiera di IF che, chi più chi meno, riescono un po’ tutti a rimanere nella memoria malgrado le rapidissime caratterizzazioni, come ad esempio l’anziano Orso Lewis o lo schizzato Cosmo.

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Nonostante la rilevanza della componente animata e la pletora di personaggi messi in campo, la comicità del film riesce a non essere mai puerile, schivando saggiamente il pericolo di dover assistere a una gag dopo l’altra solo per far felici i bambini in sala. Si ride, certo, ma c’è anche qualcosa di sostanza da raccontare. La storia a un certo punto, pur presentando una buona scrittura e una costante evoluzione dei personaggi, sembra girare in tondo senza un preciso punto di arrivo, ma il fatto è che il vero focus è sulle vicende personali che Bea sta affrontando.

Il fine del film, come ogni prodotto “per bambini” che si rispetti, non è solo quello di lasciare un messaggio ai più piccoli, ma anche agli adulti: cari bambini, non abbiate fretta di crescere perché è la vita che ve lo permetterà, con i suoi tempi; e voi grandi, non pensate che non possa servire di tanto in tanto sentirsi bambini, perché sarà sempre la vita a ricordarvi che qualche volta occorre fermarsi, e ritrovare quelle emozioni infantili che vi hanno inconsapevolmente permesso di affrontare gli ostacoli.

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Dal punto di vista tecnico quella di Krasinski è una regia ordinata, pulita, che insieme a un montaggio accurato, mai frenetico, conferisce alla pellicola il giusto ritmo, senza mai strafare. Il tutto è accompagnato dalle splendide musiche di Michael Giacchino, che compone un motivo ricorrente che entra subito in testa. IF – Gli amici immaginari per me è una delle più gradite e inaspettate sorprese del 2024, capace di far ridere, sorridere, emozionare e commuovere in più momenti, senza mai risultare troppo mieloso o stucchevole.

A posteriori il colpo di scena finale potrebbe sembrare un po’ telefonato, ma probabilmente se a certe cose ci si arriva a pensare solamente alla fine, vuole dire che la sceneggiatura, nella sua semplicità e non senza sorprese, è stata scritta con una certa diligenza e intelligenza. Insomma, dietro l’aria da innocuo film del sabato pomeriggio si nasconde un rispettabilissimo film per tutta la famiglia, da rivedere volentieri più e più volte.

Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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