Kentachi, di Monica Ciabattini

kentachi zen comics

Voto:

Facevo le medie quando su YouTube sono cominciati a uscire gli Asdfmovie e i primissimi video di Scottecs, e questo ha fatto nascere in me la passione per il nonsense, gli sketch brevi ed esplosivi, e banalmente i giochi di parole talmente ridicoli ed estremi da fare il giro e diventare belli. Così, quando su internet o su carta trovo nuovi contenuti che mi ricordano questi, specialmente a fumetti, mi viene subito voglia di esplorarli meglio sperando riescano a farmi fare una sana risata.

Con Kentachi, raccolta di strisce di Monica Ciabattini pubblicata con il collettivo Zen, non sapevo esattamente cosa aspettarmi: a primo impatto mi lasciava immaginare una parodia di certi aspetti del Giappone nel periodo Edo o precedente, nel migliore dei casi con stereotipi reiterati e portati all’inverosimile per far ridere e riflettere sulla loro ridicolaggine. Ma in realtà mi sarei accontentato di qualsiasi cosa, purché mi divertisse.

Seguiamo (più o meno) la storia del protagonista Kentachi, il cui nome secondo la prefazione andrebbe letto all’italiana ottenendo così un richiamo allo Stato americano e al pollo fritto. Dettaglio simpatico, ma anche abbastanza superfluo. Questo ragazzino viene trovato da piccolo da un vecchio maestro ninja, Pakuro Sarutory, che come molti personaggi di questo fumetto è molto stilizzato e non ha una forma ben definita. In puro stile Miyagi, il maestro impartisce al giovane lezioni criptiche e fondamentalmente dannose, e da qui si susseguono diverse brevi storielle, fino allo scontro con alcuni nemici random e la presentazione di quello che sembra essere il cattivo principale, dopodiché il fumetto si conclude. 

Lo stile di disegno è anche simpatico e leggero, certo non esente da qualche piccolo problema, ma perfetto soprattutto per quelle che sono delle piccole gag. Il problema però è che proprio queste non funzionano a livello di scrittura, perché manca spesso un set-up della battuta che sia interessante e non c’è praticamente mai un pay-off che scateni davvero una risatina o un sorriso. Inoltre le gag si protraggono troppo a lungo, e pure quelle di una sola pagina a volte sembrano durare più del dovuto.

Anche l’atmosfera non riesce ad essere abbastanza surreale o stimolante da suscitare ilarità, e vista la sua natura puramente umoristica il fumetto purtroppo fatica a centrare il bersaglio. In tutto ciò alle volte crea persino un po’ di confusione la posizione o la colorazione dei balloon, non riuscendo a far capire quale vada letto per primo o se sia ancora lo stesso personaggio a parlare. 

Volendo utilizzare dei metri di paragone, Kentachi non è assimilabile né alle battute illustrate di Pera Toons, che spesso anche non essendo originalissime funzionano perché rivolte a un pubblico molto giovane, né alle storie di Sio o del team di Scottecs Gigazine, che si rivolgono a tutte le età offrendo anche qualche spunto di riflessione. È a metà tra i due, forse più vicino a qualcosa come le strisce della Settimana Enigmistica. Alcune vignette de La filosofia di Fred, fumetto precedente di Monica Ciabattini, le ho trovate un po’ più interessanti. Magari con il prossimo volume di Kentachi andrà meglio.

Un ringraziamento speciale a Zen Comics

Chirano Articoli
Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

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