Road 96 (PS5)

road 96 gioco

Voto:

Spesso si parla del connubio tra politica e videogiochi, e di come molti utenti vorrebbero che tali tematiche rimanessero fuori dal nostro intrattenimento preferito, poiché spesso e volentieri è difficile interfacciarsi con i pensieri che gli sviluppatori vogliono trasmettere attraverso i loro lavori. Io in primis difficilmente riesco a trovare una posizione all’interno dei contesti che ci vengono narrati nei videogiochi degli ultimi anni, soprattutto a causa della mancanza di esperienza o contatto diretto con le tematiche interessate. È ciò che accade con quei videogiochi che vogliono parlarci di politica: in un mondo fatto di contraddizioni e contrapposizioni, far parte della vita politica della società risulta a tratti infausto.

Trattare questo argomento in un videogioco, nell’epoca in cui la fiaccola della protesta “twitteriana” ha il potere di veicolare un pensiero su un’identità o prodotto, non è affatto semplice, e per questo mi sento di fare un applauso ai ragazzi di Digixart, gli autori di Road 96 (nonché di Valiant Hearts e 11-11: Memories Retold). Per coloro che ne ignorano l’esistenza, si tratta di un’avventura che senza troppi giri di parole si ispira alle politiche di immigrazione e alla campagna elettorale che ha visto scontrarsi Donald Trump ed Hillary Clinton per la poltrona alla Casa Bianca, raccontando la fuga di giovani ragazzi da un Paese diventato nient’altro che una prigione fascista. Ho giocato Road 96 in occasione della nuova release su console, precisamente nella versione PlayStation 5, e sono qui per darvi un motivo per cui dovreste provarlo.

Road 96 autostoppista

A Petria la società è spaccata. Le attuali politiche hanno non solo portato all’impoverimento economico della nazione, ma anche tolto la libertà di pensiero al popolo e privato i giovani di un futuro, costringendo quest’ultimi a scappare verso il confine in cerca di una vita migliore. La “Road 96” del titolo è la destinazione più ambita per quei ragazzi che si dirigono verso nord, giovani teenager che lottano per i loro diritti sfidando uno stato totalitario e il muro costruito al confine, l’ultimo ostacolo che li separa dalla libertà. Il gioco ci racconta le storie che collegano 7 giovani protagonisti senza identità, che si incamminano in un viaggio fatto di incontri che decreteranno il loro destino, il tutto legato dalle nostre scelte che avranno un forte impatto sulla loro sopravvivenza. Il contesto proposto dagli sviluppatori non si discosta molto dagli avvenimenti che hanno scosso il nostro mondo negli ultimi anni: pensiamo al muro costruito al confine tra Stati Uniti e Messico, alle barriere erette dai paesi balcanici, o a come l’informazione viene manipolata per decidere chi è il buono e il cattivo in una storia, elementi che amalgamati ci raccontano un po’ quel che succede in Road 96.

Ciò che personalmente mi ha colpito di più di questo titolo è come racconta l’attualità con grande audacia e realtà, riuscendo al tempo stesso a divertire parlando di politica, senza risultare banale o troppo di parte. Dopotutto, in Road 96 ci viene dato modo di conoscere ben tre aspetti della società di Petria: da un lato vi sono i sostenitori di Tyrak, attuale leader che adotta una politica basata sul controllo, dall’altra parte invece troviamo Flores, sua rivale in politica, e infine i brigatisti, che si pongono nello scontro come rivoluzionari. Durante le nostre marce verso la Road 96 avremo modo di prendere una posizione politica in questo triangolo complicato, esprimendo apprezzamento per uno schieramento piuttosto che un altro. In questa presa di posizione, indirettamente, potremo influenzare i sondaggi della campagna elettorale, elemento trainante della storia, il cui esito deciderà il destino della nazione. Durante la mia partita, durata 7 ore, ho avuto più occasioni per mettere i piedi in tutte le scarpe, scoprendo però di essere interessato sopra ogni cosa alla sopravvivenza personale.

Road 96 Tavola Calda

Nonostante la presenza di un sistema morale, in Road 96 non c’è obbligatoriamente una scelta giusta o sbagliata: d’altro canto ogni storia vanta un protagonista diverso, quindi anche gli eventi annessi potranno prendere una piega inaspettata, rendendo ciascun viaggio unico nel suo genere, permettendo inoltre al giocatore di tentare soluzioni narrative differenti. Quello realizzato da Digixart è un racconto procedurale: qualsiasi cosa faremo potrebbe condizionare il nostro viaggio, ogni singola azione determinerà la nostra sopravvivenza o la nostra morte, e tutto ciò dipenderà da come ci comporteremo con i personaggi che incontreremo o anche da chi ci faremo dare un passaggio. Ironia della sorte, la storia di un protagonista potrebbe culminare nelle prime battute con un brusco epilogo, terminare una volta raggiunta l’agognata libertà o addirittura a un passo dall’obiettivo. L’imprevedibilità è l’elemento che rende particolare la narrativa del gioco, riuscendo a non ripetersi nell’arco dell’avventura.

Ma chi sono coloro che ci accompagneranno durante il viaggio della speranza? Persone normali, con destini e storie da scoprire run dopo run, arrivando alla fine ad un quadro completo di ciascuna faccenda a tratti divertente, delicato o anche commovente. Perché mentre la politica e la società di Petria sono il fiume in cui fluisce la storia, tematiche come vendetta, genitorialità, o la semplice nostalgia dei bei vecchi tempi sono i pesci che vi nuotano, alleggerendo un racconto altrimenti pesante. Ogni storia che ho affrontato (o episodio, come definito dal gioco) mi ha permesso di vivere degli attimi intensi in diversi luoghi di Petria, di conoscere le sue persone e le loro opinioni sulle imminenti elezioni, ma sono proprio quei personaggi secondari che incontreremo spesso a dare quel tocco magico alla storia, riuscendo persino a farsi odiare o amare. Narrativamente il titolo mi ha catturato, poiché riesce ad incastrare egregiamente tutti i tasselli posati episodio dopo episodio, facendo evolvere di pari passo un racconto che man mano si stratifica meticolosamente, trattando infine tematiche delicate che si amalgamano perfettamente con il tutto.

Road 96 Zoe

La storia è strutturata come una serie televisiva, con gli episodi che raccontano ogni singolo viaggio compiuto. Non c’è una continuità per i ragazzi che impersoneremo, tuttavia le loro azioni potranno condizionare la marcia verso la libertà di altri giovani fuggiaschi. Durante la mia partita è capitato infatti che un dato evento da me vissuto venisse ripreso da altri personaggi in alcuni dialoghi, dimostrando così l’importanza di alcune scelte che altrimenti sarebbero risultate banali. Ma come è strutturato il viaggio verso la Road 96? Dopo aver scelto uno dei ragazzi scomparsi, il nuovo viaggio parte da una tappa scelta dal gioco, dando così una base su cui iniziare a costruire la propria storia. In ogni tappa in cui mi sono trovato, ho potuto eseguire diverse azioni a seconda delle mie possibilità, aprendo la strada ad alcune soluzioni che mi avrebbero permesso di andare avanti. Rubare, dialogare, manomettere, mangiare o riposare, sono azioni che in un modo o nell’altro possono condizionare la partita. Ciascuna tappa inoltre mi ha catapultato all’interno di una storia o evento, che a sua volta compone un tassello di una delle tante sottotrame che arricchiscono il racconto del gioco, coinvolgendomi in situazioni al limite dell’ordinario. Non aspettatevi un’avventura statica in cui prendere unicamente delle scelte: ci saranno diversi momenti d’azione in cui bisognerà farsi coraggio e affrontare il pericolo a viso aperto.

Trattandosi di un’avventura in prima persona fortemente concentrata sulla narrazione, ho notato che il gameplay risulta piuttosto ricco di opzioni, soprattutto sul fronte dei minigiochi, che mi hanno permesso di guadagnare qualche dollaro extra da spendere in viveri e stanze di motel. La gestione del denaro e della salute sono i principali elementi della sopravvivenza: senza il primo non è possibile acquistare cibo e bevande, rifocillando così la salute, e senza quest’ultima non è possibile continuare l’estenuante viaggio verso la Road 96. Completato il pezzo di storia legato ad una tappa, il gioco pone diverse scelte su come continuare l’avventura, come fare l’autostop, chiamare un taxi, aspettare l’autobus o persino proseguire a piedi: ciascuna scelta delinea dunque una diramazione della storia generata sul momento, decidendo così anche chi potremmo incontrare successivamente. Sebbene entrando nella profondità del titolo si arriveranno a comprendere le dinamiche di alcune soluzioni proposte, la già citata imprevedibilità rimarrà il fattore caratterizzante dell’esperienza.

Road 96 Viaggio in camion

Ambientato verso la fine degli anni 90′, Road 96 riprende i connotati artistici di questo decennio, trasmettendo anche attraverso la musica la malinconia e il peso del viaggio, sensazioni da cui difficilmente mi sono separato durante le varie tappe. La direzione artistica impone paesaggi spesso deserti, richiamando l’Arizona tra pompe di benzina, trivelle e pozzi di petrolio, e cambiando registro man mano che si va verso nord, traendo ispirazione dall’Oregon con boschi e paesaggi verdeggianti, tavole calde e motel. Dal punto di vista grafico il titolo esibisce uno stile curioso e low poly, e pur avendo notato un po’ di pop-up delle texture in alcuni frangenti, nel complesso ci troviamo davanti a un prodotto non troppo lontano dal look del primo Life is Strange.

Trattandosi di una produzione di piccole dimensioni (parliamo di un team composto da 15 persone) la versione console, e nella fattispecie quella PlayStation 5, risulta piuttosto solida anche a livelli prestazionali, sebbene in questa edizione non abbia avvertito alcuna funzione legata al DualSense. Ciò che mi ha sorpreso però è la presenza della localizzazione italiana, che pur non essendo proprio perfetta tra errori di battitura o l’uso randomico di maschile e femminile, permette al pubblico nostrano di comprendere meglio la storia di Road 96.

Un ringraziamento speciale a Koch Media




Mr. Kazeshin Articoli
Sono un grande appassionato di videogiochi ed anime, e nel mio cuore, i JRPG hanno un posto speciale. Gioco a di tutto, anche per avere una visione sempre più ampia del medium che mi accompagna sin dalla mia nascita.

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