Aduah – Red Requiem vol.1

aduah red requiem vol 1 recensione

Voto:

Nell’Italia dei nostri giorni è quasi impossibile che una persona tra i venti e i quarant’anni non abbia mai letto manga e soprattutto guardato anime in giovane età: Dragon Ball, Inuyasha, G.T.O. e Trigun per quelli della “vecchia guardia”, NarutoSoul Eater per chi è arrivato un po’ dopo, e molti altri. Sono opere che ci hanno fatto sognare, portandoci a guardare ore e ore di AMV con gli immancabili Linkin Park e appassionarci al mondo delle serie TV, del fumetto e dell’animazione. Alcuni hanno persino deciso di fare di tutto questo la propria professione e/o ragione di vita, da chi contribuisce a creare prodotti fino a chi li recensisce.

A questa categoria sicuramente appartiene Aduah, creatrice della serie a fumetti Red Requiem, composta da 4 volumi di cui oggi vedremo il primo. Disegni, trama e personaggi strizzano l’occhio ai succitati anni ’90 e 2000, con tanta forza da farsi quasi venire i lividi. Ironia a parte, ci sono diversi elementi derivativi sia a livello grafico che narrativo, e questo mi ha provocato emozioni confuse, perché non capivo se provare nostalgia o un sentimento di “già visto“. Ma cominciamo dalla trama, senza spoiler.

red requiem mietitori

Siamo in un mondo che sembra in tutto e per tutto il nostro, se non fosse che entità sovrannaturali si combattono invisibili agli occhi dei comuni mortali, ignari della loro esistenza (un po’ come in Bleach, da cui sono stati presi più spunti, ma anche altre opere). Si tratta dei mietitori, esseri che si occupano di recuperare le anime dei defunti per farle reincarnare, divisi in Bianchi per chi preleva quelle provenienti da morte per cause naturali e Neri per quelle da morte improvvisa. Il conflitto però non è tra queste due fazioni, bensì tra chi al loro interno svolge regolarmente il proprio lavoro e un gruppo di ribelli che invece tengono per sé tutto l’Ignis, ovvero la forza vitale delle persone, indebolendo così la barriera che divide le dimensioni chiamata Lumbra (più o meno come nel film Constantine, per capirci). Questo per scopi ignoti alla fazione dei buoni, nonostante la guerra vada avanti da secoli.

Il fumetto ha anche elementi da fantasy vecchio stampo, e quindi troviamo la classica figura leggendaria e predestinata che potrebbe salvare la situazione con l’enorme potere che cela dentro di sé, sempre che questo ovviamente non cada in mani sbagliate, ovvero quelle della Morte Rossa. Non si sa chi sia il predestinato, dato che al mondo esistono 5 possibili candidati (questa è una cosa che non si vede spesso, intuizione carina), ma noi seguiremo le vicende di uno di questi che vive in Italia, Elia.

Questo giovane di 18/19 anni si trova a vagare con degli amici nella scuola, a notte fonda, per scoprire se le voci sui fantasmi che infestano il luogo sono vere (loro complice il custode, che essendo dipendente pubblico sottopagato e sfruttato non può permettersi un cellulare con connessione internet e si fa corrompere con una rivista zozza). La goliardata però si trasforma in un’orribile esperienza quando vengono attaccati da un Poltergeist, qui inteso come massa di anime non ancora reincarnate attratte da chi ha un Ignis forte: cercano un mietitore che possa prendersi cura di loro, ma l’instabilità dell’ammasso le porta ad essere aggressive. Proprio per questo il Poltergeist si scaglia sul ragazzo, ma due mietitrici di nome Vivia e Sosoko vengono in loro aiuto, insieme a un personaggio dalle caratteristiche ignote chiamate Ruy, che si rende conto del suo potenziale e decide di diventare suo mentore per addestrarlo, nonché suo professore di storia per tenerlo d’occhio (e farci fare due risate con dei simpatici cliché).

red requiem ruy

Come credo si sia intuito, a parte qualche dettaglio qua e là Red Requiem propone una rielaborazione non particolarmente originale di quanto già letto e visto negli ultimi quarant’anni, almeno in questo primo volume, e nonostante qualche momento ironico la storia si prende sul serio, in quanto splatter goth e senza alcun intento parodistico.

A questo poi bisogna aggiungere dialoghi e pensieri didascalici e/o verbosi, un lettering che a volte genera gran confusione, una qualità dei disegni altalenante in cui vignette e splash page molto carine si alternano ad altre con problemi di prospettiva, anatomia e gestione della regia anche all’interno di una stessa tavola, inoltre le poche pagine colorate lasciano a desiderare… Insomma, un lavoro in cui si sente la mancanza di un beta reader e di un controllo assiduo da parte dell’editore.

In ultimo però bisogna segnalare l’idea carina di dare al fumetto una colonna sonora originale, che trovate sul sito di Upper Comics.

red requiem elia

Nonostante tutto, potreste fare un pensierino su Red Requiem anche solo per le sue forti vibes anni ’90 e per sentirvi nuovamente dei ragazzini alle prese con le prime turbe adolescenziali. Agli adolescenti d’oggi a cui piacciono situazioni e character design a metà tra Tōkyō Ghoul, Fallen o Shadow Hunter invece offrirà qualcosa che potranno godersi ora e ricordare in futuro con un misto di commozione e probabilmente imbarazzo. E poi se per assurdo ho comunque voglia di leggere il secondo volume un motivo ci sarà pure.

Un ringraziamento speciale ad Upper Comics




Chirano Articoli
Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

2 Commenti

  1. Grazie della recensione, farò del mio meglio sul volume due! Anche se non so esattamente cosa non sia piaciuto qui, mi dispiace del voto, ma grazie per le critiche!

    • Gentilissima Aduah,

      mi dispiace di non essere statə abbastanza chiarə nella recensione. In sintesi, a parer mio sia la trama di base che l’intreccio e i personaggi sono troppo derivativi e mancano di una rilettura che non sappia di già visto. Da persona che scrive sceneggiature per fumetti so che creare qualcosa che sia originale al 100% è pressoché impossibile, ma una buona storia a mio parere è una che sa prendere un concetto o vari elementi e rielaborarli in maniere nuove e offrendo particolari chiavi di lettura. Un esempio molto altisonante ma che rende chiara l’idea può essere “Shrek”, che ha come spunto le classiche fiabe e i film Disney sulle principesse e li ribalta in ogni modo possibile, tanto che è diventato iconico (e per questo anche copiato) e la Dreamworks ha capito che era quella la strada da seguire e che il tema dell’identità gli era caro (le trilogie di “Kung Fu Panda”, “Dragon Trainer” e “Megamind”, i loro film secondo me migliori, si basano proprio su questo). Qui è proprio la pressoché totale assenza di novità, almeno in questo primo volume, che secondo me lo fa calare parecchio: chi vedeva gli Anime su Italia 1 o Mtv negli anni ’90 forse se lo gode un po’ di più perché rimanda con la mente a quel tempo e più o meno quel tipo di storie, ma si ritrova in mano con un poco di nostalgia misto al “niente di altro”.

      Se parliamo dei disegni, anche quelli mi hanno poco convinto: qualche tavola è carina, ma molte altre ho visto che presentano problemi di prospettiva, anatomia e altro. Se chi dovrebbe ricontrollare le tavole non lo fa a dovere, ti consiglierei di appellarti alle tue vecchie conoscenze della Comics o della scuola di manga (delle quali però sei sicura del loro talento e capacità) che ti segua e ti dia una mano, oltre a continuare a disegnare quotidianamente ed allenarti per trovare uno stile veramente tutto tuo (cosa che sicuramente già fai).

      Infine per il voto è stata una questione di coerenza interna: in una mia recensione di qualche tempo fa parlavo del primo albo di Reaver, un fumetto fantasy statunitense. Lì ci sono problemi simili a questo primo volume di “Red Requiem” con la storia, ma amplificati all’ennesima potenza essendo una scopiazzatura fatta male di LOTR e GOT, come mille altri fantasy fatti senza condizione di causa, e battute e situazioni che sembravano uscite dal film “Suicide Squad” del 2016. Da sceneggiatorə gli avrei dato anche di meno, ma i disegni di Rebekah Isaacs hanno in parte salvato l’accozzaglia messa su da Justin Jordan. Qui il misto di cose su più fronti che non mi ha convinto molto mi ha portato a dare la stessa valutazione, con la differenza però che mentre di “Reaver” non ne voglio mai più vedere una copia o mi viene l’orchite, di “Red Requiem” leggerei anche il prossimo volume e forse pure i due rimanenti per la curiosità di vedere dove va a parare (e avere la soddisfazione di portare una serie completa di fumetti qui su Nerdevil.it).

      Posso immaginare che ciò che ho scritto e il voto possano averti fatto stare male, ma ci tengo a dire che non l’ho fatto con cattiveria o per il gusto di asfaltare una giovane autrice italiana. Spero solo che, passato l’iniziale e ovvio sentimento sgradevole, ci siano spunti per migliorare. E spero di essere ancora qui quando uscirà il secondo volume per scoprire com’è andata.

      A presto!

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*