Caleb, il film sui vampiri di Roberto D’Antona

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Roberto D’Antona negli anni è riuscito a farsi strada nel panorama indipendente italiano, diventando uno dei registi più conosciuti soprattutto in ambito horror, genere che si diverte ogni volta a rimodellare inserendolo in contesti differenti. Il film precedente, The Last Heroes, ci aveva portato in territorio fantasy, mentre con Caleb c’è un ritorno ad un cinema dell’orrore più classico, basato sulla leggendaria figura del vampiro nella sua rappresentazione più elegante e ammaliante.

Tutto inizia con la misteriosa scomparsa di Elena, una giovane giornalista intenta ad indagare su una serie di inquietanti eventi. Sua sorella maggiore Rebecca, anche lei giornalista, si mette quindi sulle sue tracce finché i pochi indizi a disposizione la conducono a Timere, un piccolo borgo sperduto tra le Alpi italiane che non viene nemmeno segnalato sulle mappe. Qui durante le sue indagini farà la conoscenza di Caleb, l’uomo più benvoluto del luogo, un ricco produttore di vini nonché un raffinato amante dell’arte e della cultura, che negli occhi però ha qualcosa di sinistro.

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L’idea alla base del film è convincente, mi è piaciuta molto la scelta di ambientare il tutto in un (fittizio) borgo tra le montagne e ho trovato il personaggio di Caleb interessante e ben scritto, inoltre si percepisce positivamente l’influenza di film sui vampiri che hanno fatto la storia come il Dracula di Francis Ford Coppola e Intervista col vampiro. Molte delle buone premesse però tendono a disperdersi in uno sviluppo al di sotto delle aspettative e soprattutto in una durata a mio dire eccessiva (quasi 2 ore e 40), che avrebbe giovato di tagli in alcuni punti come il lungo excursus sulle origini di Caleb.

In ogni caso il peccato più grande del film secondo me è che non riesce ad essere angosciante come vorrebbe, ma per il semplice motivo che gioca troppo a carte scoperte: Timere sembra dal primo istante una comunità di serial killer, si viene portati subito ad alzare la guardia e non viene mai data un po’ di vera tregua per abbassarla, quindi anche se all’inizio si prova effettivamente dell’angoscia, poi è tutto talmente esplicito che ci si abitua. Con un’ambientazione del genere si è persa l’occasione di rendere tutto molto più subdolo ed inquietante, lasciando prima immergere lo spettatore in un paesino tranquillo e accogliente per poi destabilizzarlo con segnali e avvenimenti completamente discordanti.

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Un altro aspetto del film che a mente fredda fatico a farmi andare giù è una squadra di nuovi personaggi che viene introdotta verso la fine: per quanto nel corso della visione regali qualche sano momento d’azione e goliardia, purtroppo spezza completamente l’equilibrio tra i due personaggi principali, ovvero Caleb e Rebecca, che forse avrebbero meritato un faccia a faccia meno chiassoso, più intimo.

Rimanendo in tema di personaggi, sono rimasto piacevolmente colpito da tutti i loro interpreti. Ho trovato che questa volta i ruoli siano stati assegnati in maniera più oculata, riuscendo così a trarre il meglio tanto dai volti noti dei film di Roberto D’Antona quanto dalle new entry. Ottime come sempre le interpretazioni dello stesso D’Antona e di Annamaria Lorusso (rispettivamente Caleb e Rebecca), ma mi è parso sensibilmente migliorato anche il simpaticissimo Francesco Emulo (qui nel ruolo di uno scrittore in cerca di ispirazione) che credo davvero possa avere un brillante futuro come attore comico.

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Le qualità migliori di Caleb comunque risiedono nei suoi aspetti tecnici e artistici. Il film è molto ben girato e ci sono scene di una potenza visiva non indifferente, sostenute da un ottimo lavoro con il make-up e gli effetti speciali. A tal proposito, un plauso alla decisione di affidarsi pienamente agli effetti pratici anziché quelli digitali, che in produzioni di questo tipo (come visto anche in The Last Heroes) purtroppo tendono ad essere problematici. Completa il tutto la bella colonna sonora ad opera di Aurora Rochez, che accompagna al meglio ogni scena riuscendo a trasmettere le giuste emozioni.

Roberto D’Antona con Caleb riesce a portare un gradino più in alto le proprie ambizioni. Per quanto sia lontano dall’essere un film perfetto, è evidente una certa maturità raggiunta da tutta la L/D Production Company e adoro come, nonostante questo, si continuino a percepire chiaramente l’entusiasmo e la passione che animano i loro lavori.

Un ringraziamento speciale a Roberto D’Antona e L/D Production Company




RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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