Il cuore della città, di Francesco Savino e Giulio Rincione

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Un giovane cammina per le strade buie di una città senza nome, fredda e impersonale come solo le più grandi megalopoli sanno essere. Una profonda angoscia si agita nell’animo del ragazzo, spaventato dalla lotta impari che tutti i giorni è chiamato a sostenere: impedire che i suoi demoni interiori e le angherie della città lo riducano ad un guscio vuoto, un morto ambulante. D’improvviso gli viene offerta una possibilità: affrontare direttamente il cuore della città, fronteggiare il mostro all’ombra del quale è sempre vissuto.

Una chiamata del genere non può essere rifiutata, anche se il peso di un simile viaggio potrebbe rivelarsi più gravoso di quanto si credesse, anche se il mostro che si vuole sconfiggere potrebbe mostrarsi in forme inaspettate. Come il ragazzo, anche Francesco Savino (La banda dell’Elefante Rosa, Vivi e Vegeta) non può esimersi dal raccontare questa storia, intitolata Il cuore della città, affidata alle matite e ai colori di Giulio Rincione (Condusse Me, Paranoiae) e che dopo l’iniziale pubblicazione sul web torna in un volume a cura di Shockdom.

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Il cammino intrapreso dal giovane uomo non porta verso terre lontane, la risposta al suo dilemma non si trova nascosta chissà dove. La strada che è chiamato a percorrere assumerà ben presto le sembianze di una spirale, che attorcigliandosi scaverà in profondo, ponendolo dinnanzi alle sue più grandi fragilità.

Dubbi, incertezze e paure prenderanno il sopravvento e si trasformeranno in vere e proprie creature abominevoli, popolando i luoghi che il ragazzo dovrà attraversare, in una peregrinazione orrorifica e allucinata, con destinazione ultima il suo “io” più doloroso ma anche più vero e sincero. È meglio non insistere ulteriormente sugli sviluppi narrativi, onde evitare goffe anticipazioni che andrebbero a intaccare l’esperienza e il viaggio, compiuti assieme al protagonista.

Partecipazione che non vuole sottolineare come si arrivi facilmente a “rivedersi” nel protagonista; anzi, la possibilità che scatti il meccanismo di identificazione, in questa storia, è più ridotta che in altre. Quindi il personaggio è scritto male? Tutt’altro. La grande peculiarità di questa narrazione sta nella profonda umanità di cui sono intrise le tavole, che va oltre la “semplice” sensibilità arrivando a toccare corde antiche, quasi originarie.

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Savino coinvolge non solo nel racconto, o nel messaggio in esso contenuto, e lo fa parlando delle grandi domande, delle paure che tutti condividiamo e di ogni altra cosa che afferisce al più grande e nobile dei compiti: quello di essere umani.

Non si sta più trattando di emozioni suscitate da tematiche care al singolo per motivi personali, legati al carattere e alle differenti esperienze di vita. Savino parla al cuore dell’umanità attraverso il cuore della città e quello del ragazzo, affrontando di petto il mostro narrativo e il grande “perché?” che ognuno porta dentro di sé.

Abbraccia compiutamente ogni domanda senza la pretesa di trovare una soluzione immediata e continuando a camminare, a interrogarsi, fino a quando l’intricato enigma inizia ad allentarsi, per poi sciogliersi in una epifania articolata, poliedrica, ma illuminata da una serena speranza.

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Fondamentale all’interno di questa grande avventura esistenziale è il disegno di Rincione, che ancora una volta dà prova della propria abilità non solo nell’utilizzo dello spazio all’interno della tavola e nel character design che gli permette di concretare su carta incubi e deliri, ma anche nella scelta e la gestione dei colori.

La città brilla e abbaglia con le proprie luci artificiali, siano esse neon o lampioni. Rincione si assume il compito tutt’altro che semplice di rendere intense queste luci senza privarle della freddezza che le caratterizza e, al contempo, elevarle a elemento costitutivo della narrazione. Così come le turbe del giovane ragazzo si riversano nel mondo che lo circonda, assumendo forme terrificanti, allo stesso modo le luci non si limitano a fare da sfondo alla vicenda, ma ne prendono vivamente parte.

Degna di menzione è anche la grande inventiva grafica di Rincione, che con acuti dettagli e idee ispirate anima le tavole senza forzare la mano o danneggiare l’ottima chiarezza di esposizione.

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Un paio di piccoli nei all’interno di questo volume possono essere rintracciati, da una parte, nel fatto che un racconto di così ampio respiro sia condensato in un centinaio di pagine. Lo sviluppo delle vicende non presenta lacune o mancanze, ma forse alcuni passaggi centrali avrebbero beneficiato di qualche pagina in più, andando a preparare ancora meglio il terreno narrativo per il gran finale.

L’altra macchiolina può o meno essere considerata tale, dipende molto dal gusto di chi legge: la commossa umanità che traspare dalle pagine è chiaramente figlia di una grande partecipazione personale dell’autore alle riflessioni narrate (come ammesso dallo stesso all’interno delle poche righe di introduzione) e ciò, unito alla struttura atipica di questo fumetto, potrebbe risultare sgradito al palato di chi sia più interessato a trame articolate e ricche di colpi di scena.

Come si diceva, però, nulla di grave o di pregiudizievole. Il cuore della città resta una lettura intensa e affascinante, sicuramente meritevole dei molti riconoscimenti (come quello per il Miglior Fumetto Web al Premio Boscarato 2017) che ha ottenuto sin dal proprio debutto sulle pagine digitali del portale Wilder, prima di essere ripubblicata in formato cartaceo.

Un ringraziamento speciale a Shockdom

OuterLand Articoli
Lettore, videogiocatore, finto cinefilo e grande chiacchierone.

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