Horizon Zero Dawn (PS4)

Horizon Zero Dawn PS4 recensione

Voto:

Horizon Zero Dawn è ambientato circa mille anni nel futuro a partire dai giorni nostri. Dopo aver raggiunto livelli tecnologici molto avanzati, per qualche motivo la civiltà è crollata, la natura ha ripreso il sopravvento su tutto e gli umani sono tornati ad un livello di civilizzazione primitivo, con tribù fortemente basate sui culti religiosi. C’è però una particolarità: nonostante il mondo sembri tornato alle origini, è popolato da una fauna quasi completamente robotica, macchine complesse che si comportano come veri e propri animali, e hanno sembianze che vanno dalle antilopi fino a pseudo-dinosauri.

La protagonista Aloy appartiene alla tribù matriarcale e piuttosto selvaggia dei Nora, adoratori di una dea che chiamano la Madre (riconducibile alla Terra stessa). A causa delle loro credenze, essendo ignota l’identità dei suoi genitori, sin da neonata Aloy viene emarginata ed affidata alle cure di un altro emarginato, di nome Rost. Questa tribù infatti ha l’usanza di esiliare dal villaggio, per periodi più o meno definiti, chi per qualche motivo si macchia di peccati di fronte alla dea, e gli altri Nora sono tenuti ad ignorarli in maniera totale. La nostra protagonista, marchiata indelebilmente con l’appellativo di “senza madre”, si ritrova quindi ad avere un’infanzia difficile e ingiusta, che tempra molto il suo carattere, ma al contempo accresce in lei la voglia di scoprire la verità sulle sue origini e soprattutto l’identità di sua madre. Proprio questa ricerca sarà il motore principale di tutte le sue azioni da adulta, ma la porterà ad avere a che fare con eventi e rivelazioni molto più grandi di lei.

Quella di Aloy è una bella storia di riscatto sociale e ricerca della verità, ma si tratta dell’aspetto meno interessante di tutta la narrazione del gioco. Certo, andando avanti crescerà la nostra voglia di scoprire cosa si nasconde dietro le sempre più misteriose origini della protagonista, ma ciò che catturerà davvero costantemente l’attenzione sarà tutto il resto: non vedrete l’ora di scoprire cosa ne è stato del mondo iper-tecnologico, perché ci sono macchine che scorrazzano per la natura anziché animali veri, cosa sono quelle strane braccia meccaniche che spuntano dalle montagne in lontananza… Proprio come la protagonista noi siamo totalmente all’oscuro della storia “antica” del mondo di gioco, e sarà un piacere ricostruirne gli avvenimenti un pezzo alla volta, attraverso file audio e testuali, ologrammi registrati e quant’altro; l’unica differenza tra noi e Aloy è che a lei di tutto questo importa relativamente, e il suo unico obiettivo essenzialmente rimane quello di scoprire chi è sua madre.

Una delle pecche in tutto ciò è che i giocatori meno curiosi potrebbero perdersi per strada interessanti pezzi di storia non fondamentali al proseguimento del gioco, e c’è da dire che anche alcuni punti importanti ed obbligatori si potevano orchestrare meglio, anziché essere spesso affidati a statici ologrammi. Il problema più grande a livello narrativo, invece, sta nel fatto che la caratterizzazione dei personaggi è piuttosto basilare, e fatta eccezione per Aloy, degli altri si avrà memoria breve. Se proprio vogliamo fare i pignoli, forse nella trama c’è anche qualche spiegone di troppo, ma nulla che, almeno a me personalmente, sia risultato pesante.

I ragazzi di Guerrilla Games comunque sono riusciti a realizzare complessivamente una storia molto originale, che unisce ottimamente avventura e fantascienza, introducendo anche concetti completamente inediti ed estremamente affascinanti (i più scafati tra di voi forse avranno azzardato qualche paragone con Enslaved: Odyssey to the West. Levatevelo dalla testa, qua siamo ad anni luce di superiorità su tutta la linea). Ogni minimo particolare inserito nel gioco poi ha un suo senso, che siano i dettagli delle città, delle rovine, degli abiti, o anche il più stupido dei collezionabili, nulla è lasciato realmente al caso, rivelando una cura maniacale. Questo è uno di quei titoli in cui ti accorgi di tutta la passione e l’amore che ci hanno messo gli sviluppatori, lo percepisci proprio che a qualcuno, negli studi di Guerrilla, a gioco ultimato sarà scappata una lacrimuccia di soddisfazione.

Per quel che riguarda il gameplay, Horizon non porta con sé particolari innovazioni, piuttosto prende il meglio da meccaniche già consolidate nel suo genere (prevalentemente action-RPG), e rielabora tutto eccellentemente in funzione del suo contesto. In base alla situazione, il gioco potrebbe ricordarvi titoli come The Witcher 3, Tomb Raider (il reboot), Assassin’s Creed, Uncharted 4 o addirittura Far Cry, riuscendo nonostante questo a mantenere una sua identità ben definita, grazie anche solo a piccole sfumature che lo rendono differente. Vi faccio un esempio: anche qui ci sono delle torrette, che servono come di consueto a rendere chiare parti della mappa non ancora esplorate, ma l’idea geniale di Guerrilla è stata farle corrispondere a una delle macchine di gioco, chiamate Collilunghi, dando persino una spiegazione sensata della loro funzione.

Questi giganteschi robot camminano intorno a zone specifiche, inviando a tutte le altre macchine dati sull’intero territorio da loro presidiato; per impossessarci di queste informazioni, dovremo trovare il punto esatto dal quale saltare sul loro collo (arrampicarsi dalle zampe non è possibile) e aggrapparci fino alla testa, ma non pensiate che sia tutto qui: vicino ai Collilunghi si aggireranno sempre un bel po’ di macchine aggressive, che vi renderanno difficile l’impresa. Interessante anche l’elemento del Focus, un dispositivo indossabile che Aloy trova da piccola in delle rovine, nelle prime fasi di tutorial, e le consente di individuare i nemici o analizzare l’ambiente circostante: sempre cose che vediamo da anni nei videogiochi, ma anche qui riproposte sotto una luce diversa.

Per combattere Aloy ha a sua disposizione principalmente una lancia per gli scontri ravvicinati e un arco per colpire dalla distanza. Il combattimento melee è un po’ legnoso e consiglierei di sfruttarlo solo dopo aver sbloccato alcune abilità (poi arriverò anche a questo argomento); l’arco invece regala grandissime soddisfazioni: ce ne sono di diverso tipo, in base alla gittata, il tipo di frecce utilizzabili e la rapidità nello scoccarle. L’unica cosa che non mi ha fatto impazzire dell’arco è la mancanza di una vera balistica del colpo: anche su distanze molto lunghe, con l’arco di precisione (tra i più potenti) la freccia arriverà esattamente dove si è mirato, difatti mi è capitato di completare piccole missioni secondarie cecchinando tutti manco fossi Chris Kyle. Sono convinto comunque che si tratti di una scelta precisa per alleggerire il gameplay e non renderlo troppo tedioso.

Avremo poi la possibilità di equipaggiarci con altre armi (per un massimo di quattro), tra cui una fionda per lanciare “granate”, il fragore (una sorta di mitraglietta a corto raggio), un lancia-trappole e un lancia-corde. Riguardo queste ultime due, le trappole sono cavi che è possibile installare sul terreno per innescare esplosioni, scosse elettriche o fiamme al contatto (noi ne siamo immuni) e solitamente si sfruttano per darsi del vantaggio prima di dare il via a un attacco vero e proprio; le corde servono invece ad immobilizzare perlopiù macchine molto grandi, ma vi dirò la verità, io non mi ci sono trovato bene e ne ho fatto tranquillamente a meno per tutto il gioco, e lo stesso dicasi del fragore tra l’altro. Oltre alle armi è anche presente una buona varietà di abiti, ognuno con dei vantaggi ben definiti e molto diversi tra loro esteticamente.

Il bello di un gioco come Horizon sta anche nella piena libertà data al giocatore sia nell’esplorazione, trattandosi di un open world in piena regola, sia nella scelta in generale di approccio al gameplay. Potete decidere di essere prevalentemente stealth o fracassoni, utilizzare di più un’arma anziché un’altra, sviluppare le abilità in modo da favorire lo stile che preferite… ci sono così tante variabili per personalizzare la propria esperienza di gioco che annoiarsi è impossibile.

Gli scontri contro altri esseri umani sono piuttosto monotoni e per la maggiore probabilmente vi divertirete a farli cadere come mosche in modalità stealth, anche perché sono quasi tutti stupidi da far schifo. I combattimenti con le macchine invece sono spettacolari, la loro intelligenza artificiale è stata realizzata molto bene e buona parte di loro (non necessariamente le più grandi) è capace di dare parecchio filo da torcere. Ce ne sono 25 specie in totale, tutte diversissime e curate fin nei minimi dettagli; potremo inoltre imbatterci nelle loro versioni affette da corruzione, che le rende più forti e resistenti.

Ad un certo punto sarà persino possibile cavalcarne qualcuna eseguendo su di loro un’operazione chiamata override, che ci consentirà anche di farle combattere al nostro fianco. Ogni macchina poi ha dei punti deboli specifici, oltre che debolezze o resistenze a determinati elementi, quindi sarà bene tenere sempre questi particolari a mente per abbatterle più rapidamente e non lasciarsi sopraffare. Sicuramente le macchine, per la loro complessità e realizzazione in generale, sono da considerare uno dei fiori all’occhiello del gioco.

Per quanto concerne il livello di sfida, sta a voi deciderlo nelle opzioni, dove potete selezionare da “facile” a “molto difficile”. Diciamo che a modalità normale il gioco si presenta già divertente e in alcuni punti piuttosto impegnativo, ma col tempo i miglioramenti nelle abilità e nell’equipaggiamento tendono a facilitare un po’ le cose, quindi se siete giocatori navigati vi consiglio di selezionare da subito la modalità difficile. Ad ogni modo il livello di difficoltà si può modificare in qualsiasi momento dalle opzioni. La gestione dei salvataggi poi avviene sia in automatico che per mezzo di falò (che fanno anche da punti per il viaggio rapido), e alle volte questi contribuiranno alla difficoltà costringendoci a ripetere alcune sezioni da capo in caso di sconfitta.

Horizon però non è solo combattimenti. Le missioni proposte dal gioco, anche quelle secondarie, variano dall’azione pura fino all’investigazione o la risoluzione di semplici puzzle, e non risultano mai troppo ripetitive.

Parliamo ora degli aspetti un po’ più RPG del titolo. Innanzitutto c’è un classicissimo sistema di guadagno dei punti esperienza, attraverso i combattimenti e il completamento di missioni, che consente di salire di livello, ma la sua utilità si ferma più che altro all’aumento della salute disponibile e l’ottenimento di punti abilità, ergo non aspettatevi alcun tipo di parametro da vero gioco di ruolo.

Le abilità sbloccabili sono un altro aspetto molto interessante del gioco, poiché con l’introduzione continua di nuove possibilità tendono effettivamente ad espandere il gameplay rendendolo anche più profondo, spingendo il giocatore a provare nuove tattiche. Si potrà imparare, ad esempio, a scoccare più frecce contemporaneamente, concentrarsi per un tempo limitato mentre si mira (creando un effetto rallenty), atterrare le macchine con la lancia per infliggere loro un colpo critico o eseguire l’override, o ancora rendere l’override sulle macchine permanente (altrimenti il suo effetto di base sarebbe temporaneo), e molte altre per un totale di 36, divise nelle categorie Predatrice, Audace e Raccoglitrice.

Armi ed abiti invece saranno potenziabili per mezzo di apposite modifiche, reperibili di solito tra i resti dei nemici o presso i mercanti. Queste andranno ad aggiungere dei bonus di diverso tipo, i cui risultati effettivamente si notano.

Sempre a tema equipaggiamento, è possibile raccogliere risorse che consentano di migliorare la capienza della faretra, gli slot delle armi (all’inizio limitati), la borsa delle risorse stessa e quant’altro, ma non solo: molti oggetti saranno necessari per acquistare dai mercanti abiti ed armi sempre migliori, oltre che pozioni, mappe dei punti d’interesse e così via. Inoltre sarà importantissimo raccogliere erbe medicinali per ripristinare gli HP, o cacciare i pochi piccoli animali veri che ancora si trovano in giro, per poterne ottenere carne con cui creare pozioni senza doverle acquistare, o pelli che servono a migliorare le borse.

In Horizon è un piacere persino andare in cerca di collezionabili, innanzitutto perché non sono fini a se stessi, ma possono essere scambiati da mercanti nella maestosa città della tribù Carja, per ottenere modifiche di alto livello; poi aggiungono qualche curiosità in più: gli osservatori racchiudono i pensieri di una persona che sta assistendo al collasso del mondo antico, le tazze sono semplicemente dei resti di mug (tra i quali spicca un easter egg), i fiori di metallo sono flora robotica originata non si sa come, e poi ci sono le statuette Banuk, lasciate in luoghi impervi dall’omonima tribù sciamanica. A me di solito queste cose fanno venire l’orchite, invece qui no, per la prima volta ho raccolto TUTTI i collezionabili di un gioco.

Tecnicamente Horizon Zero Dawn è un gioco mostruoso. Texture, modelli e animazioni di qualsiasi cosa sono curatissimi, così come l’illuminazione, le ombre dinamiche, l’impressionante orizzonte visivo… solo gli effetti dell’acqua mi hanno fatto storcere il naso. La vegetazione ondeggia al vento restituendo l’idea di un mondo vivo, e a questo contribuisce molto anche la presenza di cicli giorno/notte e fenomeni atmosferici casuali, ma al riguardo ci sono da fare delle precisazioni: la differenza tra il giorno e la notte sta semplicemente nell’atmosfera, che cambia molto, ma è ininfluente a livello di gameplay, e francamente sarebbe stato bello (per quanto scontato) confrontarsi con macchine prettamente notturne; discorso analogo va fatto per i fenomeni atmosferici, che riducono di molto la visibilità (soprattutto le tempeste di sabbia), ma non hanno alcuna influenza sulla nostra rapidità nei movimenti o sulla traiettoria delle frecce.

Ora, io ho giocato il titolo su una PS4 standard e ci gira comunque meravigliosamente, rimanendo tra l’altro stabile sui 30fps tranne rarissimi e per niente fastidiosi casi, figuratevi che bomba dev’essere con PS4 Pro e un TV 4K, ai quali è dedicata anche una sezione apposita tra le opzioni. Il lavoro svolto sull’ottimizzazione è ineccepibile, e su un titolo così grande è comprensibile che si sia scelto di rinunciare a qualche dettaglio in più di quelli sopra citati in favore della giocabilità e della resa generale. Considerate poi che, tolti alcuni piccoli glitch che tutto sommato fanno anche sorridere, non ho da segnalare alcun bug in particolare, e sappiate che il gioco me lo sono spolpato per bene. Ho ravvisato qualche vero difetto solo in degli insensati muri invisibili, ma soprattutto negli scontri con le macchine più grandi: addirittura in un caso mi è capitato di dover riavviare dal salvataggio più vicino, a causa della compenetrazione con una roccia, e in generale mi hanno dato qualche problema con la gestione della telecamera.

Parlando del comparto audio, ho trovato la localizzazione dei suoni nell’ambiente perfetta, e la colonna sonora è magnifica, non ancora mi levo dalla testa il tema principale. Su un piano prettamente artistico, il gioco probabilmente dà il meglio di sé nelle ambientazioni.

Nonostante le inevitabili imperfezioni, comunque, nella visione d’insieme non c’è stato nulla che mi abbia seriamente reso frustrato o di cui sento di dovermi lamentare, la mia soddisfazione nei confronti di questo titolo è alle stelle.

Innanzitutto, se siete arrivati fin qui leggendo tutto vi ringrazio di cuore per la pazienza, questa è forse la recensione più lunga che abbia mai scritto finora, ma c’era davvero tanto da dire e volevo essere il più esaustivo possibile: spero di aver raggiunto il mio scopo, ma se avete altre curiosità da soddisfare non esitate a lasciare un commento.

Horizon Zero Dawn, non lo nascondo, è un gioco che ho amato! Era da The Last of Us che un titolo non mi appassionava così tanto. C’è tutto quello che si possa desiderare: una storia intrigante, con anche qualche spunto di riflessione niente male, un gameplay divertente e profondo quanto basta, un’atmosfera affascinante e immersiva, un comparto tecnico eccellente… Questo gioco rasenta la perfezione e non vedo l’ora che ne arrivi il sequel: proprio così, avete capito bene, perché rimangono ancora dei misteri da svelare e una scena post-credits lascia chiaramente intendere che sentiremo ancora parlare di questa nuova e splendida IP di Guerrilla Games.




RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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