South Park – stagione 20

South Park stagione 20 recensione

Voto:

Il mio caro vecchio South Park ne ha fatta di strada dall’ormai lontano (sigh) 1997. Nel nostro paese hanno iniziato a trasmetterlo dal 2000 e per me è stato amore a prima vista, a partire da quando lo davano su Italia 1 in seconda serata, e io, che avevo appena 11 anni, rimanevo in piedi fino a tardi apposta per ridere delle morti di Kenny o della sonda nel culo di Cartman.

La serie ha attraversato, com’è giusto che sia, innumerevoli cambiamenti nel corso degli anni, e in questa ventesima stagione abbiamo assistito ad uno dei più importanti. A partire dalla stagione 19, infatti, South Park ha intrapreso un percorso da vera e propria serie tv, collegando per la prima volta tutti gli episodi in un’unica grande storia. La nuova stagione si ricollega più o meno direttamente a quella scorsa, creando così un nuovo step evolutivo nella serie ed una consolidazione di questa struttura, per ben 18 stagioni mai adottata dagli autori Matt Stone e Trey Parker.

‘Member when Kenny died??

L’amore che provo per South Park però non mi rende cieco di fronte al fatto che, almeno per quel che riguarda il mio punto di vista, qualcosa in questa stagione non va, tant’è che mi ha divertito meno della precedente. Non saprei neanche come spiegarvelo chiaramente, ma mi è mancato quel “click”, quel modo particolare di fare il solletico al cervello che per tanti anni questa serie è stata in grado di darmi. Non fraintendetemi, rimane sempre una serie di altissimo livello che, nonostante i tanti anni di messa in onda, continua a surclassare in maniera oggettiva per qualità rivali storiche come I Griffin e I Simpson, ma mettiamola così, voglio essere ottimista: sono convinto che gli autori stiano ancora sperimentando con la loro creatura per rinnovarla, cosa che comunque in buona parte sono riusciti a fare, ma con non pochi intoppi.

Come sempre, gli argomenti trattati si rifanno molto all’attualità. In particolare la stagione è andata in onda in contemporanea con le elezioni presidenziali americane, mostrando un Mr. Garrison simil-Trump alle prese con la corsa alla Casa Bianca contro Hillary Clinton (anche perché il vero Trump era stato letteralmente scopato a morte dal buon vecchio prof. delle elementari nella scorsa stagione). In occasione di questo evento è stato persino riproposto il vecchio tormentone della “peretta gigante contro il panino alla merda”, per sottolineare la qualità di entrambi i candidati. La Clinton viene mostrata effettivamente come una che si dà la zappa sui piedi da sola, mentre Garrison, resosi conto di aver fatto un errore e di non essere in grado di fare il presidente, continua a spalare merda su se stesso nei dibattiti, ottenendo paradossalmente ancora più sostenitori. Non c’è bisogno che vi spoileri io come andrà a finire, dovreste saperlo benissimo.

A questo si vanno ad intrecciare la tematica dei troll di internet, presente in maniera corposa, e l’elemento più assurdo ed esilarante di questa stagione, rappresentato dalle Member Berries. Sono letteralmente delle bacche che ricordano continuamente tempi andati: “‘member Chewbacca? ‘member the Millennium Falcon? ‘member the ’80s?” (sì, citano in continuazione Star Wars, ma lascio a voi scoprire per quale motivo). Rappresentano la voglia di nostalgia dilagante, una sorta di oppio che rimbambisce le persone e fa venir loro voglia di rivivere il passato, motivo alla base del proliferare dei reboot e forse anche dell’elezione di Garrison: “‘member when there weren’t so many Mexicans?”.

Collegato al tema dei troll, troviamo una critica al modo malato di utilizzare tecnologia e social network, paragonando per esempio in maniera volutamente esasperata la cancellazione del proprio account Twitter ad un vero e proprio suicidio, e mostrando le persone che vanno al parco e si godono la vita senza badare ai social network quasi come delle creature bizzarre.

Tutto ciò di cui vi ho parlato finora da un lato è riuscito e fa abbastanza ridere per via delle situazioni surreali che si vanno a creare, ma dall’altro ogni tanto presenta dei risultati un po’ maldestri: dal punto di vista della satira l’ho trovato poco efficace, poiché più che far riflettere su un argomento sembra tendere a fare la morale. Forse la cosa che funziona di più in questo senso è il movimento “Wieners Out” di Butters, che a pantaloni calati rivendica con orgoglio la sua mascolinità e il non doversi sentire in colpa solo per avere un pene tra le gambe, a fronte di un femminismo eccessivo.

Un’altra cosa che non mi è piaciuta particolarmente è stata la scelta dei personaggi sui quali concentrare l’attenzione. In questa stagione ha avuto un ruolo centrale la famiglia Broflovski, e si sono visti spesso anche Butters e Cartman, quest’ultimo in una veste piuttosto inedita che a volte fa sorridere, ma più spesso lascia indifferenti. Sono stati invece lasciati un po’ da parte Stan, Randy, ma soprattutto Kenny, il che mi ha lasciato abbastanza interdetto. Mi ha stranito anche il fatto che non sia stato portato avanti dalla scorsa stagione il personaggio del Preside PC (che, lo ricordo, sta per Politically Correct), qui secondo me inspiegabilmente accantonato. Meno rilevante l’assenza di canzoni e “momenti musical”, il che ci può stare visto che sono già stati abbondantemente sfruttati l’anno scorso.

Tirando le somme, magari sono io che m’aspettavo troppo per la celebrazione di quest’importante traguardo della serie, anche perché la stagione 19 aveva comunque gettato le basi per uno sviluppo della storia interessante. Non che la trama della ventesima non lo sia, ma si collega alla precedente in maniera raffazzonata e a livello di trovate siamo qualche passo indietro, (no, l’alto potenziale a livello di meme delle Member Berries da solo non basta). C’è da dire che, forse mi ripeterò, siamo davanti comunque ad una stagione di per sé molto interessante e divertente, che ancora una volta però mostra qualche falla anche sul finale, poiché anziché lasciarci con un cliffhanger come si deve, che insinui la voglia matta di veder arrivare la prossima stagione, lascia più un amarognolo senso d’incompiuto, il che mi porta solo ad incrociare le dita e sperare che i miei idoli Parker e Stone possano davvero tornare a sorprendermi il prossimo anno, riportando l’asticella vicino all’eccellenza.

L’intera stagione 20 di South Park è disponibile gratuitamente in streaming, in lingua originale, su southpark.cc.com

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La nostra recensione di South Park – stagione 19

Una clip delle Member Berries:

https://www.youtube.com/watch?v=ndI9vkgw_1Y

Divertentissima canzone celebrativa dei 20 anni:

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

4 Commenti

  1. ciao, ho letto con interesse la recensione. nemmeno io ho riso moltissimo ma è stata comunque un’occasione per riflettere su alcuni temi. volevo anche dirti che purtroppo la leggibilità di questo sito è molto scarsa… testo nero su un fondo scuro è davvero una scelta non molto azzeccata per leggere con agio. Ciao!

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