X-Men: Apocalisse

Voto:

Nonostante i primi due capitoli della nuova saga dedicata agli X-Men fossero realizzati davvero bene, grazie anche ad un cast di grande livello, sembra che in questo terzo capitolo si sia inceppato qualcosa. Hitchcock amava ripetere “più è riuscito il cattivo, più sarà riuscito il film”. In questo caso la mia opinione collima con quella di Hitchcock perché è proprio il cattivo la parte più debole del film: si tratta del primo mutante della storia, En Sabah Nur, per gli amici Apocalisse, interpretato dal sempre ottimo Oscar Isaac, che nonostante gli svariati chili di trucco prostetico blu addosso è riuscito comunque a dare una bella prova.

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Nel prologo ambientato in Egitto all’epoca dei faraoni, assistiamo ad una cerimonia che prevede il trasferimento della coscienza di Apocalisse dal suo vecchio corpo a quello di un altro mutante, espediente che lo rende in grado di sopravvivere per millenni e acquisire sempre nuovi poteri. I suoi sudditi però boicottano l’operazione facendo sì che il “dio” rimanga intrappolato sotto le macerie della sua piramide, finché per puro (fin troppo) caso riesce a risvegliarsi nell’Egitto degli anni ’80, intenzionato a riaffermare la propria supremazia sull’umanità. Si imbatte in lui la ragazzina che diventerà Tempesta, la prima dei nuovi alleati (o meglio, seguaci) di cui si circonderà per tornare a regnare sui mortali; a lei seguiranno Magneto, Arcangelo e la scosciatissima Psylocke.

Complice il clima da guerra fredda, il piano di Apocalisse è mettere una contro l’altra le superpotenze mondiali, il che però ricorda troppo le vicende di “X-Men: First Class”, dove tra l’altro lo sviluppo di questi aspetti era reso in maniera migliore. Lo deve aver pensato anche Bryan Singer, che per rendere forse omaggio al suo collega Matthew Vaughn, regista del primo capitolo, ripropone continuamente all’interno del film persino interi spezzoni tratti da quest’ultimo, che non fanno che rallentare il ritmo generale.

Tornando a prima, perché dicevo che il villain, attorno al quale ruota tutta la trama, è in realtà la componente più debole del film? Apocalisse torna dopo millenni pensando che tutto gli sia dovuto, ma si ha l’impressione che nessuno creda davvero alla sua potenza, neanche i suoi alleati, facendo risultare tutta la struttura narrativa molto debole. Assistiamo a scene di distruzione talmente inutili che avrebbero fatto partire la brocca pure a Captain America e l’avrebbero convinto a firmare gli accordi di Sokovia, tante sono le sequenze banali di ponti e grattaceli rasi al suolo.

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Un’altra cosa che appesantisce ulteriormente il ritmo del film è il tornare a spiegare che Magneto può controllare i campi magnetici e che i suoi poteri si sono sviluppati in un campo di concentramento. Ormai questo è il terzo film in cui lo incontriamo, considerando solo la nuova trilogia, ma ci sono anche i primi tre film e due spin-off su Wolverine, quindi in totale abbiamo 8 film che dal 2000 continuano a riproporre le origini di Magneto, e mi rifiuto davvero di credere che gli sceneggiatori e i produttori pensino davvero sia importante rispiegare di nuovo tutto quanto. Magari c’è gente che non li ha visti tutti, chi non ne ha visto neanche uno al cinema, ma gli sarà sicuramente capitato di beccare una replica di un qualsiasi X-Men in TV, quindi in un modo o nell’altro il pubblico le sa già queste cose. Magari questa è solamente la mia opinione, ed effettivamente c’entra solo marginalmente con il film, però in un’offerta cinematografica in cui a dominare sono quasi esclusivamente saghe, prequel e sequel, uno ci pensa due volte prima di andare a vedere il quinto episodio di qualcosa, senza aver visto gli altri quattro prima.

Un ulteriore punto a sfavore del film è l’affair amoroso tra il Professor X e l’agente della CIA Moira MacTaggert, che per carità ci sta pure, però è fondamentalmente montato male: ad un certo momento vediamo un flashback, sempre ripreso da “X-Men: First Class”, che tende ad assumere un “effetto Beautiful”, come ad esempio quando prima della cerimonia nuziale assistiamo a una sintesi di tutti i momenti felici passati insieme dalla coppia, cosa che mi ha stranito non poco.

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In questo nuovo capitolo troviamo molte new-entry, incontriamo le giovani versioni di Jean Grey, interpretata da Sophie Turner (la Sansa di Games of Thrones), Scott Summers che con il giusto paio di occhiali diventerà Ciclope, interpretato da Tye Sheridan, Kodi Smit-McPhee interprete di Nightcrawler, che nonostante la giovane età abbiamo già incontrato in altri film importanti come “The Road” e “L’alba del pianeta delle scimmie”.

Ebbene, sono sicura che tutti questi giovani attori un giorno risplenderanno nel firmamento hollywoodiano, ma per adesso mi è parso che i loro personaggi siano stati a malapena abbozzati, in poche parole privi di sfumature. Ad eccezione di Jean Grey, che in effetti avrà un ruolo determinante nella storia, tutti gli altri non vengono approfonditi.

Arrivati fin qui potreste pensare che il film faccia completamente schifo, ma in realtà non è tutto da buttar via. Alcune scene come il combattimento nella gabbia tra Arcangelo e Nightcrawler sono davvero fighissime, per non parlare di quella spettacolare con Quicksilver protagonista, che dura solo 2 minuti, ma ha richiesto ben 30 giorni di riprese per essere realizzata e l’impegno si vede tutto. Assistiamo anche al momento in cui il Professor X diventa calvo per sempre, ma poi molte altre sequenze mancano della giusta dose di epicità, soprattutto quando l’intenzione sembra quella di dare risalto alle motivazioni dei personaggi.

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Non vi preoccupate, nulla a che vedere con Batman v Superman (ormai metro di paragone dei cinecomic fatti male per quest’anno), in confronto “X-Men : Apocalypse” è oro colato…forse è meglio concludere proprio con una battuta di Jean Grey, che uscendo dalla sala dopo essere andata a vedere “Il Ritorno dello Jedi” dice “Almeno siamo d’accordo, il terzo è sempre il peggiore”. In effetti dopo lo stilosissimo “X-Men: First Class” e il capolavoro di coesione narrativa che era “X-Men: Days of Future Past”, questo risulta essere il più debole dei tre. Può anche darsi che questa sia una frecciatina di Bryan Singer contro Brett Ratner, regista del film del 2006 “X-Men: Confitto Finale”, dichiarando pubblicamente che avrebbe preferito dirigerlo lui.

Dedico un ultimo appunto al doppiaggio italiano: davvero indecente! Essendo il film ambientato in diverse parti del mondo, troviamo personaggi con accenti molto diversi tra di loro e l’effetto è stato reso nel peggior modo possibile, a volte sembrava di avere a che fare con i Dinosauri della Dingo Pictures: guardatelo doppiato solo se volete farvi qualche risata con gli amici.




Vanessa Ives Articoli
Da quando ho visto "il Monello" di Charlie Chaplin è nato il mio amore per la settima arte. Divoro film, libri e serie tv incurante che la settimana prossima ho gli esami.

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