Frankenstein – Il fumetto Universal Monsters è un esperimento notevole ma imperfetto

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Dopo il meraviglioso fumetto sul Dracula di Tod Browning, il viaggio di saldaPress nell’affascinante mondo dei Mostri Universal non poteva che proseguire con l’adattamento del Frankenstein di James Whale. Entrambi i film infatti sono usciti nel 1931 e vantano allo stesso modo interpretazioni iconiche che hanno segnato profondamente l’immaginario collettivo, in questo caso quella di Boris Karloff che ha portato in maniera eccelsa sul grande schermo il mostro nato dalla penna di Mary Shelley.

La versione a fumetti di questo caposaldo del cinema horror, tratto a sua volta dallo spettacolo teatrale di Peggy Webling, vede Michael Walsh alla sceneggiatura e ai disegni, con i colori di Toni-Marie Griffin, ed è sostanzialmente un retelling del film con l’aggiunta di elementi inediti. Quello principale è senz’altro Paul, un ragazzino appena rimasto orfano dopo la morte di suo padre, che sorprende il dottor Henry Frankenstein e il suo assistenze Fritz a trafugarne il cadavere, uno dei tanti che serviranno all’esperimento che ben conosciamo. È attraverso di lui che Walsh ci fa rivivere la storia, cercando di mostrarcela da un nuovo punto di vista per il quale il vero mostro è senza ombra di dubbio il dottor Frankenstein.

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Come per Dracula, sono contento che la versione a fumetti di Frankenstein non si limiti a mettere semplicemente su carta il film della Universal, ma si sforzi di dare al pubblico qualcosa di nuovo, anche se qui il risultato è meno convincente. Partendo dal meglio che il fumetto ha da offrire a livello narrativo, è fantastico scoprire i retroscena dei cadaveri che compongono il mostro, dando così un senso a tante cose come ad esempio la sua paura del fuoco, che nella pellicola di Whale appare semplicemente innata. Un twist molto interessante e a suo modo poetico.

Viene meglio approfondito anche il motivo che spinge il dottor Frankenstein a ricercare in maniera così ossessiva una soluzione alla mortalità umana, che per quanto sia abbastanza scontato ci permette di empatizzare un minimo con lui, elevandolo dalla figura bidimensionale dello “scienziato pazzo” che ambisce solo a sentirsi un dio sceso in Terra.

A non convincere pienamente è proprio il giovane Paul, che non viene integrato bene nel racconto e fino alla fine sembra un elemento estraneo, inserito a forza solo come pretesto per farci scoprire che dietro i “pezzi” del mostro c’erano veri esseri umani con delle vite complesse. Le stesse vite per le quali Henry Frankenstein, accecato dal suo obiettivo, non mostra alcun riguardo, neanche dopo averne rianimato i resti dando loro ulteriore tormento piuttosto che una seconda possibilità.

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Mentre su Paul e la sua reale utilità si potrebbe soprassedere, è difficile farlo su altri aspetti che compromettono in maniera più significativa la lettura: innanzitutto un continuo andare avanti e indietro tra presente e passato che spezza il ritmo e confonde, al punto che talvolta (specialmente agli inizi) mi sono ritrovato a dover risfogliare le pagine prima di capire che fosse cambiato il piano temporale; poi il fatto che alcuni dettagli del film vengano dati un po’ troppo per scontati facendo sembrare alcuni passaggi eccessivamente rapidi e dozzinali, il che è paradossale considerando che dall’altro lato si punta a un maggiore approfondimento. A mio avviso qualche dialogo e vignetta in più sarebbero bastati a rendere la storia più completa e indipendente dalla visione della pellicola originale, mentre così risulta un po’ monca.

Per fortuna a fare da contraltare a queste (pur non grandissime) storture ci sono dei disegni pazzeschi. Non è tanto lo stile di disegno in sé ad avermi conquistato quanto la composizione delle tavole, con alcune intuizioni geniali da parte di Walsh che con l’aiuto dei colori di Toni-Marie Griffin creano un grande impatto visivo. Ne consegue un’immersività tale che alle volte ci si scorda di star leggendo un fumetto e sembra quasi di assistere davvero a un film avendo l’illusione del movimento.

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Nel suo Frankenstein a fumetti, Michael Walsh prova a valorizzare il lato umano della storia raccontata nel grande classico Universal, e in larga parte ci riesce sebbene le modalità non siano pienamente convincenti e venga sacrificato qualche dettaglio. Questo rende il fumetto apprezzabile maggiormente da parte di chi già conosce il film del 1931, dato che per la maggiore ne riassume le vicende andando ad aggiungere dettagli inediti, mentre potrebbe spaesare i semplici curiosi o ancor di più chi arriva dal romanzo originale di Mary Shelley, viste le numerose differenze. Insomma, un esperimento sicuramente notevole anche se imperfetto, ironicamente proprio come quello del dottor Frankenstein.

Un ringraziamento speciale a saldaPress

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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