C’era una volta a… Hollywood

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Quentin Tarantino è sicuramente uno dei registi più influenti degli ultimi 25 anni. Già dal suo esordio con Le Iene nel 1992 aveva dimostrato un grande talento e dato il via, sopratutto con il suo successivo Pulp Fiction, al cinema post-moderno, ricolmo di citazioni, con una struttura ed una trama non ben definite ed esenti dal moralismo del classico cammino dell’eroe.

Ora, al suo nono film ufficiale e dopo 4 anni dal precedente The Hateful Eight, il film più lungo e probabilmente più complesso della sua intera filmografia, il regista ci riporta alle atmosfere degli albori con C’era una volta a… Hollywood, probabilmente non la miglior pellicola, ma di sicuro la più particolare della sua intera produzione.

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Hollywood, 1969. Nel quadro generale (dato che di vera e propria trama non si può parlare) sono presenti sia personaggi di finzione, come l’attore western Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e la sua controfigura Cliff Booth (Brad Pitt), i protagonisti della vicenda, sia personaggi reali che danno colore e realismo allo spaccato offerto da Tarantino, come Sharon Tate (Margot Robbie) e Roman Polański (Rafał Zawierucha).

Nei 3 giorni in cui è diviso il racconto, si respira atmosfera di fine anni ’60 in ogni scena e situazione, affrontando temi quali la decadenza degli attori western, la filosofia hippie, l’adattamento al successo e le ipocrisie della città delle stelle. Tutto è enfatizzato dallo stile grottesco tipico del regista, che pur non eccellendo nella stesura dei dialoghi come nei film precedenti (Le Iene e The Hateful Eight su tutti), riprende lo stile ultra-citazionista di Kill-Bill, adattato per l’occasione, che aiuta nella creazione di un lungometraggio prettamente Tarantiniano, dove lo spettatore rimane ammaliato sia dalla ricostruzione storica accurata che dalla finzione cinematografica.

Quest’ultima porta, soprattutto nel finale, alla creazione di un “universo narrativo” differente da quello reale (come in Bastardi Senza Gloria) che lascia lo spettatore in un limbo di incertezza atta alla riflessione, in particolar modo se si conosce la realtà dei fatti. D’altra parte, nel complesso la pellicola ne esce come la più “comica” e divertente del regista di Knoxville, la cui ricchezza di battute forse è la causa principale della mancata, solita acutezza di alcuni dialoghi, qui costruiti più per l’immediata reazione ilare che per altro.

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Purtroppo uno dei difetti principali di C’era una volta a… Hollywood è l’eccessiva lunghezza: una ventina di minuti in meno sulle sue 2 ore e 40 avrebbero alleggerito di molto la visione, soprattutto nella parte centrale, che non riesce a rimanere all’altezza della classica produzione Tarantiniana, vista la carenza sia di eventi significativi per la trama che di dialoghi ad effetto.

Inoltre un aspetto che potrebbe disorientare gli spettatori alla prima visione è una pesante diluizione della violenza per quasi tutta la durata del film, cosa particolarmente anomala per chi conosce il regista; negli ultimi minuti però assistiamo ad un climax incredibile ed inaspettato che controbilancia da solo tutte le precedenti ore di calma, con uno dei finali più spiazzanti, divertenti e geniali che Tarantino abbia mai concepito.

Della regia in generale non credo ci sia bisogno di tessere le lodi, risulterei fin troppo scontato per un regista di tale levatura, che dimostra come al solito originalità e freschezza nei movimenti di macchina, nonostante i quasi trent’anni di attività. Lo stesso si può dire per la fotografia dai colori accesissimi in pieno stile 70s, come per la colonna sonora, composta quasi interamente da brani dell’epoca su licenza.

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Tarantino colpisce ancora, portando nelle sale un film che i suoi estimatori apprezzeranno senza remore, ma che ancor più del precedente western dividerà il pubblico generalista essendo, a conti fatti, una sorta di documentario di finzione con le classiche caratteristiche di una sua opera.

C’era una volta a… Hollywood non sarà il migliore tra i suoi 9 lungometraggi, ma sicuramente, come tutti gli altri, non potrà mai risultare dimenticabile, rimarrà nel cuore di tutti i fan e non, anche solo per una scena.




Lorexio Articoli
Professare l'eclettismo in un mondo così selettivo risulta particolarmente difficile, ma tentar non nuoce. Qualsiasi medium "nerd" è passato tra le sue mani, e pur avendo delle preferenze, cerca di analizzare tutto quello che gli capita attorno. Non è detto che sia sempre così accurato però.

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