La mitologia è sempre affascinante ed in Agape viene affrontata in un modo tutto nuovo: Martina Masaya ha deciso di non affrontare in maniera “diretta” il mito di Apollo e Giacinto, ma introducendola in una riflessione sulle sfaccettature dell’amore ed approfondendo le reazioni degli altri protagonisti coinvolti nella storia.
Mi permetto di illustrarvi a brevissimi tratti la storia da cui muoverà tutto: Giacinto era un giovane principe spartano innamorato e ricambiato dal dio Apollo, ma sfortunatamente anche Zefiro era follemente innamorato del ragazzo, tanto che mentre i due stavano giocando deviò un disco di bronzo che andò a colpire la testa del principe. Nonostante tutti gli sforzi dell’amato, Giacinto morì e dal suo sangue, unito alle lacrime di Apollo, nacquero i giacinti. Da allora a Sparta ogni anno si festeggiano per tre giorni le Giacinzie, dedicate alla tragica storia d’amore, e ciò permette di ricordare che gli spartani non erano solo degli abilissimi guerrieri.
L’amore può essere appassionato, straziante, possessivo, ma anche libero e disinteressato. Agape trasmette tutto questo mondo di emozioni in neanche 80 pagine, perché ogni singola fibra della carta che compone il volume urla di questo sentimento, ogni tavola, ogni parola, tutti gli elementi hanno come unico vettore l’amore.
I capitoli che costituiscono Agape sono quattro: Afrodite, Eros e Anteros, Cinorta ed Epilogo. Questa suddivisione permette al lettore di ambientarsi facilmente, capendo su chi sia focalizzata la storia in quel momento per poi arrivare a tirare le somme. La narrazione così è scorrevole, agevole, intuitiva, non lascia nulla al dubbio.
I dialoghi sono ben scelti e a volte sono talmente potenti da poter lacerare l’animo. Ogni parola nasconde una riflessione, senza però restituire un inutile senso di pesantezza ed oppressione. I personaggi (alcuni più noti ed altri meno a seconda della conoscenza che ognuno di noi ha della mitologia) sono delicatamente approfonditi: Afrodite non è solamente una divinità frivola, come Eros che ha bisogno di Anteros tanto quanto ha bisogno di sentirsi libero.
Martina Masaya si destreggia perfettamente anche nel disegno, apparentemente leggiadro per la tecnica molto simile ad un acquerello. La presenza di certi colori e la cura riposta nelle espressioni e nei movimenti dei personaggi rende tutto “vero”, come se stessimo assistendo ad una storia a cui vorremmo prendere parte. Le tinte oniriche ed i colori pastello si contrappongono fortemente alla ripetuta componente rossa: come il sangue, come la passione, come l’amore.
Agape incarna tantissimi aspetti dell’amore, tutti da scoprire, e proprio per questo lo consiglio anche a chi si ritiene “troppo grande per queste cose”: non si è mai troppo grandi, fighi, seri o maturi per l’amore, non così… e sotto un aspetto più apparentemente disimpegnato si nascondono grandi tematiche. L’ultima opera di Martina Masaya è un volume da leggere e poi stringere al cuore.
Per i più curiosi o chiunque fosse interessato a questi argomenti, l’autrice ha già trattato il mito di Giacinto in un omonimo volume, edito come questo dalla ManFont. Ovviamente le letture sono l’una separata dall’altra, ma leggerle entrambe conferisce un senso di maggiore completezza.
Un ringraziamento speciale alla ManFont
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