
Più che un gioco, Fireside Feelings è l’ennesima dimostrazione dell’estrema malleabilità che l’arte del videogioco accoglie in sé, tanto da somigliare qui ad un fucile, là a una chitarra, passando per pianeti e crune di un ago. Non senza dimenticare che questa argilla digitale sia in fondo un mezzo, un veicolo carico di significati che vengono sospinti e moltiplicati dall’interazione con esso, anche quando i gesti da compiere sono pochi e all’apparenza semplici. Nell’opera di Team Empreintes per esempio ci si limita a parlare con sconosciuti del proprio vissuto, speranze e sogni nel cassetto attorno a un falò parlante, che con estremo tatto e curiosa competenza stuzzica la condivisione dei nostri pensieri, anche quelli che non abbiamo mai avuto il coraggio di esprimere ad alta voce.
Attraverso un primo scambio di battute con il simpatico fuoco, vero e proprio deus ex machina della produzione, scopriamo che il tutorial altro non è che un insieme di indicazioni etiche e di condotta di cui tenere conto durante il gioco, oltre che una rassicurazione sull’anonimato del giocatore circa le risposte fornite. Fireside Feelings si serve infatti del trucco del multiplayer asincrono per mettere in scena ipotetiche conversazioni tra due utenti e il falò citato, per cui è di vitale importanza garantire un ambiente che il giocatore concepisca come un riparo dalla frenesia del quotidiano, dai moti tempestosi dell’internet odierno e dove ci si senta allo stesso tempo liberi di esprimersi.
Niente fucili, nessuna chitarra: si sceglie un argomento di discussione, ci si prende tutto il tempo per rispondere ai quesiti del fuoco, che vengono alternati con le risposte che un utente a caso ha dato alle stesse domande e si torna al menù principale più ricchi di prima. Le nostre risposte verranno date in pasto a un team che si occuperà della loro adeguatezza morale e diventeranno, si spera, un’emozione nel giocatore che le leggerà in futuro, in un circolo alimentato solo da umani in un mondo sempre più dominato da bot e algoritmi umanoidi.
Il meccanismo, semplicemente, funziona alla grande per due motivi principali. Al primo posto un’estetica cozy, perfetta nel tratteggiare animali antropomorfi e morbida nelle sue linee, con colori pastello che invitano alla calma e alla riflessione, che unita a un’interazione minimale ma efficace produce un collage di eventi memorabili e profondi, dove il tono giocoso ammorbidisce i bordi frastagliati di un ricordo doloroso e forse ci ricorda che la vittoria più grande è saper condividerlo.
Alla fine di una conversazione, infatti, si scatta una polaroid da “raffreddare” con leggeri movimenti del mouse, e si può scrivere su di essa un pensiero che cristallizzi l’incontro, anche se fittizio, di quella notte. Attaccando le foto alla bacheca preposta si sbloccano nuovi scenari e relativi elementi estetici di personalizzazione, nonché nuovi argomenti di conversazione che potranno essere filtrati a seconda della sensibilità soggettiva nei confronti di uno specifico tema nel menù delle opzioni.
Il vero protagonista tuttavia rimane il fuoco, che riesce nel delicato intento di porre domande via via più specifiche (una conversazione ne contiene otto in media) ma senza mai prendersi troppo sul serio, incoraggiando con sensibilità e rispetto l’utente a partecipare con tutte le sfumature emotive allo scambio. Antropomorfo anch’esso, non perderà occasione di traslare le passioni umane nel suo linguaggio igneo: proverà empatia per la legna, di cui purtroppo si ciba, oppure dirà che il suo sogno da giovane era quello di diventare la fiaccola olimpica. Queste leggerezze contribuiscono a simulare l’altalena umorale propria delle conversazioni più indelebili e toccanti.
Ho scritto pensieri, sogni e paure in Fireside Feelings per circa 10 ore, mai incappando in bug o problemi di sorta. A livello di mera interazione ho avuto la sensazione che sia un titolo concepito con il mobile in mente, e sarebbe un sogno. Magari un giorno tornerò a raccontarlo al mio falò di fiducia.
Senza meccaniche complesse o sotterfugi fantasiosi per tenere incollato il giocatore al monitor, il team francese di Fireside Feelings usa il videogioco per l’esperimento sociale sottile, eppure così emotivamente carico, di proiettarsi verso l’altro. La semplicità di una tastiera e la protezione di un simpatico fuoco da campo bastano a produrre un’atmosfera sommessa e sognante che amplifica ancora di più questo strumento di mimesi della realtà, creando situazioni che spesso ci sono precluse nella vita di tutti i giorni, ma che scorrono quiete e potenti negli spazi virtuali utilizzati in modo etico e rispettoso.
Special thanks to The CoLab


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