So Cosa Hai Fatto: la stessa cosa di trent’anni fa, ma meglio

so cosa hai fatto 2025 recensione

Voto:

“La nostalgia è sopravvalutata”, dice Julie James (Jennifer Love Hewitt) nel nuovo capitolo della saga di So Cosa Hai Fatto. Personalmente non sarei d’accordo, ma avendo rivisto ultimamente il primo film del 1997 (ormai cult) inizio a pensare che la frase in questione abbia qualcosa di metacinematografico, perché diciamocelo, So Cosa Hai Fatto non era tutto questo granché.

La saga slasher con protagonista il killer The Fisherman, nata sulla scia del successo di Scream (con il quale condivide lo sceneggiatore, ma purtroppo non il regista), prima d’oggi ha avuto tre lungometraggi dalla qualità che è andata via via peggiorando e una serie reboot cancellata dopo una sola stagione. Considerando che già il primo film era poco più che mediocre, si giunge al paradosso per cui quest’ultimo revival hollywoodiano nostalgico riesce tranquillamente a superare il suo capostipite.

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So Cosa Hai Fatto (I Know What You Did Last Summer), oltre ad avere il titolo identico al film del ’97, racconta una storia analoga: cinque ragazzi, sempre a Southport e sempre nello stesso tratto di strada, causano la morte di un automobilista e dopo un anno iniziano ad essere perseguitati dal nuovo Fisherman, del quale ovviamente dovranno scoprire l’identità. Questa volta però, sapendo dei fatti accaduti quasi 30 anni prima, i protagonisti potranno chiedere aiuto agli unici due sopravvissuti di quel massacro che ormai sembra volutamente dimenticato, ossia Ray (Freddie Prinze Jr.) e Julie (Hewitt). Una storia riciclata, i soliti personaggi poco approfonditi e i soliti ritorni nostalgici sono la ricetta perfetta per l’ennesimo sequel fuori tempo massimo.

Se negli anni ’90 una trama del genere poteva avere qualcosa di originale, lo stesso discorso non vale nel 2025. Nonostante questo, Jennifer Kaytin Robinson (regista e co-sceneggiatrice) riesce a rendere senz’altro più avvincente lo svolgimento e la ricerca dell’identità dell’assassino, inserendo alcuni elementi che questa volta riescono davvero a ricordare Scream, con le dovute differenze del caso. Non mancano poi ripetute citazioni al primo capitolo, alcune contestualizzate, molte altre inserite per strizzare l’occhio ai fan di vecchia data e dimostrare la propria conoscenza del materiale originale. Materiale che ovviamente comprende cliché e jumpscare a volte gratuiti (ma mai sopra la soglia della tollerabilità).

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So che quanto detto finora potrebbe scoraggiare la visione, ma la verità è che in fondo So Cosa Hai Fatto intrattiene benissimo nelle sue quasi 2 ore e, a differenza di quanto visto in passato, riesce a ingannare e depistare lo spettatore in maniera anche piuttosto stimolante per quanto riguarda l’identità del nuovo Fisherman: ogni volta che più indizi sembrano portare a una soluzione, la consapevolezza che siano troppi e troppo evidenti automaticamente “scagionano” il sospettato.

Sebbene, come già detto, le personalità dei giovani personaggi siano a malapena accennate, le dinamiche tra la nuova protagonista Ava (Chase Sui Wonders) e Danica, Milo, Teddy e Stevie quantomeno sono discretamente piacevoli, e non si ha voglia di vederli tutti sbudellati il prima possibile. Per fortuna il sangue non manca e anche gli omicidi sono piuttosto fantasiosi: insomma, la componente splatter assolve in maniera dignitosa al suo compito. Grazie al ritorno dei due vecchi protagonisti invece c’è anche spazio per affrontare (seppur in maniera blanda) il tema del trauma, nonché il discorso su quanto sia giusto voler eliminare dalla memoria collettiva un avvenimento come quello che sconvolse in passato la cittadina di Southport.

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So Cosa Hai Fatto prova a fare tante cose: rilanciare un brand, giocare con la nostalgia, modernizzarsi, lanciare qualche messaggio, sorprendere (il finale potrebbe essere divisivo) e tutto sommato in qualcosa riesce. Con questo quarto capitolo e potenziale rilancio della saga, ci troviamo davanti a uno slasher vecchio stampo senza pretese, che di certo non ha nulla di nuovo da offrire ma che, nonostante per lunghi tratti segua pedissequamente le orme del suo capostipite, riesce a distanziarsi quanto basta da rivelarsi se non altro un discreto divertissement per gli amanti del genere e per chi ha voglia di qualche brivido estivo.

Un ringraziamento speciale a Eagle Pictures

Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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