Il Baracchino, quando l’amore per l’animazione e la stand-up si incontrano

il baracchino prime video

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Negli ultimi anni la scena stand-up italiana è attivissima, specialmente grazie al lavoro di promozione fatto da The Comedy Club, che ha fatto arrivare al grande pubblico una comicità prima molto di nicchia. Attraverso spettacoli dal vivo, podcast di successo e programmi televisivi come il recente In & Out, si è ormai affermata una nuova generazione di comici post-tormentone più in linea con i gusti di un pubblico dai Millennial (spesso coetanei) in su, che abbiamo iniziato a vedere con crescente frequenza anche in film e serie tv.

L’ultimo caso è quello della serie animata Il Baracchino, creata da Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola per Prime Video, che sebbene non sia il primo prodotto animato a vedere la partecipazione di nomi provenienti dalla stand-up (alcuni di loro hanno già doppiato i protagonisti del film DreamWorks Troppo cattivi), è il primo di produzione italiana ad essere interamente pensato e cucito attorno a questo mondo e i suoi protagonisti. Un esperimento interessantissimo, che però coerentemente col nome si tiene insieme un po’ alla buona.

il baracchino claudia pilar fogliati

La storia, raccontata con l’espediente del mockumentary, segue le vicende di Claudia (Pilar Fogliati), art-director improvvisata che vuole trovare a tutti i costi un modo per salvare Il Baracchino, comedy club un tempo rinomato e ora lasciato totalmente all’incuria dal proprietario Maurizio (Lillo Petrolo), che stanco e disilluso vorrebbe solo chiudere tutto.

Claudia vuole provare a rilanciare il locale con una serata Open Mic, e per farlo mette insieme un’improbabile squadra di comici: il piccione tabagista Luca (Luca Ravenna), un redivivo Leonardo da Vinci (Edoardo Ferrario), il normalissimo e per nulla sospetto John Lumano (Daniele Tinti), la Morte in felpa e ossa (Stefano Rapone), la bella ciambella Noemi Ciambell (Michela Giraud) e la tosta triceratopa Tricerita (Yoko Yamada). Ad aiutare più o meno nell’impresa troviamo anche il bistrattato tuttofare Gerri (lo stesso Salvo Di Paola), il comico old-school piacione Larry Tucano (Pietro Sermonti) e il grande fan della “stiendap comedyDonato (Frank Matano), che cerca di colmare con le risate il vuoto esistenziale (e letterale, essendo una ciambella) che lo affligge.

il baracchino donato matano

Il motivo per cui Claudia si lancia con tanto impegno in quest’impresa senza speranza è che al locale è legato il ricordo della sua amata zia Tatiana, che purtroppo è scomparsa. “CHI È TATIANA?” vi sarete subito chiesti se avete vissuto l’epoca d’oro di Zelig, ed è una domanda che si pongono spesso anche i personaggi della serie, in questo caso non per fare del body shaming gratuito, ma per sincera curiosità verso questa donna circondata da un alone di mistero (e sì, anche per prendere bonariamente in giro la comicità dei vecchi cabaret). Tatiana rappresenta il cuore della serie: lei con la sua simpatia e l’immancabile battuta sulle “due banane così una te la mangi” dava colore al mondo, invece ora è tutto grigio, e Claudia e Maurizio, le persone che aveva più care, non trovano pace e non riescono ad andare d’accordo.

A livello narrativo questo è l’aspetto che funziona meglio, mentre per il resto il grande problema de Il Baracchino è che risulta piuttosto inconsistente. Più che cercare di raccontare una bella storia, infatti, la serie punta molto sul suo variegato cast di personaggi, e andrebbe anche benissimo se questi fossero tutti abbastanza convincenti da riuscire a sostenere da soli i 6 episodi di cui è composta la stagione, ma purtroppo così non è. Come rivelato in una puntata di Tintoria, i personaggi in buona parte sono stati sviluppati assieme ai comici coinvolti chiedendo loro in cosa si volessero identificare, che se da un lato è un’idea divertente dall’altro dà per forza di cose risultati altalenanti, facendo percepire la mancanza di una visione d’insieme chiara.

il baracchino leonardo da vinci

Escludendo Claudia e Maurizio, che sono effettivamente pensati per essere i protagonisti della storia, o volendo anche Gerri che ha una sua (perlopiù trascurabile) storyline, abbiamo quindi un mix dove alcuni personaggi rispecchiano maggiormente i loro comici di riferimento e altri no. Il fatto è che i primi sono più efficaci nel rappresentare, per l’appunto, degli aspiranti comici all’interno della serie, mentre i secondi prendono troppo il volo con la fantasia allontanandosi dall’obiettivo.

Per fare qualche esempio, il tristo mietitore di Rapone fa molto ridere perché è proprio lui sotto un’altra forma, e paradossalmente è riconoscibilissimo anche Tinti nell’interpretare un essere tentacolare che si finge umano; all’opposto invece c’è un personaggio come il Leonardo da Vinci di Ferrario che vorrebbe essere un po’ il boomerone toscano, ma che (sarà un limite mio) ho trovato proprio inspiegabile, ed è un peccato perché si tratta di un comico che anche quando è semplicemente sé stesso adoro.

Un altro problema legato ai personaggi è quello del doppiaggio: si sente molto il divario tra chi ha più o meno esperienza in materia e in alcuni casi non è facile, o semplicemente non piacevolissimo, seguire i dialoghi. In questo senso personalmente sono rimasto colpito dalla performance di Frank Matano, perché al contrario degli esempi fatti poc’anzi la sua bravura come doppiatore mi ha permesso di apprezzare molto il suo personaggio, nonostante lui come comico non mi abbia mai fatto ridere. Non a caso, il suo Donato è al centro di alcune delle scene più divertenti e memabili della serie.

il baracchino tatiana

Il fiore all’occhiello de Il Baracchino però è senza dubbio il suo comparto tecnico. La serie infatti è realizzata in tecnica mista tra animazione 2D, 3D, marionette, e stop-motion, in maniera simile a Lo straordinario mondo di Gumball e altrettanto folle. Ogni puntata trasuda vero e proprio amore per il mondo dell’animazione, e lo confermano le puntate di “Come Ca**o Hanno Fatto?” e Come Prime hanno fatto di Slim Dogs con ospiti i registi, dove alcuni dietro le quinte mostrano quanto impegno ci è voluto già solo per realizzare personaggi come John Lumano e Luca, rispettivamente una marionetta e un pupazzo animato in stop-motion, o anche Leonardo da Vinci che è realizzato in cut-out. Un lavoro curatissimo fin nei minimi particolari, che visivamente ripaga donandoci uno dei prodotti televisivi più creativi e originali mai visti in Italia.

Proprio per questo speravo tanto di poter promuovere a pieni voti Il Baracchino, ma il fatto è che al termine della breve visione la sensazione che mi è rimasta è quella di aver assistito più a una sorta di test per una potenziale serie, che non a un prodotto fatto e finito. Volendo intenderla così, Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola hanno ampiamente dimostrato di avere capacità e passione per fare grandi cose nel campo dell’animazione, e spero che Il Baracchino permetta loro di ottenere mezzi e risorse per fare ancora meglio con altri progetti, o perché no anche una seconda stagione di questa stessa serie: “Due tentativi, così uno funziona“.

Al di là delle critiche, ora più che mai il mio consiglio è di guardare comunque la serie e farvi una vostra idea, perché non bisogna mai negare una chance a progetti ambiziosi e capaci di andare coraggiosamente fuori dagli schemi come questo, in un Paese fin troppo abitudinario come il nostro.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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