Voglio credere in Manga Issho

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Sarò sincero: l’idea dei cosiddetti “euromanga” non mi ha mai convinto. Tutte le volte che ho visto qualche manga realizzato da italiani o in generale europei, ho avuto sempre la sensazione di assistere a un goffo tentativo di imitare un linguaggio culturalmente troppo distante dal proprio, che semplicemente non apparteneva agli autori. Per fare un esempio al contrario, come i giapponesi che provano a fare la pizza. Certo, qualche eccezione anche illustre non manca mai, basti pensare al francese Tony Valente e il suo Radiant, ma per il resto sono innumerevoli gli aspiranti mangaka occidentali che negli anni hanno prodotto tonnellate di materiale mediocre se non proprio scadente.

Un’idea ancora più azzardata di replicare lo stile giapponese è quella di replicarne il modello di pubblicazione basato sulle riviste cartacee, che nello stesso Giappone sono in forte calo da un po’ di anni e resistono forse più per una questione di attaccamento culturale che per altro. Giusto 4 anni fa, in piena pandemia da Covid-19 e con il boom dei manga dovuto ai periodi di lockdown, veniva pubblicata la rivista Manga Vibe di Shockdom, sospesa poi dopo un solo anno e finita definitivamente nell’oblio con la chiusura della casa editrice nel 2024. Dunque, quando a ottobre dello scorso anno Star Comics ha annunciato la rivista Manga Issho, non ho potuto fare a meno di accogliere la notizia con un certo scetticismo… ma non al punto da cestinarla seduta stante.

L’unione fa la forza

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Presentazione di Manga Issho al Lucca Comics & Games del 2024

Alcuni dettagli infatti avevano particolarmente attirato la mia attenzione, e più ci pensavo più si apriva uno spiraglio nei miei pregiudizi. La prima grossa differenza tra questo progetto e quelli simili che lo hanno preceduto è che questa volta nasce dall’unione di 4 case editrici europee specializzate in manga: Star Comics (Italia), altraverse (Germania), Kana (Francia e Belgio) e Planeta Cómic (Spagna), che si sono impegnate a pubblicare la rivista in contemporanea nei propri Paesi, ciascuna nella propria lingua. Già solo il primo numero poi mette insieme la bellezza di 18 autori provenienti da tutta Europa, tra cui troviamo anche nomi di spicco come Federica Di Meo, Matteo Bussola, Gin Zarbo e Reno Lemaire.

Ecco, penso che ad avermi fatto scattare una scintilla inattesa di curiosità nei confronti di un progetto simile sia stato proprio il concept che ne è alle fondamenta, quell’issho nel nome, che in Giapponese vuol dire “insieme“. Mettere in piedi una collaborazione del genere tra diversi Paesi non dev’essere stato semplice (spesso non lo è nemmeno tra realtà dello stesso Paese), ma forse è la vera chiave di volta per una rivista manga europea capace di farsi prendere finalmente sul serio dai lettori. In un mondo in cui la tendenza è sempre più quella di pensare solo a sé stessi e porre delle barriere nei confronti degli altri, è bello vedere che qualcuno crede ancora nell’unione che fa la forza. Anche se spesso ce ne dimentichiamo, la cooperazione è alla base della natura umana ed è ciò che ci permette davvero di progredire.

Un prodotto editoriale solido

manga issho rivista numero uno
Il primo numero di Manga Issho al Napoli Comicon 2025

Ma al di là delle parole e le buone intenzioni sono i fatti che contano davvero, dunque ora che è finalmente uscito il primo numero come si presenta Manga Issho? La rivista global manga (come preferisce chiamarla Star Comics, che non apprezza il termine euromanga) ricorda già più da vicino le controparti giapponesi per formato e numero di pagine (circa 300, tutte in bianco e nero), ma con una qualità di stampa superiore, al livello dei normali tankobon. D’altronde parliamo di una rivista dall’uscita trimestrale anziché settimanale, e dal costo superiore rispetto ad esempio a quello di Shonen Jump (che si aggira sui 2,50€): tolto il prezzo lancio di 4,90€, i prossimi numeri costeranno 6,90€, che sono comunque pochi per un prodotto editoriale così massiccio. Proprio per questo era comunque lecito aspettarsi dei compromessi su stampa e materiali, che però non ho riscontrato, ed è un ottimo segnale della serietà e l’attenzione riposte nel progetto.

Chiaramente visto il nostro contesto culturale la rivista non ha un target specifico: l’unica regola seguita in maniera imprescindibile dalle storie è lo stile manga, e va benissimo così, sia perché in Europa sarebbe troppo strano applicare una divisione per target come avviene in Giappone, sia perché questo andrebbe contro il concept sopra descritto: così come Manga Issho unisce in sé Paesi e autori diversi tra loro, ha senso farlo anche con il tipo di storie proposte. Queste inoltre riempiono in maniera fitta le numerose pagine del volume, con pochissimi extra, ma anche pochissime pubblicità: con l’augurio che i primi trovino un po’ più di spazio in futuro e magari le seconde no, per ora ho apprezzato molto questo focus serrato sulle storie senza troppi fronzoli, che rende il prodotto solido e ben strutturato.

Tante storie inedite e nuovi talenti da scoprire

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Kenshiro! di Sisawa Miran

Veniamo dunque al cuore pulsante della rivista, ovvero le storie. Nel primo numero ce ne sono 14, tutte inedite, e non è scontato visto che in copertina campeggia il già noto The Secret Of Scarecrow di Gin Zarbo. In questo caso specifico, si è optato per un breve prequel che racconta come il personaggio di Scarecrow ha ottenuto le sue falci, dando così qualcosa di nuovo a chi già conosce il manga e incuriosendo lettori come il sottoscritto che non l’hanno mai letto. Sembra una comune scelta di buonsenso, ma è quella che più mi ha fatto percepire la forte volontà di non accontentarsi e realizzare una volta per tutte una rivista manga degna di tale nome, considerando che quelle passate spesso non erano altro che dei preview magazine con all’interno capitoli presi da volumi già ampiamente disponibili.

Tuttavia ho sentimenti parecchio misti per quel che riguarda i contenuti del primo numero, in parte perché in alcuni momenti ho riprovato quella brutta sensazione di scimmiottamento dei giapponesi che mi ha sempre allontanato dai manga occidentali, e in parte perché la maggioranza delle storie (tanto quelle a capitoli quanto quelle autoconclusive) mi ha lasciato indifferente. In generale manca spesso il “kokoro” tanto caro ai mangaka del Sol Levante, quella capacità di ricercare emozioni profonde, fermandosi invece a uno strato esteriore più tipico della narrazione occidentale. Ma tralasciando questo, il livello è complessivamente ottimo per un prodotto di questo tipo, e ci sono alcune storie che mi hanno catturato molto per i disegni o la narrazione, o anche entrambe le cose insieme.

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Scho Djinn+ di Mx. Loboto

Una bellissima scoperta è stata Scho Djinn+ del francese Mx. Loboto: sebbene debba chiaramente molto a Pokémon e Digimon, crea un mondo accattivante e originale, con un character design dalla forte personalità; ci vedo un gran potenziale e non vedo l’ora di scoprire come continuerà dopo il primo capitolo qui presentato. Ho apprezzato un sacco anche le più introspettive La ragazza che faceva comparire il mondo, scritta da Matteo Bussola e disegnata da Fausto Chiodoni, e Next Stop: Afterlife della ispano-giapponese Sarutaka, entrambe autoconclusive.

Poi ci sono altri casi come quello della storia autoconclusiva L’ultimo trofeo, dello spagnolo Santi Casas, di cui mi hanno stregato principalmente i magnifici disegni, o i primi capitoli di Mother Jack del francese Reno Lemaire che mi hanno parecchio divertito, così come il primo capitolo di Kenshiro! del tedesco Sisawa Miran (nonostante qualche déjà-vu di Ranma). Poco nelle mie corde ma sicuramente notevole infine il primo capitolo di Oneira – Path of the Bleeding Star, spin-off del manga dark fantasy Oneira scritto dal francese Cab e disegnato da Federica Di Meo.

la ragazza che faceva comparire il mondo bussola chiodoni
La ragazza che faceva comparire il mondo, di Matteo Bussola e Fausto Chiodoni

Questa breve panoramica dovrebbe avervi lasciato intendere quanto Manga Issho sia una rivista piena di vita, dove anche se magari alcune storie non convincono granché ciascuno dà il proprio meglio per portare in alto il nome del manga europeo, in uno stimolante incontro di idee e di culture.

Per una volta ho davvero l’impressione che i tempi siano maturi per un progetto del genere, che il linguaggio manga sia stato così interiorizzato ormai da poter essere utilizzato con più naturalezza, risultando di conseguenza più convincente. È lampante come, tra editori e autori, siano in tanti ad aver creduto fortemente in questo progetto, e dopo aver toccato con mano il risultato dei loro sforzi voglio crederci anch’io.

Non vedo l’ora di farmi sorprendere da nuove storie e nuovi talenti, arrivando magari a poter mettere definitivamente da parte ogni dubbio sugli “euromanga” o “global manga” che dir si voglia, trattandoli come manga e basta.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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