
Si potrebbe ridurre Neva ai minimi termini e masticarlo piano dividendo i suoi sapori accuratamente, come si fa con le analisi minuziose, con i grandi classici la cui eterna bellezza è sempre più spiegata e sempre meno esperita. Il secondo capolavoro di Nomada Studio non solo ne uscirebbe impoverito, ma brutalmente spogliato dei suoi fiori, se è vero che l’arte nasce quando la creazione va ben oltre la somma delle sue componenti.
Neva è una poesia visuale, dove il sole che fa capolino dalle montagne è un accenno di pianoforte, un suono grave, una nera macchia frastagliata sulla tela, dove una corsa a perdifiato è un’orchestra di malcelato entusiasmo o di urgente timore. È un viaggio sinestetico dagli abissi alla cima più alta, la vetta dal quale il bello e il sublime osservano con amore rinnovato le sensazioni di stupore che sgorgano anche nell’animo più duro di chi gioca questa splendida opera d’arte.
Tanta arte…
Franco Moretti, celebre critico letterario, ha coniato il termine di “Opere Mondo” per tutte quelle opere aperte, infinite e polisemiche, che configurando un’epica della modernità racchiudono un sistema di pensiero. Con qualche licenza poetica, è la definizione che mi sento di dare a Neva, se proprio devo imprigionarlo con le parole. Una storia totale che travalica ogni possibile genere e confine, per arrivare potente a radici specifiche del pensiero di ognuno di noi. C’è un ambiente da preservare, un amore da difendere. Neva è la narrazione di un legame sempre più profondo tra Alba e Neva, un’umana e un lupo che lottano insieme contro un male oscuro, informe e totalizzante, in cui la natura rischia di soccombere per sempre.
Il punto focale sarà sempre questo, e il luogo dove convergeranno tutte le chiavi di lettura dell’opera: all’evoluzione del legame tra i protagonisti sarà inoltre affidato completamente l’incedere del gameplay, che non si discosta mai dal platform con una spruzzata di meccanica ambientale e qualche combattimento. Dapprima giocoso e reticente a un certo tipo di comandi, Neva diventerà anche un fiero guerriero al servizio di Alba, ma sempre mantenendo una pura e forte identità.
Come forse si è avuto modo di comprendere, Neva fa della potenza visiva il suo punto di forza, e della sua direzione artistica l’anima. Gli scenari fanno il verso alle tele dell’impressionismo francese, con forme e geometrie nette in primo piano che si addolciscono sullo sfondo. Il gioco di chiaroscuri e la colonna sonora dei Berlinist donano una straordinaria tridimensionalità alla scena, che ruggisce per uscire dal quadro ipertestuale dello schermo. L’opera si snoda attraverso le quattro stagioni, ognuna con una palette cromatica distintiva che mantiene inalterate le sfumature. L’unico neo a mio avviso si nasconde proprio nel cavalletto che sorregge questo dipinto, soprattutto prendendo in esempio il predecessore di Neva, GRIS.
…meno gioco
Se nel titolo del 2018 il gameplay era puro orpello di una narrazione visuale eccellente, in Neva è palese il tentativo di rendere più complessa la componente interattiva, che ha prodotto in me il desiderio di qualcosa in più, il pensiero che ci si poteva spingere leggermente oltre. Questo non è necessariamente un difetto, dato che al netto di qualche problema di leggibilità in determinate situazioni il gameplay action di Neva rimane godibile e comunque costantemente al servizio di altro.
Ho giocato a Neva per 5 ore abbondanti, raccogliendo la maggior parte dei collezionabili, grazie a un codice Steam. Prevedibilmente, dal punto di vista tecnico non sono incappato in nessun tipo di problema.
Con la sua seconda opera, Nomada Studio scolpisce sulla pietra che il confine tra videogioco e arte digitale può essere molto sfumato, lasciando intendere che in certi casi uno deve contaminare l’altro per raggiungere le vette prefissate. Forte di una colonna sonora straordinaria e di paesaggi malinconicamente mozzafiato, Neva è un’avventura breve ma indimenticabile, in cui la riflessione sulla genitorialità e il ritmo di gioco ben cadenzato sospingono il giocatore con facilità verso i titoli di coda. La natura, tema caro a tante uscite recenti del panorama indipendente, è qui sia letterale che allegorica, una madre indifesa eppure resiliente e benevola che ci restituirà quello che pensavamo di aver perduto sotto altre scintillanti forme.
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