In attesa del crossover tra i nostri robottoni preferiti e i G.I. Joe, Hasbro e Paramount ci portano nel passato con Transformers One, il primo film del franchise interamente animato in CGI. Questo prequel è ambientato ben 3 miliardi di anni prima degli eventi canonici dell’universo Transformers, e segue le avventure su Cybertron dei grandi amici Orion Pax e D-16: se questi due nomi non vi dicono nulla, sappiate che sono destinati a diventare nientemeno che Optimus Prime e Megatron. I due, minatori presso la città sotterranea di Iacon City dopo che la superficie di Cybertron è stata dichiarata inabitabile, si lanceranno in una missione per ritrovare la Matrice del comando, una reliquia perduta da tempo che potrebbe essere la chiave per donare nuova vita al loro pianeta.
La sceneggiatura di Transformers One, scritta a 8 mani e diretta da Josh Cooley (Toy Story 4), è di una semplicità disarmante, eppure è riuscita a valorizzare la mitologia quarantennale dei Transformers meglio della pentalogia di Michael Bay. Il film infatti è ricchissimo di easter egg e citazioni che faranno la felicità di tutti i fan di vecchia data, senza però rovinare la visione ai più piccoli o a chi si avvicina per la prima volta al franchise. Ad affiancare i due protagonisti troviamo Elita (doppiata in originale da Scarlett Johansson) e B-127 (il futuro Bumblebee, doppiato da Keegan Michael-Key), entrambi scritti con una caratterizzazione semplice ma efficace; seppur relegato al ruolo di comic relief, Bee non risulta mai fastidioso o eccessivamente caricaturale, riuscendo a soddisfare sia il pubblico dei giovanissimi che quello adulto, che non lo troverà troppo stucchevole.
Ma il vero fulcro della vicenda sono naturalmente i due protagonisti: Optimus e Megatron (doppiati da Chris Hemsworth e Brian Tyree-Henry nella versione originale). Il loro è il racconto di due amici che condividono gli stessi ideali, e che quando scopriranno le false promesse su cui è fondata la società di Cybertron, saranno costretti a confrontarsi con loro stessi e con il ruolo che giocheranno nel destino del pianeta. La bromance dei due ricorda un po’ quella tra il Professor X e il Magneto degli X-Men: la narrazione, nonostante qualche passaggio affrettato, riesce a far empatizzare lo spettatore con entrambi, forse persino di più con il futuro leader dei Decepticon. Insomma, al di là dei momenti ironici che strappano qualche sorriso (mai eccessivi), quella di Transformers One è senza dubbio una storia che riuscirà a coinvolgere proprio tutti.
Gli scontri e le sequenze action, fatta eccezione per una corsa nella prima parte che ricorda a tratti quella degli sgusci di Star Wars, sono perlopiù concentrati nel secondo tempo, a dimostrazione che un film può essere molto più di un susseguirsi di esplosioni (capito Michael Bay?) e raccontare una storia con un significato e dei risvolti ben precisi. Certo, come già detto non stiamo parlando di una qualità di scrittura eccelsa, anzi, alcuni colpi di scena risultano piuttosto prevedibili. Ma niente di tutto ciò riesce a smorzare il coinvolgimento, anche emotivo, in una trama ricca di intrighi, complotti e tradimenti.
Dal punto di vista visivo, se vogliamo essere pignoli, l’animazione non raggiunge livelli di eccellenza (è chiaro che il regista non ha avuto a disposizione gli stessi mezzi di Toy Story 4), ma senza dubbio la computer grafica 3D della ILM non si fa mancare nulla e porta a casa il lavoro senza troppe riserve. Per quanto riguarda l’azione, il regista riesce a dar vita a coreografie piuttosto creative, sfruttando le capacità di trasformazione dei personaggi addirittura meglio di quanto fatto nei live-action: a volte l’azione è frenetica, a volte roboante, ma mai confusionaria o incomprensibile (capito Michael Bay?). Come direbbe Optimus Prime, in Transformers One “c’è molto di più di quel che vedi”: dietro a un apparente prodotto per bambini, come fortunatamente capita spesso, si cela un’opera valida e interessante.
Questo ennesimo tassello della lunga saga dei Transformers offre ai fan di vecchia data un intreccio di diverse origin story (non avendo i robottoni della Hasbro una mitologia “ufficiale”), senza mai tradire lo spirito dei protagonisti. Per lo spettatore occasionale, invece, si rivela comunque un prequel di tutto rispetto, ma soprattutto una storia semplice e avvincente, che lascia inevitabilmente il desiderio di un seguito. Ancora una volta, Bay dimostra che se si limita a produrre senza interferire nella scrittura (cioè tirando fuori la grana e basta), il risultato può essere davvero notevole.
Un ringraziamento speciale a Eagle Pictures
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