La cura del dubbio, di Elisabetta Romagnoli

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Quante volte ci siamo trovati attanagliati dal dubbio e siamo stati incapaci di agire subito? Che si tratti di scelte complesse come l’essere pronti o meno a mettere su famiglia o decisioni più banali come che pizza ordinare, in un modo o nell’altro il dubbio e l’incertezza fanno parte delle nostre vite. Ma cosa accadrebbe se dubitare fosse improvvisamente considerato illegale o peggio ancora come un morbo da curare? Elisabetta Romagnoli ci porta a scoprirlo con La cura del dubbio, edito da Bao Publishing.

Ci troviamo in un futuro distopico apparentemente non troppo lontano dal nostro presente, in cui il governo eletto si è proposto di far raggiungere all’uomo la perfezione nell’arco del suo mandato di cinque anni. Tuttavia il dubbio che rallenta l’essere umano nelle sue decisioni è una debolezza che non si riesce a debellare e per questo motivo è necessario un deterrente: la segregazione. Chi viene colto in flagrante a dubitare, infatti, viene immediatamente arrestato e condannato ad indossare una maschera raffigurante un animale, che lo marchierà a vita come un reietto della società.

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I casi di dubbio però aumentano e bisogna trovare una soluzione concreta, per questo il Governo decide di rivolgersi a uno scienziato, il Dottor Fulvio Davelio, affinché trovi una cura a questa terribile malattia entro cinque anni. Fulvio, protagonista principale della storia, dedica anima e corpo alla sua ricerca e così facendo perde anche l’amore della sua vita, Camilla, che ogni tanto torna nei suoi pensieri con bellissimi flashback nostalgici che ci appaiono sotto forma di file di un archivio.

Gli anni passano e i risultati delle ricerche di Fulvio sono infruttuosi. Inoltre nel paese il numero dei “malati” è incrementato, soprattutto a causa degli attacchi da parte di terroristi che instillano il dubbio con le loro domande mirate a far crollare le certezze delle povere vittime. Il tempo a disposizione però sta scadendo e il povero scienziato, insieme al suo amico e collega Swartz, subisce sempre più minacce da parte del Governo, che vedremo incarnato dalla figura del Signor Ferri, un uomo basso e tarchiato apparentemente insignificante.

Sotto pressione a volte riusciamo a superare i nostri limiti ed è così anche per Fulvio, che riesce a trovare una cura, ma vedendone gli effetti su un topolino i due scienziati realizzano l’importanza del dubbio. L’uomo così come gli altri animali ha bisogno dell’incertezza e di dover riflettere prima di prendere una decisione, poiché altrimenti potrebbe fare scelte contrarie all’istinto di sopravvivenza. Ed è proprio con questa epifania che Fulvio inizia a dubitare sulle vere intenzioni del Governo e riprende in mano la sua vita, decidendo di agire con la propria testa.

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Sebbene per il lettore sia più facile intuire che gli scopi del Governo siano poco limpidi, è affascinante vedere la presa di coscienza del protagonista sulla realtà e come viene sviluppata la storia. Ad intrigare non è solo la trama, che potremmo definire semplice ma originale, ma anche l’aspetto grafico. Con uno stile di illustrazione apparentemente molto geometrico ed essenziale, Elisabetta Romagnoli riesce a plasmare le forme e a renderle vive, al punto che persino due puntini neri sono in grado di diventare due occhi capaci di esprimere una gran varietà di emozioni.

Tuttavia a questa semplificazione delle forme si intervallano anche tavole con primi piani dettagliati, come quella in cui viene mostrato il volto disperato e terrorizzato di una giovane donna che sta per essere condannata all’emarginazione dopo aver dubitato a voce alta. Una scena che personalmente ho trovato tra le più belle e angoscianti di tutto il fumetto, in quanto l’indifferenza che la ragazza subisce è qualcosa di reale e purtroppo anche molto attuale.

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Le linee di contorno sono poco presenti, ma ne ho particolarmente apprezzato l’utilizzo per rappresentare graficamente la presa di coscienza del protagonista, che in una sequenza di tavole viene inizialmente raffigurato con linee tremolanti, imprecise e che vanno fuori dai bordi, sino a tornare gradualmente normale quando capisce cosa deve fare o, come direbbe Swartz, quando finalmente riesce a “chiudere il cerchio”.

La colorazione, diversamente da quello che ci si aspetterebbe da un’ambientazione distopica, è caratterizzata da una vasta gamma di colori vivaci che dà l’illusione di trovarsi in una società perfetta. Questa bellezza è però solo un inganno, che cela le vere intenzioni del Governo e va in contrasto con la crudeltà delle persone, che per paura del contagio denunciano alle autorità persino amici e parenti.

In questo fumetto troviamo una classica sovversione dei valori dove ciò che è bello non è necessariamente buono, basti pensare alle maschere che i dubbiosi sono costretti ad indossare. Si tratta di maschere tribali ricche di colori e dettagli che possono essere ulteriormente decorate e abbellite, ma che nonostante tutto rimangono qualcosa di negativo che spaventa chi le vede, come ad esempio nella scena in cui dei genitori allontanano il proprio bambino da un “malato” con una maschera da orso, insegnandogli così che le maschere (così vengono chiamati i malati di dubbio) sono dei mostri.

La cura del dubbio è una lettura scorrevole e visivamente molto piacevole, che mi sento di consigliare per la sua capacità di far riflettere non solo sull’importanza del libero arbitrio, ma anche su come l’etica e la morale possano essere condizionate dalla paura, al punto da rendere l’uomo spietato e indifferente di fronte al prossimo e al diverso. Un’opera che, pur parlando di un futuro distopico irreale, ci apre gli occhi anche sull’attualità, che non è poi così lontana dal mondo di Fulvio.

Sicuramente dopo questa lettura avrò meno paura del dubbio e, anzi, lo sfrutterò a mio vantaggio, perché è vero che si può rimanere paralizzati nell’incertezza, ma è anche vero che solo mettendo in discussione la realtà siamo poi in grado di migliorare e andare avanti.

Un ringraziamento speciale a Bao Publishing

Kalles Articoli
La mia passione per i videogiochi nasce sin da bambina con la prima Play e Pokemon Blu per GameBoy e non mi ha mai abbandonata. Amo in particolare i GDR e rilassarmi con Animal Crossing. Oltre ai videogiochi, mi interessano molto le serie tv e l'animazione nelle sue varie forme.

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