Rifugiarsi nelle sitcom come Wanda

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Non credo sia controverso dire che si è da poco conclusa la serie del momento: WandaVision. Un progetto interessante se paragonato alle svariate serie tv che escono quotidianamente, e assolutamente nuovo e coraggioso se confrontato con i normali prodotti appartenenti al Marvel Cinematic Universe. Uno dei punti di forza di questa serie tv è sicuramente la sua abile parodia della tipica sitcom familiare, portata avanti per gran parte della stagione con tanto di pubblicità in linea con l’annata della comedy parodiata. In quanto aitante giovane in fissa con prodotti seriali, l’uso della sitcom come fortezza in cui chiudersi per cercare tranquillità è qualcosa che conosco bene e che ritrovo non solo in altre persone, ma persino in alcuni personaggi di serie tv.

Come la stessa WandaVision ci ha ricordato, la sitcom multicamera con risate registrate e pubblico in studio è un genere di tv show che esiste ormai da molto tempo. Più precisamente la prima sitcom, Mary Kay and Johnny, andò in onda nelle televisioni statunitensi nel 1947, e ne vediamo probabilmente una citazione nel primo episodio della serie Marvel, perché quello fu il primo programma tv a mostrare una coppia che condivideva il letto.

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Questo preciso genere negli anni ha contribuito a creare idee di famiglia e di gruppo di amici in realtà ben meno comuni di quanto i network televisivi non vogliano far credere. Poi, man mano che lo streaming legale e comodo si è diffuso, queste serie tv sono diventate comfort comedy a cui sempre più persone si affidano come meccanismo di coping o per stare meglio, tanto che sta iniziando ad essere sempre più frequente la letteratura scientifica sull’argomento.

Marc Hekster, uno psicologo clinico della Summit Clinic di Londra, per esempio afferma che “la natura ripetitiva e relazionale di programmi come Friends […]” potrebbe ridurre l’ansia, perché guardare sitcom di questo genere significa “guardare i personaggi delle serie tv avere ripetutamente preoccupazioni, che poi vengono riparate e placate, di solito nel contesto di altre relazioni nelle loro vite”. Chiaramente lo stesso psicologo parla anche dei rischi che il binge-watching può portare, soprattutto perché si rischia di legarsi eccessivamente a persone non reali, non la soluzione più indicata in situazioni personali complesse.

Oltretutto la sitcom a quattro telecamere non è più così diffusa, e tra i vari motivi che hanno portato a questo mi verrebbe da ipotizzare che le risate registrate siano ormai universalmente riconosciute come la cosa più fastidiosa in una serie tv. Sembra quindi naturale che siamo arrivati, nell’ipotetico ciclo vitale di queste sitcom, alla fase di parodia e decostruzione, situazione ben individuabile grazie a varie serie tv.

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Per quanto riguarda la sitcom familiare, tra gli esempi migliori ci sono la stessa WandaVision e una delle migliori serie degli anni ’10, Mr. Robot. Nella serie Marvel la potente Scarlet Witch ricrea i setting di serie comedy di varie annate per affrontare la morte di Visione, il compagno ucciso da Thanos in Avengers: Infinity War. Tornare ad avere una vita abitudinaria e caratteristica come quelle delle sitcom è un modo per Wanda di fuggire, rifugiandosi appunto in un mondo fittizio dove non accadono mai veri sconvolgimenti e nel quale a fine puntata tutto torna normale.

Nel caso di Elliot, il protagonista della serie tv creata da Sam Esmail su un tanto problematico quanto talentuoso hacker, la breve sitcom all’inizio della sesta puntata della seconda stagione nasce da un trauma fisico importante, un pestaggio. Durante i cinque minuti di gita familiare lo spaesato Elliot sembra involontariamente cercare di processare le tragiche situazioni che nella realtà evolvono attorno a lui. Le due parodie di sitcom sono anche accomunate da rapide svolte dark, come la comparsa dell’apicoltore in WandaVision o la presentazione di Angela Moss vicino la bara della madre nella sigla di Mr. Robot (ispirata ad Alf), tutto prontamente alleggerito da gag e risate registrate.

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Il cast della sitcom Cheers (Cin Cin in Italia)

Come accennato, queste sitcom non sono “colpevoli” solo di aver creato famiglie immaginarie a cui ci siamo legati, ma anche gruppi di amici (due esempi su tutti: Cheers e Friends), e paradossalmente a parodiarle sono proprio nuove comedy, in single-camera. Ad esempio in Community, la prima puntata della quarta stagione (sì, la discutibile stagione del “gas leak year”), History 101, si apre con un setting da sitcom. Questa parodia, che cita svariati cliché del genere tra cui i recast risolti con gag (qui permettendo a Fred Willard di interpretare Pierce), si scopre essere un meccanismo di coping di Abed poiché sempre più vicino alla fine del percorso di studi. In questo caso addirittura l’Abed della sitcom si rifugia a sua volta in un altro genere di show televisivo che, nella realtà, ben si adatta ai comfort watching con sapore ancora più nostalgico: i cartoni animati dedicati ai bambini.

Un altro esempio di perfetta parodia di queste sitcom è presente in Scrubs: la puntata My life in four cameras è infatti un lungo omaggio a Cheers, nonché un modo diverso per la serie di affrontare temi molto più seri di quanto l’atmosfera leggera della comedy non preveda. In una cornice fatta di luci poco naturali e risate registrate, JD si deve occupare di un paziente con tumore ai polmoni e Kelso deve operare tagli al budget; con questo malvagio espediente Scrubs ci ricorda che non sempre possiamo far finta di vivere in una sitcom.

Tutto questo buttar fuori inglesismi e titoli di serie tv non è altro che un modo per osservare quanto rifugiarsi nelle sitcom sia comune come reazione per sfuggire alla realtà, e quanto ormai questi show siano universalmente riconosciuti come porti sicuri. Non va sempre a finire bene, ma non è neanche una così grande colpa cercare un po’ di pace sul divano del Central Perk.

Fissato con le serie tv e sulla buona strada per esserlo anche con i film. Cosplayer di Abed Nadir e discepolo di Aldo, Giovanni e Giacomo.

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