The Midnight Gospel – Filosofia e acidi in formato spacecast

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Poco più di un mese fa il già interessante panorama dell’animazione per adulti (non quella con i tentacoli, quella con gli scienziati cinici) si è arricchito di un nuovo ottimo prodotto: parliamo di The Midnight Gospel, psichedelica serie animata distribuita da Netflix. Questo trip lungo 8 episodi nasce da due personalità di tutto rispetto: Pendleton Ward, altresì noto come il padre di Adventure Time, e Duncan Trussell, stand-up comedian alla conduzione del podcast The Duncan Trussel Family Hour. Proprio questo podcast, che al momento vanta più di 380 episodi e spazia dal Buddhismo a qualsiasi cosa dica Dan Harmon, è alla base di The Midnight Gospel.

La storia ruota attorno a Clancy Gilroy (doppiato da Duncan Trussel), uno spacecaster (un video-podcaster nello spazio), che vive in una dimensione chiamata The Cromathic Ribbon e viaggia tra mondi di un multiverso generato dal suo simulatore per intervistare gli abitanti dei vari pianeti. A doppiare tali accompagnatori sono guest star ospiti del Duncan Trussel Family Hour, che discutono con Clancy/Duncan, tra i vari argomenti, della concezione di droga buona o cattiva, dei legami interpersonali e della morte. Se vi interessa saperne di più sugli ospiti dello show, a loro ho dedicato anche uno speciale.

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The Midnight Gospel è un esperimento molto interessante. In primis i dialoghi tra ospite e Clancy/Duncan sono interviste sempre profonde e coinvolgenti, che non annoiano mai ma che certamente richiedono un alto livello di attenzione e preferibilmente più di una visione. I temi approfonditi sono prevalentemente legati alla spiritualità, alla meditazione e alla psicologia, ma il discorso non viene mai inquinato da eccessivo cinismo o sfrenata ingenuità.

Anche quando si tratta la magia (citando spesso personalità come Aleister Crowley), il dialogo rimane serio – in maniera non distruttiva – e l’argomento invece di assumere toni sognanti viene sostenuto da studi e arricchito da visioni diverse. In più, Duncan si pone allo stesso livello dello spettatore (nonostante sia possibile che conosca bene alcuni argomenti, poiché vari ospiti nel DTFH tornano spesso) e alleggerisce l’atmosfera senza scadere in una comicità continua e forzata.

Il secondo aspetto veramente travolgente sono i disegni e le animazioni. Ogni puntata è un’esplosione di colori, forme e citazioni, un trip psichedelico tra stili e mondi diversi, alcuni lievemente più concreti e fisici, altri totalmente astratti e senza regole. Personaggi coloratissimi si muovono con tranquillità su background che già da soli sono un vero piacere per la vista. In questi scenari dai toni più o meno lo-fi vengono animate storie il cui arco narrativo nasce e muore perfettamente nei 20 minuti di ogni puntata, accompagnando lo spettatore in rivoluzioni condotte da insetti, tubi tritacarne e gatti al timone di navi.

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Il vero pregio della serie, che è contemporaneamente anche il suo ostacolo maggiore ma soprattutto il motivo per cui è così difficile da giudicare, è proprio la somma dei due elementi che la compongono. In 20 minuti gli occhi seguono un arco narrativo che solo a volte ha punti di contatto con l’intervista che le orecchie recepiscono, e in più gli argomenti affrontati arrivano ad essere molto complicati, mantenendo tutto in un equilibrio piuttosto precario.

Una volta terminata la visione della prima puntata ci si sente spossati per la quantità di informazioni da rielaborare, sensazione che andando avanti un po’ diminuisce, ma che comunque può rappresentare un difetto per alcuni, opinione che non mi sento di contestare. Tuttavia The Midnight Gospel è un viaggio che può dare tanto e che non si esaurisce alla prima visione, un ottimo punto di partenza per tante riflessioni.




Fissato con le serie tv e sulla buona strada per esserlo anche con i film. Cosplayer di Abed Nadir e discepolo di Aldo, Giovanni e Giacomo.

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