Black Mirror: Bandersnatch

black mirror bandersnatch artwork

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Bandersnatch è appena uscito e ha già diviso moltissimo gli spettatori, generando un’infinità di discussioni e polemiche. Insomma, una situazione non troppo diversa da quella avuta all’uscita della stagione 4 della serie. Il problema è che qui il cambiamento generale di Black Mirror, che aveva già scontentato molti precedentemente, si unisce ad una modalità di racconto interattivo non pienamente riuscita.

In quanto al primo punto, non sono d’accordo con chi parla del nuovo corso della serie come la peggior schifezza mai apparsa sullo schermo. È vero che le prime due stagioni rimangono le migliori sotto molti punti di vista, ma personalmente non trovo affatto così ripugnante la qualità del nuovo Black Mirror, pur riconoscendone le debolezze. La gestione di Netflix dalla terza stagione ha reso il tutto un po’ più commerciale, ma almeno così Charlie Brooker è riuscito a portare avanti la sua creatura, senza comunque mai snaturarla davvero.

Ma parliamo della particolarità di Bandersnatch. In sostanza si tratta di un film interattivo che, in alcuni punti, lascia decidere allo spettatore la direzione in cui far proseguire la trama. Alla base nulla di innovativo: i primi librogame che hanno adottato questa “tecnica” risalgono ad oltre 30 anni fa e da un decennio a questa parte la cosa si è evoluta ulteriormente nei videogiochi, con la nascita di titoli come Heavy Rain, Life is Strange o il The Walking Dead della Telltale che hanno lasciato un segno importante nel settore. Per la tv però si tratta di un terreno ancora poco esplorato.

black mirror bandersnatch cereali

A dirla tutta la narrazione a bivi non è un’assoluta novità neanche per Netflix, che l’ha già sperimentata in tempi recenti (senza grande successo) con prodotti per bambini come Il gatto con gli stivali: Intrappolato in una storia epica e Minecraft: Story Mode, ma Bandersnatch rappresenta il primo tentativo di fare qualcosa di davvero valido in questo senso. Inoltre bisogna considerare che un film del genere richiede una mole di lavoro mostruosa, con gli attori costretti a girare più e più volte le stesse scene in diverse varianti, e in questo caso pare che in totale si contino almeno 5 ore di materiale.

Il salto in avanti si nota: stavolta le opzioni sono perfettamente incastonate all’interno delle scene, facendo sì che tutto continui a fluire in maniera naturale senza fastidiose interruzioni, la struttura delle diramazioni è leggermente più interessante e c’è la possibilità di continuare ad esplorare più bivi all’interno della stessa sessione, senza dover necessariamente ricominciare tutto da capo. Purtroppo però ci sono ancora grossi limiti che impediscono al tutto di raggiungere una complessità ed un’interattività davvero soddisfacenti, che si avvicinino anche vagamente a quelle delle avventure grafiche. Insomma, non aspettatevi rivoluzioni.

Al di là di questo, il film è comunque in grado di offrire svariate ore di buon intrattenimento. L’importante è approcciarsi alla visione senza troppe pretese, ma con una bella carica di curiosità e della vera e propria voglia di giocare.

black mirror bandersnatch personaggi

La storia è ambientata nel 1984. Il diciannovenne Stefan Butler (Fionn Whitehead) sta realizzando un videogioco basato su un librogame chiamato, per l’appunto, Bandersnatch, riuscendo persino ad ottenere un accordo presso una software house di successo, la Tuckersoft di Mohan Thakur (Asim Chaudhry), dove lavora anche il suo idolo Colin Ritman (Will Poulter). Il progetto però si rivela sempre più impegnativo man mano che si avvicina la data di consegna ed il ragazzo, che ha già problemi di suo ed è seguito da una dottoressa, comincia a perdere gravemente il senno, in maniera simile a quanto accaduto allo scrittore stesso del libro.

Come avrete notato il tema delle scelte sembra ripetersi a mo’ di scatole cinesi. Ciò che il film vuole proporci per gran parte della sua durata è una riflessione sul libero arbitrio, con alcune digressioni sui viaggi nel tempo e le realtà parallele, ma nonostante degli argomenti così interessanti alla fine non lascia nulla, non riesce a stimolare il pensiero e francamente lo trovo uno spreco. Poi c’è la questione di voler ambientare le vicende negli anni ’80, che rende sicuramente giustificabile la presenza di un librogame, ma ci allontana in maniera significativa dai discorsi sull’evoluzione delle tecnologie in un futuro prossimo, che rappresentano uno degli elementi chiave di Black Mirror. Rimangono abbastanza intatte, almeno, le atmosfere paranoiche e destabilizzanti.

bandersnatch 1984 48k spectrum

L’anno 1984 in realtà è stato scelto appositamente per citare un videogame in sviluppo all’epoca, chiamato proprio Bandersnatch, un progetto ambizioso che non ha mai visto la luce, ma il titolo del film si ricollega anche al romanzo di Lewis Carroll “Attraverso lo specchio” (seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie), che difatti viene omaggiato in alcune scene.

Tra gli aspetti più interessanti di Bandersnatch comunque troviamo il suo inserimento all’interno dell’universo di Black Mirror. Dei giochi di Colin citano gli episodi Nosedive (Caduta Libera) e Metalhead (che ha in comune con il film la regia di David Slade), ritroviamo una San Junipero ancora lontana dai paradisi artificiali, ma soprattutto viene ripreso il simbolo di Orso Bianco per rappresentare il bivio. Come se non bastasse, sappiate che una piccola citazione al videogame originale è presente nell’episodio della stagione 3 Playtest (Giochi Pericolosi).

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Citazione a Bandersnatch nell’episodio 3×02 Playtest

Come già accennato il sistema di scelte non è il massimo. Che fosse molto guidato me l’aspettavo, ma alcuni percorsi potevano essere oggettivamente gestiti meglio. Eppure dopo svariate ore di “gioco”, con un quadro generale più ampio, si riesce comunque ad apprezzare la logica che permea tutto, ricollegandosi alla questione del libero arbitrio. Per alcuni risulterà frustrante, ma in fondo ha un suo senso. Noi non abbiamo davvero il controllo della storia, che è stata già impostata da Netflix per andare in un certo modo, così come Stefan non ha il controllo sulle sue azioni, che sono guidate da noi. Questo il film ce lo comunica più e più volte attraverso i personaggi, anche in maniera abbastanza ironica. Notevoli, inoltre, le rotture della quarta parete, con occasioni in cui ci viene persino mostrato il set in cui si sta girando la scena.

Il bello di Bandersnatch è che preso con lo spirito giusto invoglia a non fermarsi ad una sola visione, ma tentare di scoprire tutto ciò che nasconde. Io mi sono ritrovato ad esplorare quante più diramazioni possibili non solo perché dovevo scrivere questa recensione, ma perché mi stavo genuinamente divertendo. Tra l’altro così facendo ho scovato anche i 5 finali possibili e devo dire che almeno un paio mi sono piaciuti molto.

black mirror bandersnatch scelta netflix

Bandersnatch alla fine non è altro che un bel giocattolo marchiato Black Mirror. Il tipo di interattività che offre non è nulla di avveniristico e per gli standard della serie (anche quelli più recenti) la storia e le tematiche proposte lasciano un’impronta fin troppo labile nella memoria. D’altro canto almeno per tutto il tempo della visione il film riesce a divertire ed incuriosire, tenendo incollati allo schermo anche per diverse ore.

Netflix, non hai raggiunto il finale sperato: riprova.




RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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